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A "Ossi di Seppia" il branco di Alatri

Un delitto violento che ha sconvolto il Paese

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Massacrato con calci e pugni. E poi ferocemente ucciso da un gruppo di giovani. Emanuele Morganti, appena ventunenne, muore nella notte tra il 25 e il 26 marzo del 2017 per la frattura delle ossa del cranio. Una brutale aggressione che nessuno dei presenti, fuori da un locale di Alatri, interrompe mentre il ragazzo corre in strada per scappare dal branco che lo insegue. Inutile fuga la sua: nell’indifferenza la morte lo attende poco dopo.  Voce narrante della diciannovesima puntata di “Ossi di Seppia, quello che ricordiamo”, da martedì 8 febbraio su RaiPlay è Melissa Morganti, sorella della vittima. “Nove contro uno. Un’esecuzione. Lo hanno lasciato a terra irriconoscibile. Qualcuno avrebbe anche sputato sul suo corpo inerme. Mio fratello è morto, perché non ha accettato di prendere delle botte da un ubriaco al bancone di un bar”. È proprio nel locale che scatta la lite per qualche battuta di troppo nei confronti della sua fidanzata. Iniziano le prime spinte. Interviene il buttafuori del locale che li accompagna all’esterno. Qui la vittima viene accerchiata. “Venti minuti di feroce aggressione, in cui un branco di lupi rincorre una lepre che scappa. Che non si sta difendendo, che non sta rispondendo ai colpi ma che sta scappando. Venti minuti in cui potevano fermarsi e non lo hanno fatto.” Una storia drammatica segnata dall’indifferenza, dall’omertà. Una storia che si ripete qualche anno dopo. La stessa fine di Emanuele tocca, infatti, a Willy Monteiro, anche lui ventuno anni, vittima della furia di un altro branco: il pestaggio si conclude solo quando il ragazzo smette di respirare. E come Emanuele e Willy anche Niccolò Ciatti, il ventiseienne italiano ucciso in una discoteca in Spagna e Filippo Limini uscito di casa una sera per andarsi a divertire con gli amici e mai più tornato, rimasto vittima in una maxi rissa. “Ragazzi ammazzati senza un motivo da persone senza anima”.