Una passeggiata nell'arte




[Racconto di Giovanna Gra]


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durata 29 minuti




Salve a tutti amici!
Eccomi ancora qui, pronto per raccontarvi una nuova storia.

Quella di oggi parla della nascita di una bella amicizia, ma anche di una grande dimostrazione di solidarietà.

A dir la verità è da un po' che pensavo dovesse arricchire l'indice della mia rubrica, ma sapete com'è, io sono un cane e un cane ha tante altre priorità oltre a quella di narrare storie.

Un momento... scusate amici, ma...
Attenzione, scusate l'interruzione ma, per la gioia (si fa per dire) dei gatti di quartiere, credo che sarò costretto a stoppare qui.

Sì, penso che riprenderò più tardi perché i miei immensi padiglioni auricolari (i pastori tedeschi possono vantarne di immensi, ebbene sì) hanno intercettato un fruscio che dovrebbe appartenere al mio guinzaglio.
Questo significa corse dietro ai gatti, caccia alle lucertole e capriole sui prati, altro che storie!

Sì, insomma, se qualcuno, a quest'ora, sta trafficando con il mio guinzaglio, vuol dire che quel qualcuno sta per chiamarmi per uscire a passeggio.
Trattasi, evidentemente, di un passeggio extra e, francamente, non c'è ragione al mondo per cui rinunciare a un buono, salutare e rinvigorente surplus di spasso... vi pare?

Eh, sì... direi proprio di sì...
Improvvisamente, con un alone di profumo che lascia la sua immagine impressa nelle mie narici per diversi minuti, Susy fa capolino nella stanza da letto.
Si dirige alla cassettiera e incomincia a frugare fra i numerosi foulard che possiede.
Quindi, ne sventola uno e mi interroga.
"E' verde?"
Rispondo con un ringhio sordo, lei lo posa e ne prende un altro.
"E questo? E' verde?"
Sbuffo borbottando.
Susy non si dà per vinta, fruga ancora e ne prende un terzo.
Lancio un latrato entusiasta che sta per:
"Ottimo!
Questo è verde!"
"Ah, se non avessi te...", osserva lei con un tono di voce che mi fa gongolare, "e pensa che c'è ancora chi crede nella stupida leggenda che i cani non vedono i colori!"

Ad ogni modo, sì... è confermato:
si tratta proprio di una passeggiata.

E così, volevo raccontarvi una storia mentre sto per accingermi a viverne un'altra.
Se avrete pazienza vi racconterò la più bella, parola d'onore!

Uauuu!
Dovreste vedere com'è elegante oggi la mia Susy!

Beh, sia chiaro, non voglio lasciarvi intendere che normalmente sia trascurata, no, no.

E' che quando si tratta di uscire, in genere, ama vestirsi comoda.
Per intenderci, sneakers, due colpi di spazzola, un maglione e pantaloni sportivi, niente di più.

Invece oggi, TA TAAAAAN!
Ha sfilato dall'armadio il paltò nuovo.
Questo vuol dire grandi novità!

Beh, oggi incomincia così, una delle prime giornate di un'imberbe primavera.
Sì, insomma, il cielo è dell'azzurro giusto, anche se le prime gemme non hanno ancora inghirlandato gli alberi e, men che meno, gli scapigliati rampicanti.
Però è bello.
Il cielo è proprio bello.
E l'aria che si respira ha un che di leggero e di marino.

Morale, mi stiracchio, mi allungo, borbotto e mi giro sulla schiena e rimando di pochi istanti il momento in cui un balzo deciso darà inizio alla mia vorticosa giornata.
Ebbene sì, sto ancora indugiando ai piedi del letto di Susy.

 

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Immagine di Slalom (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Il busto del cane di profilo. Particolare del naso.Particolare delle orecchie.
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Sono qui pigro e arruffato, disteso su un piccolo triangolo di sole che riscalda il mio giaciglio e che mi fa venire un languore che nemmeno vi potete immaginare.

E poi, in queste splendide giornate di primavera, non sapete quanto mi piace annusare i profumi delle colazioni altrui e tenere a bada la strada.
Giù, nella nostra via, passa di tutto.
Alle 9.30, per esempio, è l'ora del vecchio Jack che trascina al parco il suo distrattissimo padrone intento nella lettura delle ultime news e con ancora lo zucchero a velo della colazione testé consumata sul bavero del cappotto.

