26/04/2024
11/02/2012

Hey, Teacher
Leave Them
Kids Alone

Seul, sei ispettori del Ministero si ritrovano in ufficio per preparare una ronda. La missione è tanto semplice quanto insolita per noi occidentali: scovare ragazzi che stiano ancora studiando dopo le dieci di sera e dire loro di smettere

Seoul (Corea del Sud), Time Magazine

“Hey, Teacher, Leave Them Kids Alone” - “Masochismo formativo” in Corea del Sud
di Amanda Ripley e Stephen Kim

Seul, una sera di pioggia. Sei ispettori del Ministero si ritrovano in ufficio per preparare una ronda. La missione è tanto semplice quanto insolita per noi occidentali: scovare ragazzi che stiano ancora studiando dopo le dieci di sera e dire loro di smettere. In Corea del Sud, siamo arrivati a questo punto. Per ridurre la tendenza dei cittadini a ricorrere agli istituti privati specializzati nel sostegno doposcuola (o hagwon, come li chiamano qui), le autorità hanno cominciato a imporre un "coprifuoco", spingendosi fino a pagare chi denuncia quanti non rispettino il suddetto.
 
Il giro di ricognizione inizia con calma. Ci facciamo un tè; mi offrono dei biscotti. Cha Byoung-chul, impiegato di livello medio del distretto scolastico del quartiere Gangnam, è il capo di questa pattuglia. Gli chiedo come sono andate le ultime uscite e lui mi racconta di quella volta che ha pizzicato 10 tra ragazzi e ragazze sul tetto di una scuola alle undici di sera. "Non c'era altro posto per nascondersi", mi dice Cha. Nel buio gli era toccato anche di rassicurare i ragazzi dicendo loro: "E' il vostro hangwon che sbaglia, non voi. Andate pure a casa".  Nel parcheggio Cha si accende una sigaretta; come chiunque voglia sferrare l'attacco finale a una tradizione secolare, non ha nessuna fretta. "Diamo loro un'altra ventina di minuti, in modo che poi non possano mettere scuse".

Finalmente ci issiamo su una Kia Sorento grigia e ci dirigiamo verso Daechi-dong, uno dei quartieri dove si concentra il maggior numero di hagwon. Le strade sono affollate di genitori arrivati per riprendersi i figli. Gli ispettori camminano lungo il marciapiede, guardano i piani alti, sopra la fila di fastfood, dove stanno la maggior parte degli hagwon.
Cercano con lo sguardo le luci ancora accese dietro gli avvolgibili abbassati. Alle 11 svoltano in un vicolo. Hanno avuto una soffiata.  Entrano in un edificio malmesso, salgono su per le scale. Al secondo piano l'ispettore donna bussa a una porta: "C'è qualcuno? Allora?", dice impaziente.  "Un attimo" arriva una voce dall'interno. Gli ispettori si scambiano uno sguardo eloquente: "un attimo" non è la risposta giusta.
Cha spedisce uno dei suoi collaboratori a bloccare la porta a piano terra.
Ci siamo. Si balla.

Il giro di vite sugli hagwon fa parte di un più vasto programma di lotta alla tendenza nazionale al “masochismo formativo”. Tanto a livello locale che nazionale, i politici stanno cercando di cambiare il sistema di accesso a scuole e università, per arrivare a ridurre la pressione sugli studenti e premiare altre qualità, come per esempio la creatività.  "Non c'è un metodo buono per tutti; un sistema scolastico bloccato sull'unico scopo di essere ammessi al college non va bene" disse il Presidente Lee Myung-bak il giorno del suo insediamento nel 2008.
 
Purtroppo lo studio forsennato è pratica molto radicata in Asia, dove il successo professionale è garantito solo dall’aver ottenuto a scuola voti molto alti. E' dalla notte dei tempi che gli orientali sono abituati ad affrontare esami che ti possono anche distruggere per sempre. Nelle famiglie cinesi si ricorre al tutor scolastico già dal Settimo secolo.
La Corea contemporanea pratica all'eccesso questa specie di gara all'eccellenza.

Nel 2010 il 74% degli studenti era impegnato, in un modo o nell'altro, in un dopo scuola, per ricevere una ‘formazione-ombra’, con una spesa media di 2600 dollari l'anno a testa. Ci sono più insegnanti privati che statali in Corea del Sud. Tra loro ce ne sono alcuni che si arricchiscono con lezioni integrative online e private. Pensate che una volta, quando qualcuno chiese lumi al Ministro dell'Istruzione di Singapore sul perché si ricorresse così tanto al tutoring privato, quello risposte. "Suvvia, mica siamo terribili come i coreani noi!".
 
