VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Primo piano di Carla Fracci interpretata da Alessandra Mastronardi

Carla

Di Guido Barlozzetti

Un’immagine colpisce all’inizio del tv-movie dedicato a Carla Fracci, in onda questa sera su Rai1. È il tempo della guerra, Carla lontano da Milano, mentre nel cielo rombano i bombardieri, passeggia nella campagna e sulla riva di un laghetto si sofferma ad ammirare la bellezza di una libellula e delle sue evoluzioni, librata nell’aria. Diventa il segno di una passione e di un sogno che un giorno si realizzerà, la danza.

Comincia così Carla, il film su Carla Fracci che ci ha lasciato il 27 maggio scorso, étoile straordinaria e insieme donna fiera di sé, forte della sua determinazione e insieme dotata di un talento che l’ha imposta nei teatri di tutto il mondo, icona indimenticabile di un’arte e della sua grazia. “Prima ballerina assoluta”, scrisse di lei il New York Times.

Lei stessa aveva partecipato alla realizzazione, fornendo una consulenza insieme con il marito Beppe Menegatti e alla loro storica collaboratrice Laura Graziadei. Era andata sul set aveva condiviso la scelta della protagonista, Alessandra Mastronardi.

Come raccontare una vita così intensa e un’impareggiabile parabola artistica? La sceneggiatura sceglie di partire dall’infanzia di Carla, nel 1944, e dalla campagna lombarda per ritrovarvi le radici di una semplicità di valori e di una forza che poi saranno la cifra di una vita.

Ventisei anni dopo, la ritroviamo su un taxi, sta andando alla Scala, il teatro della sua vita, e Carla orami affermata e conosciuta in tutto il mondo si trova in un momento assai particolare. Ha da poco partorito, in ciò contravvenendo a un codice condiviso nel mondo della danza che sancisce un’incompatibilità fra il ballo e la maternità. Lei ha orgogliosamente rivendicato la sua scelta e adesso Rudolf Nureyev le ha chiesto di tornare con lui sul palcoscenico della Scala per mettere in scena Lo schiaccianoci di Ciajkovskij. Carla tentenna, ci sono pochi giorni, lui ha assoluta fiducia in lei…

Su questa trama si aprono dei flashback, il provino alla Scala, la durezza dell’insegnamento, il rapporto con la compagna Ginevra Andegari che viene dal mondo-bene di Milano, mentre lei è la figlia di un tramviere, e la nascita di un’amicizia, fino a quando a 19 anni e al termine del corso di studio, Luchino Visconti la sceglie per ballare Lo spettro della rosa, dopo lo spettacolo con Maria Callas.

Assistente del grande regista è Beppe Menegatti con cui nasce un legame. A quel punto, la carriera decolla, l’arte e la bellezza di Carla non hanno confini. In America ritrova Ginevra che ha scelto la vita della famiglia e, dopo qualche intermittenza, lo stesso Beppe. Si presenta con un mazzo di fiori e la proposta di matrimonio, è il 1964. Si sposano, la gravidanza, la nascita della figlia, Nureyev.. torniamo così al tempo reale della trama. Carla e Rudy provano quando un incidente alla caviglia rischia di compromettere tutto, ma saranno la determinazione, con la vicinanza di Ginevra e il ricordo di quella libellula, a farla trionfare ancora una volta.

Il focus, dunque, è questo passaggio decisivo che tiene insieme la volontà di essere madre e l’amore per la danza, l’eccellenza artistica e la modernità di una donna che non rinuncia a se stessa: “Nasce da questo - spiega il regista Emanuele Imbucci - la scelta nel film di raccontare la sfida proposta dal ballerino e coreografo Rudolf Nureyev: tornare alla Scala con Lo Schiaccianoci a un anno dalla gravidanza, montando l’intero balletto in soli cinque giorni! Una corsa folle ed esaltante, un countdown realmente avvenuto che fa da cornice all’intera narrazione, alternata ai flashback del passato di Carla”.

Da qui anche la scelta della scansione del racconto: “Una struttura che non ricerca la scansione compilativa degli eventi, laddove una messa in fila cronologica mai avrebbe potuto essere esaustiva per una vita così piena. Partendo da questa considerazione ho impostato la regia del film procedendo per scomposizione e a volte per sottrazione, accostando i piani emotivi al montaggio, piegando piuttosto quelli temporali al servizio di un’emozione che diviene motore narrativo principale”.

Alessandra Mastronardi ha affrontato un ruolo complesso, anche sul piano fisico, con lei Stefano Rossi Giordani (Beppe Menegatti), Paola Calliari (Ginevra Andegari) e Léo Dussolier (Rudolf Nureyev).

 

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