Verso le 10.00 è il turno di Dolly, una splendida alana che ancheggia elegantemente al fianco del suo bellissimo, nonché raffinatissimo, padrone.
Susy dice che questi due sono troppo perfetti per essere veri, ma secondo me si lascia influenzare dalle impressioni della sua amica Wanda.

Improvvisamente, dal fondo della gola, un ringhio sordo e prolungato percuote la mia laringe.
Susy, passando vicino al letto in cerca del suo portatile, commenta:
"Accidenti, ma possibile che non ti sia ancora passata?"
Scodinzolo, cerco di dissimulare, ma il ringhio si fa più forte e potente di prima.
Perché?
Perché sta passando Whippet Caschetto... ufff... grrrrrrrr.

Ve lo dico subito:
la storia di Whippet Caschetto non è interessante.
Naaaaaa, non interesserebbe nemmeno a un Beagle, cane che, notoriamente, parla, parla, parla senza costrutto.
Quindi non ve la racconterò.
Sappiate solo che Whippet Caschetto è stato ripagato dalla mia Susy.
Sì, sì, avete capito bene:
RI-PA-GA-TO e per diverse centinaia di euro!
Colpa mia.
Ho osato... ehm, timbrarlo su un orecchio.

Ragazzi, non scherziamo, è stata una sciocchezza, una cosa lieve...
Sì, insomma, giusto così, perché era appena arrivato al parco con quell'aria da signorino della serie:
gente, io non abbaio, io lappo e... beh, nessuno di noi lo poteva sopportare giù al prato, e gli umori, fra le panchine, non erano dei migliori, credetemi.
E poi, visto che lui s'intestardiva a lappare il mondo e tutti gli esseri umani del circondario, andava fermato, of course.
Roba che, se l'avesse visto il gatto del panettiere, sai che fischi e che lazzi?
Quello già pensa che i cani sono tutti degli irriducibili leccapiedi... pensa cosa avrebbe detto vedendo quel burattino di Caschetto lappare di qua e di là, di su e di giù.
Roba da pazzi!

Ad ogni modo, per seguire Whippet Caschetto ho perso il momento della giornata che m'interessa di più.

Sì, perché mi piace un sacco assistere alla scelta del guardaroba di Susy.
E mentre io mi perdevo a ringhiare contro quello stupido levriero mignon, Susy è scivolata nel guardaroba abbandonando la tuta per...
Accipicchia!
Un magnifico tailleur verde foresta che s'intona perfettamente con i suoi capelli fulvi!

Le scodinzolo intorno molto, ma molto allegro.
La mia coda disegna nell'aria volute di peli come a chiedere:
"Dove si va?"
"Oggi mi accompagnerai a una mostra, caro mio", dice lei entusiasta.
Giro il testone con aria interrogativa emettendo un arf.
"Mostra?
What's mostra?"

Susy si china su di me e mi spariglia le orecchie.
"Devi farti una cultura, giovanotto.
E io sono molto curiosa di assistere alla mostra di questo pittore che la galleria centrale ha finalmente deciso di dotare di audiodescrizioni WiFi."
Emetto un latrato allegro.
"Già", risponde lei, "e tu avrai l'onore di guidarmi fra i corridoi e gli antri di uno storico palazzo.
Forza Slalom, alzati che andiamo."
Mi da una rapida lisciata al pelo e mi annuncia:
"Oggi, pettorina arancione.
Mi sembra la più adatta."

 

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Immagine di Slalom . (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Ravvicinata sul muso: gli occhi.Particolare dell'occhio destro.Particolare dell'occhio sinistro.
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Schiocco la lingua e mi precipito a eseguire infilando muso e orecchie nel cesto dei guinzagli.
Sfilo la pettorina arancione e aspetto il rumore del gancio che si salda sicuro all'altezza del garrese.

L'aria fuori è tersa ma ogni tanto tende dei tranelli spirando gelida dietro un angolo o lungo l'attraversamento pedonale.

C'è un po' di traffico, quello della prima mattina, ma non mi preoccupo e guido sicuro la mia Susy all'entrata della galleria centrale.

In loco, gruppi di pigre scolaresche si spalmano lungo l'immensa scalinata ben rosolata dal sole.
I ragazzi si fanno dispetti stupidi e ridono esageratamente.
Mhhh... meglio evitarli, non danno il meglio di loro quando sono in branco.

