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Documentari d'autore

"Io sono Ingrid", l'attrice nel racconto dei figli e nei filmati amatoriali 

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Fascino. In una parola Isabella Rossellini riassume sua madre e il fratello Roberto aggiunge: “Ha avuto per tutta la vita un coraggio silenzioso nel fare scelte difficili e cambiare sempre”. Perché Ingrid Bergman non vuole radici, vuole essere libera: “È come se dentro di me abbia sempre vissuto un uccello migratore. Ho visto tante cose ma non sono mai abbastanza”. La timida ragazza di Stoccolma non ha mai avuto intenzione di restare in Svezia. Prima Hollywood, poi l’Italia, Parigi e infine Londra: “Non chiedo molto, voglio tutto”. I quattro figli Pia Lindström e Roberto, Isabella e Ingrid Rossellini ripercorrono la sua vita nel documentario di Stig Björkman “Io sono Ingrid”, in onda sabato 27 aprile alle 22.20 su Rai Storia.
Alla loro voce si mescolano i filmati amatoriali girati dall’attrice, le pagine dei suoi diari e le lettere alle amiche dall’archivio di famiglia: “Ho sempre conservato tutto. Ho riempito tante scatole e valigie, così i miei ricordi saranno sempre con me”, per lei, che perde precocemente gli affetti più cari, conservare tutti i ricordi è fondamentale, anche quando si trasferisce dall’altra parte del mondo. “Sono stata una bambina molto triste e molto sola. Credo di essere riuscita a salvarmi solo inventando personaggi con i quali potevo parlare. Così sono diventata attrice: senza saperlo, stavo recitando. Ero così felice di uscire dalla realtà”. Ingrid Bergman si considera una delle persone più timide al mondo, eppure ama la libertà che prova davanti alla cinepresa, sin da piccola, quando l’adorato padre – perso a 13 anni – la riprende.
Nutre da subito un interesse per la figura di Giovanna D’Arco, che da adulta interpreterà. “Come lei, è la povera ragazza di paese che farà cose meravigliose”, spiega Isabella. Da eroina di Casablanca a beniamina di Hollywood fino a diventare una grande diva internazionale da tre Oscar.
Il matrimonio con Roberto Rossellini, scaturito da una lettera di Ingrid: “Voglio lavorare con Lei”, è uno scandalo che le costa il boicottaggio negli Stati Uniti. Alla sua primogenita Pia – in America con il padre – dirà del nuovo amore in una lettera: “Vorrei arrivare in volo fino a casa invece di dover scrivere. La nostra vita sta per cambiare”. E quando lei e Rossellini si lasciano, i figli rimangono da soli a Roma, nella “casa dei bambini”, mentre lei vive a Parigi e lavora perché: “Senza la recitazione smetterei di respirare”. Non più giovane dirà: “Voglio scoprire che cosa riesco a fare di interessante alla mia età. Non conta solo come appaio, ma anche come mi sento. Voglio continuare a recitare”. Poco prima della morte, riceve l’ultima candidatura per gli Academy Awards come miglior attrice con “Sonata d’autunno”, del suo connazionale Ingmar Bergman. “Non rimpiango nulla, se non le cose che non ho fatto” è il suo testamento morale.