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Nelson - Jorit e il condominio dei diritti
Un documentario di Omar Rashid. Jorit, è uno street artist che firma le sue opere con delle strisce rosse, quasi tribali, sui volti che dipinge. Il documentario segue la realizzazione di un murales su un condominio popolare a Firenze. Dalla comunicazione ai residenti seguiamo il quartiere: il risveglio, la partecipazione, a volte la critica. Jorit si racconta, sono tanti i dettagli che il giovane artista condivide col pubblico senza essere mai leggero, superficiale. Proprio come la sua opera che incita la città stessa ad approfondire. Il messaggio si sviluppa su più livelli, come la bilancia che lo porta su e giù per i 15 metri in cui prende vita la faccia di Madiba. Lo fa a partire dalle parole con cui scuote una mattina i residenti del quartiere popolare di Rifredi. All'inizio non capiscono, poi la comprensione si fa strada, lo stupore supera un freddo supporto iniziale con il quale avevano accolto l'opera. Jorit è discreto, sa che sta entrando nella vita delle persone che ha intorno. Lo fa salutando al mattino, insegnando il napoletano ai fiorentini, rispondendo con fermezza alle domande banali di alcuni reporter. Passando con chiarezza il messaggio di uguaglianza che ha ispirato questa opera. I passanti, i critici e l'amministrazione si raccolgono intorno al volto di Mandela, nascono discussioni sulla figura, sull'arte, sulla street art, sulla bravura dell'artista. Qualcuno sente la forza evocativa dello sguardo, e risponde " Anche oggi mi sono comportato bene!" Il volto di Mandela serve come monito: che mai si ripeta l'ingiustizia dell'apartheid. Il monito si trasforma in speranza, quegli occhi sono il simbolo dell'accoglienza e del superamento dell'odio. Jorit sospira. Si mette la maschera, e inizia a dipingere.
La Razzia
16 ottobre 1943. Davanti al Portico D'Ottavia a Roma, una fila di camion scuri, che portano il simbolo della croce scorciata, irrompono alle prime luci dell'alba nel cuore del ghetto ebraico. Agli ordini dei temibili ufficiali della Gestapo, la polizia segreta nazista preposta alla soppressione dei "nemici dello stato", una schiera di soldati si dirama tra i vicoli e nelle palazzine con l'ordine di prelevare oltre mille e duecento persone. Sono gli ebrei di Roma. Il rastrellamento del quartiere ebraico porterà nel vicino carcere di Regina Coeli oltre 1200 persone. Di quelle, tutti gli appartenenti alla cosiddetta "razza ebraica" verranno tradotti nell'arco di una settimana al campo di concentramento di Auschwitz Birkenau. Torneranno solo in 16. Gli altri, uomini, anziani, donne e bambini, perderanno la vita nella Polonia meridionale. Assassinati nella camere a gas dallo Zyklon B, o morti di fame e malattia, devastati fisicamente e moralmente dalle vessazioni e dal lavoro forzato. Docufilm di Ruggero Gabbai e Marcello Pezzetti, "La razzia – Roma, 16 ottobre 1943", prodotto dalla Fondazione della Shoah, che racconta e contestualizza il rastrellamento del ghetto della città Roma posta sotto l'occupazione nazista. Nella pellicola, che è stata presentata al Festival del Cinema di Roma, rari documenti storici e le testimonianze inedite di chi ha vissuto sulla propria pelle la Shoah - come quella di Settimia Spizzichino, l'unica bambina romana tornata viva dal Konzentrationslager di Auschwitz, il campo di sterminio dove persero la vita oltre 1 milione di persone, prima della liberazione avvenuta il 27 gennaio del 1945 per mano dell'Armata Rossa.
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