Poi ci avviciniamo all'entrata.
Susy fruga nella borsa in cerca del portafoglio.
Davanti a noi c'è solo un signore di una certa età dall'aria buffa, un paio di lunghi e improbabili mustacchi bianchi, capelli candidi e sparpagliati sulla testa come se lo avesse pettinato una folata di vento.

E' vestito con un assurdo completo scozzese e chiacchiera amabilmente con gli steward della reception, mentre tamburella con il suo bastone bianco sul pregiato pavimento in marmo della galleria centrale.

Dalla confidenza che ha con il personale si capisce che è un habitué.
Lo chiamano tutti maestro, e sembra riscuotere un ammirato rispetto.

Al nostro passaggio, una dipendente dal piglio pignolo ci blocca.
"Signora!"
"Scusi... dice a me?", domanda Susy dolcemente.
"Sì, dico a lei signora."
La donna esita poi aggiunge:
"Il cane, signora, non può entrare."

Susy accenna un sorriso che le svanisce subito sul volto.
Quindi, prova a spiegare con poche e pacate parole.

"Chiedo scusa, forse non lo ha notato, ma il cane è un cane guida."
La donna, aria antipatica, replica secca:
"Sì signora, lo vedo che è un cane guida.
Ma non può entrare lo stesso.
Mi spiace."

L'uomo vestito in tartan scozzese, improvvisamente ammutolito, presta ascolto alla conversazione.
Quindi si schiarisce la voce con tono polemico e commenta, verso la hostess, con un accento vagamente inglese:
"Angela, non dirà mica sul serio?!"
"Prego?", domanda Angela acida ma rispettosa.
"Del cane, lì, non starà mica dicendo sul serio?", chiarisce lui con uno stupore quasi infantile.
"Assolutamente, signor Vincent.
Il cane non può entrare."
Vincent si schiarisce la voce ancora più rumorosamente e batte per due volte in terra il suo candido bastone.
"Ma questa regola non è ammissibile, Angela!
La signora glielo ha spiegato, si tratta di un cane guida, accidenti!"
"Spiacente, maestro", replica la donna tutta d'un pezzo, "i cani, come ho appena detto, nella galleria centrale non possono entrare!"

La situazione si fa sempre più imbarazzante e la tensione si taglia col coltello.
Vincent insiste.

"Angela, la prego, non dica fesserie!
Se ci pensa lo capisce anche da sola che non può esistere una norma tanto stupida!"

Col suo tono di voce sostenuto, il signor Vincent ha attirato l'attenzione di uno steward dall'aria odiosa e azzimata.
"La prego di mantenere i toni a un volume adeguato, signore.
Siamo in un istituto di cultura", lo riprende questi stupidamente.

Sento che Susanna è a disagio.
Infatti, si rivolge sottovoce al simpatico e anziano signore.
"La prego, non si arrabbi, non c'è bisogno..."

"Ma certo che mi arrabbio!", esclama lui.
"Come si chiama il suo cane?"

 

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Immagine di Slalom sdraiato (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Di profilo, con il muso fra le zampe.Particolare del muso.Particolare dell'orecchio.
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Solo allora, nonostante la presenza del bastone bianco, realizzo che anche Vincent è un non vedente.

Ergo, mi faccio avanti con il mio possente testone per andare incontro alle sue mani che mi cercano affettuosamente.
"Eccolo qua!", dice sorridente facendomi una carezza.
Mi tasta, mi arruffa il pelo, segue la linea delle mie orecchie e poi del muso e esclama:
"Oh!
Ma è uno splendido pastore tedesco, giusto?"
Susanna sorride.
"Già, e lei è un vero intenditore.
Alludo allo splendido, naturalmente.
Si chiama Slalom...", dice accarezzandomi al garrese, "ed è il mio compagno."
"Capisco.
Ne avevo uno anch'io, qualche tempo fa.
Sì, insomma, prima che diventassi un apolide.
In realtà, ho la mia vecchia mamma che vive a Londra, ma per tutto il resto sono italiano."

Lo steward interviene:
"Chiedo scusa, potreste cortesemente continuare la vostra conversazione fuori?"

