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D’Annunzio o dell’ambiguità

in onda domenica 20 gennaio 2013 alle 13.25

Un’indagine paradossale sull’ambiguità di Gabriele D’Annunzio.

Che non fu solo vate ma anche grande collezionista, anzi il più grande collezionista del suo tempo. In questa puntata di Passepartout, il programma d’arte e cultura di Raitre, Philippe Daverio propone un viaggio approfondito nel Vittoriale degli Italiani, la casa rifugio del poeta fra il 1921 e l 1938. Con tutta la sua «paccottiglia geniale».

D’Annunzio aveva trasformato la villa, precedentemente appartenuta ad uno studioso d'arte tedesco, parente di Wagner, in una cittadella sovrabbondante di opere d'arte e oggetti preziosi. Fantasia o cattivo gusto?  Tutto è discutibile. Ma fra rigatterie e citazioni da negozio d´antiquariato, Daverio sa scoprire anche piccoli capolavori delle arti decorative primo Novecento. Come l’elefante di Napoleone Martinuzzi, o come uno strepitoso oggetto déco, opera probabilmente di Jean Duneau, il signore che fece i più bei smalti negli anni Venti e Trenta. E ancora ceramiche souvenir sui rubinetti dell’acqua calda e fredda, busti finto-antichi in cartongesso, statue rituali indiane autentiche, piccoli oggetti egizi, mattonelle persiane, budda votivi di ogni genere e provenienza.

Una casa piena di bagni, curiosamente moderni, con i lavandini che preannunciano il gusto del design italiano anni Sessanta e Settanta. Decadentista, più futurista di Marinetti nel gesto, D’Annunzio è un grande anticipatore, il prototipo dei nostri contemporanei. E infatti l’oggetto più bello della sua collezione è un’automobile.

Ma D’Annunzio fu soprattutto uomo del suo tempo. La mania dell’accumulo apparteneva alla sua epoca. Nel 1936, quando il Piave mormorava ancora rumori di vittoria e l´architetto Maroni ultimava il Vittoriale, il collezionismo era di gran voga.  Lo testimoniano altri musei italiani ai quali Daverio dedica una breve visita nel corso della puntata: il Poldi Pezzoli e il Palazzo Bagatti Valsecchi a Milano, la Collezione Parmegiani a Reggio Emilia.

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