A Seul, legioni di studenti passano tutto l'anno dopo la maturità nelle hagwon per assicurarsi voti alti al test di ammissione nelle migliori università. Ma anche qui la lotta è spietata; persino per accedere al prestigioso Daesung Institute l'ammissione dipende dai voti dell’aspirante studente. Viene accettato solo il 14% di chi fa domanda, e di questi solo il 70%, dopo un anno a 14 ore di studio al giorno, approda a uno dei tre atenei migliori del Paese.

Da lontano i risultati della Corea del Sud sembrerebbero invidiabili. In matematica e cultura generale i suoi studenti sono di gran lunga migliori dei coetanei di quasi ogni altro Paese al mondo. Negli Stati Uniti Barack Obama e il suo Ministro dell'Istruzione parlano con grande rispetto dell'entusiasmo che i genitori coreani mettono nell'istruzione dei figli, lamentandosi d’altro canto di come rimangono indietro gli studenti americani.

Senza l'ossessione per la formazione, la Corea del Sud non sarebbe mai diventata la potenza economica che è oggi. Dal 1962 il PIL nazionale è aumentato del 40 mila%, e la Corea è diventata la 13ma economia del mondo. Ma le autorità cominciano a temere che, senza innovazione nel suo rigido sistema  gerarchico, la crescita possa fermarsi, per non parlare del tasso di natalità che cala per via del peso economico che il sistema di tutoring esercita sul budget familiare.  "Gli americani vedono solo il lato buono del nostro sistema educativo" mi dice il Ministro dell'Istruzione Lee Ju-ho. "I coreani invece non sono affatto contenti".

E i sudcoreani non sono i soli ad essere scontenti. In tutta l'Asia politici favorevoli alle riforme insistono per un sistema più "americano", anche se altrettanti colleghi americani vorrebbero che le scuole negli Stati Uniti fossero più "asiatiche". In Cina le università hanno cominciato a elaborare test di ingresso che mettano in evidenza anche doti diverse dalla capacità di imparare dai libri, mentre a Taiwan è già stato annunciato un alleggerimento dei test di ingresso per le scuole superiori.

Se la Corea del Sud ce la facesse a riformare il suo sistema scolastico così estremo, potrebbe diventare un modello per tutti gli altri Paesi asiatici.
Il problema è non è che i ragazzi sudcoreani non imparino o non studino abbastanza; non organizzano il lavoro in maniera intelligente. Durante una visita a un istituto superiore ho visto un terzo degli studenti che dormiva (davvero) mentre l'insegnante andava avanti a spiegare, apparentemente impassibile. Si trovano addirittura in vendita cuscini specifici per il banco, come a dire: dormi pure in classe, così starai sveglio la notte per studiare. Giusto per fare un confronto: in Europa solo gli studenti finlandesi tengono testa ai coetanei coreani nei test OCSE. E in Finlandia la spesa per studente per l'istruzione sia pubblica che privata è inferiore rispetto a quella della Corea del Sud. Per altro solo il 13% degli studenti finlandesi prende lezioni extrascolastiche. I Coreani hanno denunciato la cosa per anni, tanto che da sempre i governi hanno provato a “umanizzare” il sistema scolastico, mettendo un tetto al costo delle hagwon (che negli anni ‘80 erano state proprio bandite) e semplificando i test di ammissione.

Purtroppo a ogni tentativo di ridurne il potere, le hagwon sono rispuntate come funghi e sempre più forti, perché i giovani erano e sono disposti a tutto pur di riuscire a entrare in una delle migliori università. Ma, d'altra parte, i posti sono pochi e se uno ce la fa ha davvero svoltato.
"L'università che hai frequentato ti perseguiterà per tutta la vita" mi dice Lee Beom, impegnato nella riforma del sistema. Sembrerebbe che questa volta si faccia sul serio, cercando di colpire non solo i sintomi della disfunzione, ma anche la causa.

La scuola dovrebbe migliorare anche attraverso un nuovo sistema di valutazione di insegnanti e presidi, che comprende anche il giudizio degli studenti, dei genitori e dei colleghi. Gli insegnanti dovranno seguire corsi di aggiornamento se otterranno risultati scarsi. Allo stesso tempo si cercherà di ridurre la pressione sullo studente; le punizioni corporali, per esempio, un ‘rituale’ molto diffuso nelle scuole coreane, sono oggi vietate (ma mi hanno detto che ogni tanto qualcuno ci ricasca), mentre per le scuole superiori più prestigiose e specializzanti (tipo quelle in lingua straniera) non ci sono più difficili test di ingresso, la valutazione dell’aspirante studente sarà basata sui voti e su un colloquio. In più, 500 esaminatori se ne andranno nelle università per valutare le aspiranti matricole anche in riferimento ad altre capacità finora sottovalutate.

