Domande 'Breviario laico'
Cultura
In questa puntata un itinerario tra le parole: percorsi di lettura che ci offrono l'occasione per riflettere sul confine tra mondo agnostico e interrogazioni sulla fede: ospite della puntata Monsignor Gianfranco Ravasi, che nel suo ultimo libro "Le parole e i giorni", a partire da testi non religiosi, offre una guida per la riflessione spirituale.
Libri:
Gianfranco Ravasi, Le parole e i giorni. Nuovo breviario laico, Mondadori, 2008
Giorgio Manganelli, Circolazione a più cuori. Lettere familiari, Aragno, 2008
21 marzo 1973
Carissima Angiola,
(...) eccoci ora davanti a qualcosa di nuovo ed ignoto; qualcosa di più difficile di qualsiasi altra esperienza, una terribile e abbagliante prova, un fuoco che oscilla tra il calore e l'ustione, una assenza che fa sì che tutti i nostri sguardi siano in essa confitti, una scomparsa che è intensa come una apparizione, un silenzio che ci dice tutte le parole che nella vita sono state alluse; la scomparsa di Renzo, del tuo, del mio caro dolcissimo Renzo, ha scatenato in noi tutti:; in tutti coloro che lo hanno avuto vicino, una coscienza d'amore che ci ha svelato a noi stessi ; non sapevo, molti non sapevano di essere così vicini alla sorgente originaria dell'amore, di quell'amore che tutti gli altri imitano e ripetono. Così, quel posto che doveva restare vuoto, quell'assenza umana è stata colamta da un impetuoso, doloroso e dolcissimo atto d'amore: una restituzione quale mai ho vista giacché quell'amore che abbiamo consegnato a colui che ne era il signore era quello che egli aveva saputo creare e far crescere in tanti che senza saperlo pagavano il oro dovuto tributo a questo re in incognito senza sudditi che non lo fossero (...)
Quale terribile ricchezza ci ha non lasciato ma consegnato; e l'ha fatto silenziosamente e insieme pacatamente; ma ora noi siamo angosciati perché sappiamo quanto sia difficile questo dono, quale angoscioso privilegio; ma pur sempre in primo luogo privilegio. La sua scomparsa ha moltiplicato la coscienza dell'amore che egli aveva generato e che gli veniva portato; ma ora questo amore, come è consentito e comandato a ciascuno di noi, deve essere vissuto, usato, amato cresciuto, come se la lingua in cui ci era consentito di esprimerlo fosse ora dichiarata inidonea, ed un'altra ci venisse subitamente proposta, che dobbiamo imparare, e che impareremo, giacché il contrario è l'afasia e la perdita dell'amore. Bisogna educare il nostro orecchio di terra a cogliere i messaggi infiniti e indiretti che a noi giungono per un lungo e istanteneo itinerario; bisogna resistere alla tentazione del dolore (...) La vita di Renzo è stata, grazie a te, un tratto singolarmante preciso di quiel disegno; uno ierogramma lucidamente inciso, che noi ora contempliamo con la tenerezza e la devozione che meritano i gesti umani, quando consenguono tanta intensità e bellezza; per questo il segno di quella vita continua a vivere. Ora esso sta nel uogo che gli compete da sempre e per sempre in quel disegno, in quel tappeto, in quel luogo; l'unico che dobbiamo tener ben fermo; e ti ripeto la frase che ascoltai in sogno, qualche mese or sono: "Tra i vivi e i morti non ci può essere rapporto diretto; ogni rapporto tra i vivi e i morti passa attraverso Dio, nella comune preghiera"
Frammenti tratti da una lettera scritta da Giorgio Manganelli alla cognata Angiola, in occasione della morte del fratello Renzo, pubblicata in "Circolazioni a più cuori. Lettere familiari" Nino Aragno Editore
Gianfranco Ravasi