"Assolutamente no, caro!", replica Vincent.
"La signora e il suo cane sono qui, suppongo, per vedere la mostra di Charles Marchal."
"Ah, ne sono lieto, signore.
E' opportuno, allora, che la signora leghi il cane agli appositi ganci prima di entrare", replica stolido lo steward.
"Negativo, figliolo.
Il cane entra con lei e ai ganci può attaccarci qualcun altro, se crede."
Lo steward accenna un risolino nervoso e commenta:
"Come le ha detto la mia collega, signore, il regolamento non prevede che i cani entrino alla galleria centrale."
Ma Vincent, che naturalmente mi ha completamente conquistato perché, oltre a tutto il resto, ha un ottimo aroma di tabacco e cioccolato, replica:
"Il regolamento forse no.
Ma la legge, caro ragazzo, lo contempla eccome!"
Lo steward emette un odioso sbuffo come per dire non saprei e il nostro amico, implacabile come una carabina, spara:
"Un cane guida può entrare in qualunque esercizio aperto al pubblico.
Lo prevede la legge n. 34 del 1974.
Ergo, s'informi giovanotto.
Ci lasci passare e ponga fine alle sue lacunose nozioni civiche."
"Sta bene", replica quello imbarazzato.
"Mi faccia contattare la direzione."
"Ma contatti chi le pare!
Anche al Pentagono glielo confermeranno!", ribatte Vincent allegro, dando una gomitata complice a Susanna, la quale sorride divertita e sussurra:
"Non so come ringraziarla...
mhh... Maestro, giusto?
Ho sentito che la chiamavano così."

"Vincent Vega.
Sono pittore e sono qui per servirla, signora...?"
"Susanna.
Niente signora, mi chiamo Susanna.
Però, Vincent, mi creda, penso di aver dato fin troppo disturbo.
Forse sarebbe meglio desistere e magari riprovare in un momento con meno traffico, che dice?"

Personalmente, non condivido affatto l'atteggiamento di Susy.
Infatti, cerco di opporre una lieve resistenza al guinzaglio, mentre sento che lei m'invia piccoli impulsi per fare marcia indietro e tornarcene a casa.
No!
E' sbagliato cedere!
Insisto delicatamente per restare, tanto che lei mi sussurra in un orecchio:
"Ho capito perfettamente quello che stai cercando di dirmi Slalom, ma siccome fra noi due tu sei il cane e io la guida, cerca di fare meno resistenze e vedi di obbedire, ok?"
Sbuffo e cerco d'impuntarmi meno, ma continuo a non trovarlo giusto.

Lo steward, che nel frattempo ha avuto un'accesa discussione al telefono, torna con l'espressione soddisfatta, tipica di quelle persone che, invece di pensare al grosso torto di civiltà che stanno esercitando nei confronti di un diritto legittimo, si accontentano meschinamente di aver incassato una ragione fugace, piccola e immediata.

 

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Immagine di Slalom. (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Si vede il cane sdraiato sul letto e sulla sinistra una portafinestra aperta.Particolare della portafinestra.Particolare di Slalom sdraiato.
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Quindi annuncia:
"Sono spiacente, anzi, guardi, stavo per dirle che il cane poteva anche entrare...
ma mi dicono che deve essere provvisto di museruola", e guardandomi con aria soddisfatta chiosa: "e lui non ce l'ha... mi pare."
"Ce l'ha?", domanda Vincent a Susanna in sussurro.
"No", replica lei imbarazzata.
Ma Vincent si volta verso lo steward con un sorriso suadente e commenta:
"No, non ce l'ha.
E sa perché?
Perché, sempre secondo la norma che lei si ostina ottusamente a ignorare, il cane guida non è obbligato all'uso della museruola se non in rari casi."
Lo steward sorride odioso.
"Bene.
Questo è uno di quelli, signore!"
"No, caro.
I mezzi pubblici sono uno di quelli."
"Mi permetto d'insistere..."
"Ma chi è lei per decidere in quali casi il cane deve avere la museruola o meno? Il primo ministro?!", urla Vincent esasperato.
"Stttt!
La prego, la smetta di urlare, questo è un luogo di cultura!"
"Ascolti, giovanotto.
Un cane guida, per sua norma e regola, è esonerato dall'avere la museruola.
E' esonerato dall'avere al seguito bustine e paletta.
E' esonerato dal pagare il biglietto sui mezzi pubblici e, in auto, può viaggiare al fianco del non vedente sul sedile posteriore.
E questo cane, questo splendido pastore tedesco che lei vede qui, è stato SELEZIONATO per la sua indole placida e tranquilla fra migliaia di suo simili."
"E con le deiezioni?
Mi dica, come la mette con le deiezioni?", replica quello, stizzito.
Ma Vincent non molla.
"Questo cane è stato addestrato per gestire le sue... mhhhh... come si dice Susanna, aiutami... detesto la parola deiezioni!"
"Necessità?", accenna Susy timida.
"Oh, insomma, questo cane fa la cacca e la pipì a comando, va bene?", urla Vincent, secondo me con l'intento di attirare l'attenzione di tutti i presenti.