La trappola della famiglia
"Non facciamo che studiare e dormire" mi dice uno studente di superiori.
E non sta esagerando. La giornata media dello studente inizia alle 8 e finisce tra le 10 di sera e l'una di notte, a seconda delle ambizioni dello studente stesso. Per avere maggiori certezze, certi studenti scelgono istituti superiori specializzati, ma molti non riescono a liberarsi dalla famiglia spietata, che spinge finché non li vedono crollare per la fatica. "Mi fa molto male vedere i miei compagni di classe in forte competizione tra loro e mai pronti a darsi una mano". Sono le famiglie che spingono alla competizione folle; nel piano di riforma saranno loro le più difficili da convincere al cambiamento. Han Yoon-hee, insegnate di inglese al Jeong Bal High School di Ilsan, alla periferia di Seul, mi racconta quanto grande è l'apprensione delle famiglie su questo frangente. "Dico sempre ai miei studenti di lasciar perdere le scuole di sostegno private per concentrarsi sul quello che facciamo a scuola", mi dice. "Purtroppo i genitori si indispettiscono se i figli non prendono lezioni private serali. Vogliono che i figli siano i migliori". Al punto che certe volte non si capisce se a essere in competizione siano gli studenti o le mamme. Nel 1964 una delle domande nei test di ammissione all’università era ‘quali sono gli ingredienti delle caramelle mou’, con due risposte in scelta multipla. Una sola era quella giusta e molti studenti sbagliarono. Per protesta le mamme cominciarono a fare le caramelle della ricetta richiesta, ma con l'ingrediente che il test diceva essere sbagliato, proprio sotto alle finestre degli uffici ministeriali. Fecero dimettere il vice ministro dell'istruzione e molti studenti furono ammessi a prescindere dall'errore.

Ultimamente però il Ministero ha guadagnato un punto nella sua eterna lotta verso il miglioramento: la spesa per le lezioni private è calata nel 2010 del 3,5%, il primo calo significativo da quando il governo ha cominciato a tenere d'occhio la cifra dal 2007. Che sia un segnale? Resta il fatto che i coreani spendono ancora il 2% del PIL nel tutoring, anche in tempi di crisi. Andrew Kim, insegnante molto apprezzato alla Megastudy, la hagwon più grande della Corea, l'anno scorso ha guadagnato 4 milioni di dollari con le lezioni private e con i corsi online.  Cioè: la riforma ancora non incide sul suo reddito. "Più le regole si irrigidiscono, più le hagwon si adattano", mi dice.
E più il Governo mette il coprifuoco serale per gli studenti, più le hagwon vanno in rete... Altre non badano ai limiti orari, magari di nascosto.
 
La sera dell'ispezione a Daichi-dong l'ispettrice che era con me aspettò che si aprisse la porta, poi si tolse le scarpe ed entrò per vedere il posto.
In una stanzetta sotto una luce al neon una quarantina di adolescenti se ne stava seduta e zitta. L'aria era pesante, una scena disturbante: bambini in una sauna per cervelli. Quella era tecnicamente non una hagwon propriamente detta quanto una ‘biblioteca per lo studio extrascolastico’.

In teoria. In realtà questo tipo di biblioteche può rimanere aperto oltre le dieci di sera, ma la mia ispettrice sospettava che si trattasse di una hagwon mascherata, perché tutti i ragazzi stavano facendo la stessa cosa e c’erano un bel po’ di adulti in giro che sembrano proprio degli insegnanti. Una degli adulti ci disse ‘che non stava facendo nulla di male’. "Stiamo lavorando" diceva stizzita. "Ma non insegniamo". Il signor Cha scosse la testa e le ricordò che altre volte aveva accettato le sue scuse, ma che "erano troppi ormai quelli che avevano denunciato cosa succedeva là dentro”. Stavano lavorando contro le regole, non era più un segreto. L'ispezione andò avanti in altre "biblioteche", niente di sospetto. A mezzanotte Cha si accese un'altra sigaretta, parlottò coi colleghi, poi se ne andarono tutti a casa. Avevano temporaneamente liberato 40 ragazzi. Su 4 milioni.

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