La politica e la cronaca ci impongono di tornare sulla riforma dell’Università. La legge approvata dalla Camera ai primi di dicembre e che il Senato decise di discutere dopo il fatidico 14 dicembre, giorno della fiducia, sta per avere il via libero definitivo a Palazzo Madama. Il condizionale sarebbe più prudente visto che qualsiasi certezza traballa dopo il pasticcio di ieri in Aula e il rischio di un ulteriore ritorno a Montecitorio. Una riforma che nelle intenzioni di chi l’ha scritta, il Ministro Gelmini, premia il merito e abbatte i piccoli e grandi centri di potere clientelare, ma che secondo le opposizione e buona parte degli studenti, non ha la benzina per mettersi in moto. Non ha i fondi necessari. E quindi è, alla meglio, una presa in giro. Studenti che con le loro proteste hanno già provocato gravi danni prima a Milano e poi a Roma. Studenti che anche oggi tornano in piazza per una protesta che tutti ci auguriamo più responsabile e non violenta.
L’università (come era stata concepita dal 1993 e negli ultimi dieci anni ) era una macchina che aveva “ il motore scassato” è questa la considerazione di Fabio Pammolli ,professore di economia all’università di Firenze che spiega come potrà partire questa riforma con uno stanziamento di un miliardo di Euro , cifra che rientra in un percorso di riduzione già avviato tre anni fa. Aumentando la produttività delle risorse investite e l’efficienza del sistema è possibile consolidare il livello quantitativo del finanziamento. La legge Gelmini è una misura di tipo ordinamentale , interviene contemporaneamente su vari aspetti. Sulla Governance di Ateneo , cercando di introdurre la responsabilità chiara per gli organi di governo, dando una responsabilità forte al consiglio di amministrazione . Sul reclutamento dei docenti, (disegno di legge che fa riferimento alla carta europea ) perché inserisce il sistema di reclutamento italiano dei docenti all’interno di una più vasta area europea. L’ultimo punto della riforma è la qualità dei documenti contabili che gli Atenei sono tenuti a produrre ,altro elemento importante che, secondo il prof. Pammolli ,consente di introdurre il principio di responsabilità. Un organo di governo responsabile .Il Rettore diventa il primo responsabile delle scelte allocative dell’ Ateneo. Scelta sana e trasparente che si accompagna alla previsione di piani di rientro , nel caso di deficit e fino a ipotesi di commissariamento in casi di mala gestione.
I DISORDINI DI MARTEDÌ A ROMA.