05/05/2024
23/03/2011

Nucleare pulito?
C'é il mitico Thor

Qualche settimana prima che lo tsunami si abbattesse sui reattori di Fukushima, la Cina aveva fatto sapere che a breve avrebbe presentato una tecnologia alternativa, grazie alla quale si potrà costruire una rete di reattori al torio - più sicuri, più puliti e, perché no, meno costosi di quelli che già conosciamo

The Age (Australia), 23 marzo 2011

Il nucleare sicuro esiste e la Cina è il suo profeta
di Ambrose Evans Pritchard


Qualche settimana prima che lo tsunami si abbattesse sui reattori di Fukushima, andando a minare la fiducia del mondo nei confronti dell'energia nucleare, la Cina aveva fatto sapere che a breve avrebbe presentato una tecnologia alternativa, grazie alla quale si potrà costruire una rete di reattori al torio - più sicuri, più puliti e, perché no, meno costosi di quelli che già conosciamo.

La cosa è passata inosservata, se non a un gruppetto di entusiasti sostenitori del torio. Resta il fatto che potrebbe rappresentare il passaggio della leadership strategica delle politiche energetiche, da un Occidente inerte e conservatore a una potenza tecnologica emergente desiderosa di rompere col passato.
 
Se la corsa cinese al torio riuscisse, andrebbe ad alterare in maniera indelebile il panorama energetico mondiale, tanto da evitare futuri antipatici conflitti per le risorse, viste le rivoluzioni industriali asiatiche in rotta di collisione con gli abituali consumi energetici occidentali.
L'Accademia delle Scienze Cinese sostiene di essere favorevole a un "sistema di MSR (molten salt reactor) al torio".

L'idea del combustibile liquido fu cavalcata pioneristicamente dai fisici dell'Oak Ridge National Lab negli Stati Uniti negli Anni '60, ma da allora le cose sono cambiate e gli americani hanno lasciato perdere. Vedi alla voce "Momento Sputnik" di Obama….
E ora gli scienziati cinesi sostengono che, con il torio, le scorie sarebbero mille volte meno pericolose di quelle di uranio e che le centrali sarebbero meno ... portate alla potenziale catastrofe.  
"Il reattore al torio presenta caratteristiche di maggiore sicurezza" ha detto Kirk Sorensen, un ex ingegnere della Nasa, oggi al Teledyne Brown ed esperto di torio. "Se comincia a surriscaldarsi, il tappo si fonde scaricando i sali dentro un contenitore. Non servono computer né pompe elettriche come quelle che lo tsunami ha danneggiato. E' come se il reattore si mettesse da solo in sicurezza" dice. E aggiunge: "Funziona in ambiente non pressurizzato, per cui non si verificherebbero le esplosioni di idrogeno che abbiamo invece visto in Giappone. Un reattore del genere avrebbe sopportato gli effetti dello tsunami, senza rilascio di radiazioni".

Il torio è un metallo argenteo che prende il nome dal dio nordico del tuono. Certo è un metallo che presenta le sue “stranezze”, ma su un reattore al torio non si perderebbe facilmente il controllo come invece è successo a Three Mile Island, Chernòbyl o Fukushima.
Il professor Robert Cywinski dell'Università di Huddersfield sostiene che il torio deve essere bombardato di neutroni per ottenere il processo di fissione. "Non c'è reazione a catena. La fissione si estingue nel momento in cui si spegne il raggio di fotoni. E non ci sono sufficienti neutroni perché continui di suo" dice.
Il dottor Cywinski, che è a capo del team di studio relativo per la Gran Bretagna, sostiene che, in caso di crisi, il calore residuo sarebbe "di gran lunga inferiore" rispetto a un reattore all'uranio.

La crosta terrestre contiene altri 80 anni di uranio, se consideriamo i consumi attuali. Il torio è diffuso quanto il piombo. L'America ne ha tonnellate, come sottoprodotto dell'estrazione di terre rare.
La Norvegia ne ha così tanto che sta prendendo in considerazione un'era post-petrolifera, nella quale il torio potrebbe rappresentare il motore di una nuova alba di benessere e ricchezza.
Persino la Gran Bretagna ha giacimenti in Galles e nelle colline di granito della Cornovaglia.
E’ anche un minerale che può essere usato completamente come combustibile (l'uranio solo allo 0,7%) e ce n'è a sufficienza per rifornire una civiltà millenaria.

