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Aree Marine Protette
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Stili di vita ecocompatibili
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Parco Nazionale del Circeo

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    • Regione: Lazio
    • Provincia: Latina
    • Comuni: 4 Estensione: 8.650 ettari
    • Istituzione: R.D.L. 25/01/34, n. 258; L. 06/12/91, n. 394
    • Ente gestore: Ente Parco Nazionale del Circeo

    Istituito nel 1934, il Parco del Circeo ricade nella fascia costiera tirrenica del sud del Lazio e prende il nome dalla miticamaga Circe che catturò Ulisse di ritorno dalla guerra di Troia. Anticamente ricoperto da foreste, il territorio è stato profondamente modificato dopo la bonifica delle Paludi Pontine negli anni '20. Queste paludi, le più estese dell'Italia centrale, erano un tempo ricoperte da querce secolari ed erano quasi completamente disabitate a causa della malaria. Dopo la bonifica, nel 1933 risultavano distrutti 21mila ettari di bosco e costruiti chilometri di canali e di strade, nonché le città di Latina e Sabaudia. Furono risparmiati, all'ultimo momento, solo 3.260 ettari della Selva di Terracina per l'intervento dell'Amministrazione Forestale e il diretto interessamento dello stesso Mussolini. Nel 1934 la Selva "risparmiata", insieme al Promontorio del Circeo, al lago di Paola e ad un piccolo lembo di duna costiera, costituirono il primo nucleo del parco. Nel 1975 vennero inclusi i laghi costieri di Monaci, Caprolace e Fogliano e nel 1979 l'isola di Zannone. Al suo interno, il parco racchiude situazioni ambientali molto diverse che spaziano dalla foresta al promontorio, dalla duna e dai laghi costieri all'isola. A ciascun paesaggio corrisponde una copertura vegetale differente.

    La vegetazione delle dune, formata da piante molto resistenti al sole e al vento, colonizza le spiagge sabbiose, svolgendo l'importantissimo compito di tenere ferma la sabbia. Si ricordano l'ammofila e la camomilla di mare; in mezzo ad esse spuntano in primavera, a migliaia, i delicati fiori rosa della silene colorata, mentre in tarda estate trionfano i giganteschi fiori bianchi del giglio marino, che offre lo spettacolo di singolari fioriture a pochi metri dal mare. Dietro questi primi avamposti, il versante più riparato delle dune è occupato da una bassa macchia di ginepro, misto a lentisco, fillirea e alaterno.

    All'interno, la zona dei laghi costieri è circondata da vegetazione palustre, nonché da pinete di impianto artificiale e daboschetti di eucalipto, introdotti durante la bonifica. Dietro ai laghi resiste la Selva di Terracina, che costituisce la più grande foresta di pianura del nostro Paese. Qui il cerro e il farnetto sono gli alberi dominanti (con esemplari spesso colossali), insieme alla farnia (negli avvallamenti più umidi), la sughera (in situazioni più asciutte), la quercia crenata (una pianta assai rara, che sembra si formi per ibridazione fra il cerro e la sughera). Il sottobosco è un intrico, spesso fittissimo, di prugnolo, pungitopo, edera, asparago selvatico, che, quando è più rado, lascia il posto ad un indescrivibile tappeto di ciclamini. Qua e là nella Selva resistono ancora delle "piscine", cioè dei tratti di bosco paludoso: questi piccoli frammenti sono quanto di più simile alle antiche Paludi Pontine sia rimasto (con la differenza che prima della bonifica le "piscine" erano alimentate direttamente da acqua di falda, ora solo da acqua piovana, per cui sono asciutte in estate). Vi cresconofarnie e frassini, giunchi e iris palustri.

    Sul promontorio è il regno della macchia mediterranea: ma la vegetazione non è uniforme, perché il versante esposto a nord (Quarto Freddo) presenta un bosco mediterraneo a carattere più "fresco", formato da leccio, corbezzolo, orniello, sorbo, acero minore; mentre il versante esposto a sud (Quarto Caldo) è ricoperto da una macchia più termofila, conlentisco, rosmarino, ginepro fenicio e cisto. Sempre nel Quarto Caldo vi sono alcune aree rocciose, ben esposte al sole, in cui vegeta una flora quasi tropicale: carrubo, ginepro fenicio e palma nana. Quest'ultima è l'unica specie della famiglia delle palme a vivere spontaneamente in Europa: diffusissima in Sardegna, si incontra anche, ma rara, sul litorale tirrenico della Penisola. Sull'isola di Zannone, rimasta sempre disabitata, si è conservato un bosco di leccio, con esemplari di grandi dimensioni. Per la dislocazione geografica che coincide con le principali rotte migratorie e per l'estrema varietà di habitat che offre, il parco, con circa 25 specie diverse di uccelli, ha nell'avifauna la principale e più rilevante componente faunistica: folaghe, cicogne e alcune specie rare come il falco pellegrino, il falco pescatore, l'aquila di mare, la gru. Non mancano gli uccelli acquatici: anatre, aironi, oche selvatiche, spatole, fenicotteri, cormorani. Minore è la presenza dei mammiferi. La rigogliosissima vegetazione della macchia, in alcuni punti quasi impenetrabile, offre rifugio a volpi, tassi, donnole e conigli selvatici. Sono visibili spesso le tracce dei numerosi cinghiali che popolano la zona e qualche aculeo di istrice. Numerosissimi invece gli insetti, i rettili (cervone, natrice, biacco, orbettino, vipera comune, testuggine d'acqua, testuggine greca), gli anfibi (rospo, rana, tritone) e i pesci (nei laghi cefalo, anguilla, spigola, orata, sarago, sogliola; nei canali carpa, tinca, gambusia, persico sole).

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