Lo steward, nonostante la voce di Vincent riecheggi nell'atrio come quella di un baritono, cerca di restare impassibile e mantiene un tono basso e controllato.
"Mi creda, il tragitto per arrivare alla mostra è lungo.
Magari non reggerebbe."
"Spiacente, ma nella legge è esclusa una normativa per i cani con problemi di prostata", replica caustico Vincent.
"Ho trovato!
Magari potrebbe accompagnarla lei...", interviene Angela certa di aver avuto un colpo di genio.
"Angela, cara", replica il maestro sibilando fra i denti, "cosa le fa pensare che due non vedenti se la cavino meglio di uno accompagnato dal suo cane guida?"

Angela, evidentemente offesa dal tono di Vincent, replica sussiegosa:
"Va beh, non se la prenda.
Stavo solo cercando una soluzione che accontentasse tutti."
"La legge è una soluzione che accontenta tutti.
Ed è una convenzione che dura da migliaia di secoli", ribatte lui secco.

La donna non demorde e insiste.
"Magari, fra il pubblico possiamo trovare qualcuno che può rendersi disponibile ad accompagnare la sua amica."
"Mi permetta cara", replica Vincent a cui vorrei regalare una medaglia d'oro, "Forse lei non sa che questo cane rappresenta gli occhi di questa signora e non deve per nessuna ragione essere allontanato da lei.
Mi capisce?
Se mi capisce, faccia sì con la testa per i presenti e lo annunci per il sottoscritto."

Sul viso di Angela, per un attimo, si materializza il dubbio di essere presa in giro.
Dubbio che evapora così come è arrivato.
Infatti, poi domanda:
"Comunque, il cane è vaccinato, vero?"
"Il cane è vaccinato", ammette prontissimo Vincent e poi aggiunge: "Anche contro stupidità... adesso può entrare?"

Lo steward e la donna si guardano imbarazzati, poi l'uomo prende la parola.
"Chiedo scusa, ma non possiamo farvi entrare.
Il direttore è assente e noi non siamo autorizzati ad autorizzare..."
Vincent tira un lungo sospiro e parla tutto d'un fiato.
"Giovanotto, mi dica, potrebbe autorizzarmi ad andare al bar?"
L'uomo scambia uno sguardo perplesso con la collega e poi, dopo un risolino imbarazzato, risponde:
"Maestro, ma io non debbo autorizzarla ad andare al bar.
Lei è libero di fare quello che crede."
"Quindi, il regolamento non le dice di impedirmi di andare al bar?", domanda Vincent serissimo.
"Ma certo, sicuro... è un luogo pubblico!"
"Ecco, è un luogo pubblico.
Anche la galleria è un luogo pubblico e siccome si erige nel medesimo Stato del bar, le norme e le leggi che la regolamentano sono le stesse.
Quindi, la prego, ci lasci passare."

A quel punto, dal fondo della galleria arriva trafelato un uomo.
"Gianni, cosa succede?", urla da lontano allo steward.
"I signori chiedono di accedere alla galleria con il cane guida, direttore."
"Con il cane guida?", ripete l'uomo, la cui espressione non proprio smart mostra quanto lontano il suo cervello debba andare a recuperare informazione tipo:
accessibilità, non vedenti, cani guida.
Vincent coglie la palla al balzo per commentare, rivolto a Susanna:
"E, a questo punto, avremmo anche una certa fretta...!"

Intanto, il direttore, che forse ha individuato qualche file fra i suoi pensieri, sentenzia:
"Spiacente, signori.
I cani non sono ammessi."

Ci risiamo.

"Lei ha capito che si tratta di un cane guida, vero?", chiede Vincent.
"Ma naturalmente", replica il direttore.
A queste parole, non vi nascondo che la mia frustrazione è totale e le mie orecchie prendono una curiosa piega all'ingiù che dovrebbe, più o meno, rappresentare il mio stato d'animo.
Non oso immaginare la sensibilità di Susanna quanto possa essere ferita, ma soprattutto, quella del nostro amico Vincent che le ha provate proprio tutte. Credo che, ormai, anche lui sia arreso e a corto di cartucce, ma, soprattutto, di argomenti.

