Finché c'è guerra c'è speranza

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Sembra incredibile, ma in Italia c’è chi di giorno indossa i panni del fruttivendolo e la notte gioca a fare la guerra. Un filo rosso che parte da un paesino in provincia d’Imperia e arriva fino a dentro i palazzi di Agusta Westland - Finmeccanica. Nell’inchiesta realizzata da Sigfrido Ranucci, un trafficante d’armi svela alcuni dei meccanismi con i quali le armi arrivano nei paesi africani e in Medio Oriente. Il trafficante racconta anche dell’addestramento fatto sotto copertura nello Yemen dai militari italiani, finalizzato a preparare guerriglieri arabi da utilizzare in funzione anti Isis. Finito l’addestramento, però, nel giro di poche ore i combattenti sarebbero passati nelle fila dei terroristi.

Dall’inchiesta emerge soprattutto la storia di una struttura clandestina dedita all’arruolamento di contractor e all’addestramento di milizie. Una struttura formata da un ex camionista e rappresentante di aspirapolveri, coinvolto in passato in un traffico d’armi; un fruttivendolo sospettato di essere il punto di riferimento di Michele Zagaria, il più feroce dei capi del clan dei Casalesi; un colonnello dell’aeronautica in congedo; ex membri della legione straniera ed ex carabinieri. Tutti insieme, coordinati da un ex promoter della Mediolanum, avrebbero partecipato, con vari ruoli, a un progetto di addestramento di milizie su richiesta di un somalo che ha vissuto a lungo in Italia. Ufficialmente la finalità dell’addestramento sembra essere quella di formare milizie anti pirateria da utilizzare nei mari adiacenti il corno d’Africa. Ma è così? E perché il somalo utilizza una struttura clandestina invece di quelle ufficiali per realizzare il suo progetto? Sullo sfondo emerge il sospetto e il rischio che queste milizie possano confluire nelle fila delle organizzazioni terroristiche. Dall’inchiesta emerge anche che l’ex promoter della Mediolanum cercherebbe di piazzare in paesi sotto embargo elicotteri prodotti da Finmeccanica - Agusta, su incarico di Andrea Pardi, cioè del manager della società Italiana Elicotteri che si è reso protagonista circa un mese fa dell’incredibile aggressione al nostro inviato Giorgio Mottola. Pardi, per vendere a paesi in conflitto o sotto embargo, si sarebbe fatto aiutare da politici insospettabili.


AGGIORNAMENTO DEL 02/10/2017
La direzione distrettuale antimafia della Procura di Napoli ha inoltrato al gip richiesta di archiviazione del procedimento a carico di Carvelli Giuseppe, Fracasso Ivan, Jama Omaar Mobamed, Chianese Francesco, Carpi Giancarlo, Intorcia Antonio e altri perché "non sono emersi elementi utili a sostenere l'accusa in giudizio".








PRECISAZIONE DEL 19/11/2015

In merito alla puntata “Finché c'è guerra c'è speranza” andata in onda lo scorso 15 novembre il sig. Giuseppe Pantano ci scrive che pur essendo socio non ha mai collaborato con il Sig. Ghalehsari per quanto riguarda operazioni di compravendita di elicotteri destinati in Iran, né è a conoscenza delle attività del mediatore iraniano dichiarate a Report. Il suo rapporto con il sig. Ghalehsari, che è ormai interrotto da due anni, riguardava esclusivamente la società TIGT, costituita nel 2012, che avrebbe dovuto occuparsi della logistica per le aziende europee nell'esportazione di prodotti non sottoposti a embargo. L'avvio dell'attività era legata al progetto di ristrutturazione di un'area del Porto di Trieste da destinare a zona di libero scambio. Progetto però mai partito.

N.B Report non ha mai affermato che il sig. Pantano ha partecipato a operazioni di compravendita illecite, pubblichiamo comunque volentieri la sua precisazione al fine di poter offrire ai telespettatori un’informazione più precisa e completa.

 
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