Nel momento in cui scriviamo, non sappiamo ancora quali saranno le conseguenze reali di Fukushima, possiamo solo dire che nessuna delle almeno 15 mila vittime è dovuta alla catastrofe nucleare.
Non possiamo nemmeno far finta di non sapere che, oggi come oggi, ci sono due o tre miliardi di persone che aspirano (e ce la faranno) a uno stile di vita simile a quello occidentale. Vi basti sapere che la Cina ha in mente di produrre 100 milioni di automobili e autobus l'anno entro il 2020.

Secondo l'AIEA attualmente sul pianeta ci sono 442 reattori nucleari, che generano 372 gigawatt di energia, ovvero il 14% dell'energia elettrica del pianeta. E la produzione nucleare dovrà raddoppiare nei prossimi 20 anni se vogliamo stare al passo con il ritmo di crescita di India e Cina.
Se - come dicono - alcuni paesi rinunceranno o ridurranno i reattori nucleari, tipo la Merkel che ne vuole chiudere alcuni, dovranno virare su gas, petrolio e carbone. E dal momento che l'Occidente sta anche tagliando i contributi al solare, è impensabile che il solare vada a tappare i buchi...
Il disastro della BP ci dovrebbe aver insegnato a non contare più di tanto  sulle riserve di petrolio in giacimenti sotto le profondità dell'oceano.
Ed ecco che accettiamo (con imbarazzo) la repressione wahabita del dissenso nel Golfo, basta che fiumi di petrolio continuino a  scorrere nella nostra direzione.
Quindi: qual è l'alternativa, se non vogliamo tornare a quel carbone, che ci farebbe giusto buttar giù anche le calotte polari? Hmmm, che bello...

Alla fine degli Anni Quaranta i fisici americani avevano studiato il torio come combustibile per uso energetico. Sappiamo quindi che ha una maggiore resa di neutroni rispetto all'uranio, un miglior rating di fissione, un ciclo di combustione più lungo e non richiede costi aggiuntivi per la separazione degli isotopi.
I progetti relativi al torio furono messi da parte perché il torio non produce plutonio per le bombe. Ma - vediamo il lato positivo - può eliminare il plutonio e i residui tossici dei vecchi reattori, riducendo la radio-tossicità con funzione - se vogliamo - di “eco lavanderia”.
Cywinski sta lavorando a un reattore subcritico al torio, un progetto all'avanguardia in tutto il mondo. Ci vogliono di 300 milioni di sterline di denaro pubblico per passare alla fase successiva, e un altro miliardo e mezzo di investimenti privati per arrivare a una prima centrale operativa. Dopodiché, i costi verrebbero ammortizzati alla svelta. L'idea sarebbe quella di fare reattori da 600MW.

Ogni speranza di finanziamento statale sembra però svanita con i tagli di budget voluti dalla Coalizione, e con essi la speranza che potesse essere la Gran Bretagna a guidare la rivoluzione energetica.
E va beh, è comprensibile: non ci sono soldi. La Gran Bretagna ha già scelto di pensare a reattori all'uranio di ultima generazione. Ma c'è anche chi dice che, col crollo dei costi delle tecnologie legate all'uranio, certe lobby sarebbero riuscite a raffreddare ogni altro entusiasmo.

Era successo lo stesso, una decina di anni fa, a un progetto affine firmato dal Premio Nobel Carlo Rubbia al Cern.
L'industria francese del nucleare ha ammazzato ogni proposta di finanziamenti da Bruxelles, anche se a Grenoble c'è un’equipe francese che lavora sul torio, appunto.
La norvegese Aker Solution ha comprato il brevetto del professor Rubbia. Sperava di poter costruire il primo reattore subcritico nel Regno Unito, ma al momento sembra aver rinunciato, visto che sembrerebbe stia chiudendo un accordo per costruirlo invece in Cina, dove le menti e i portafogli sono più aperti.
E così, tra qualche tempo, sarà la Cina leader nelle tecnologie del torio e nei reattori MSR. In bocca al lupo.

Faranno un favore all'umanità, così non dovremo prenderci la briga di distruggere il pianeta o scannarci l'un l'altro quando l’energia scarseggerà.