Lo guardo e vedo il suo panciotto scozzese che si gonfia con un gran sospiro.
"Mi dica direttore, è lei che sceglie gli artisti per le rassegne?"
Il direttore, lusingato dalla possibilità di parlare di sé, si dispone di buon grado a rispondere.
"Certo!
Ovviamente ho uno staff che lavora per me, ma...
circa le decisioni finali... è sempre opera mia!"
Vincent sorride sotto i baffi, annuendo.
Sembra essersi pacificato, ma chiede altre informazioni.
"Quindi, il suo staff ricerca, propone e lei approva?"
"Esatto", ammette il direttore accanendosi su un pelo che si è piantato sul bavero della sua giacca.
"E avete una linea editoriale, immagino", domanda Vincent mentre, dalla tensione del guinzaglio sento scalpitare Susy che, chiaramente, vorrebbe andarsene via.
"Naturalmente."
Anche il direttore, adesso, sembra voler concludere rapidamente la conversazione.
Forse ritiene di essersi dedicato fin troppo al nostro caso, ma Vincent non sembra pago di domande.
Infatti s'informa ancora:
"E... come mai questa scelta su Charles Marchal?
In fondo è un pittore non notissimo."
"Non al tempo di Napoleone!", replica l'altro di rimando con aria furbetta, e aggiunge, con affettazione:
"Saprà benissimo che Marchal, al tempo di Napoleone III, era considerato il miglior paesaggista in circolazione."

"Oh, sì, io lo so", ammette Vincent, mentre l'altro insiste...
"Sono dei paesaggi meravigliosi e, con l'apporto delle audiodescrizioni WiFi, credo meritino davvero."
"Già", ammette Vincent, "ho sentito in TV che le avete inaugurate con questa rassegna, giusto?"
"Sì, con questa rassegna", conferma tronfio il direttore.
"Lei sa dirmi perché avete scelto proprio questa rassegna?", chiede il maestro curioso.
L'altro fa spallucce.
"Mah... beh... tutto il materiale tecnico è arrivato durante la rassegna precedente.
Il tempo di montarlo et voilà!"
"Non ci siamo", sentenzia Vincent.
"Prego?", domanda l'altro.
"Mi scusi, ma lei è davvero troppo ignorante per essere il direttore di questa importante galleria!", dichiara Vincent alzando la voce e attirando l'attenzione dei presenti.
Qualcuno si avvicina.
Lo staff sembra essersi improvvisamente paralizzato, come se qualcuno lo avesse congelato in un'istantanea.
Susy accarezza il mio testone con un po' di preoccupazione.
"Ma cosa dice, ma come si permette!", bercia il direttore.
Io, con una lingua lunga tre metri che mi ciondola dalla bocca, non capisco, ma sono attentissimo alla conversazione fra il direttore e il nostro nuovo amico, perché qualcosa mi dice che quest'ultimo sta per...
Ma non riesco a finire il mio ragionamento, che lui si getta in un affondo.
"Sa perché lei, o forse il suo staff, ha lanciato l'audiodescrizione WiFi in questa rassegna?", chiede Vincent con tutta la durezza di cui è capace.
Poi continua.
"No, lei non lo sa.
A lei basta pavoneggiarsi in questo luogo con i suoi collaboratori ignoranti che perseguono e millantano regole e leggi inesistenti, come se questa fosse la repubblica delle banane e non un luogo dove si coltiva l'arte nel più democratico stato italiano!
Bene, allora glielo dirò io.
Lei, o forse il suo staff, ha lanciato le audiodescrizioni WiFi in questa rassegna in memoria di Charles Marchal perché Charles Marchal è uno dei più importanti artisti ad aver perso la vista durante la sua lunga carriera di pittore.
E, per questo motivo, e con ragione, il suo staff ha ritenuto dare un giusto tributo e inaugurare le nuove audiodescrizioni WiFi durante la rassegna dedicata a lui.

Ma la vostra ignoranza e mancanza di cultura ha altresì impedito a questa gentile signora, non vedente, di visitare la mostra e di tributarle l'accoglienza adeguata!
Questi sono i paradossi sempre più diffusi del nostro bel paese!"

I visitatori presenti mormorano indignati.
"Complimenti, direttore, proprio un bel lavoro!"
"Che vergogna!"

Poi, il direttore viene avvicinato da un collaboratore che gli sussurra qualcosa all'orecchio porgendogli due biglietti d'ingresso alla mostra.
Il direttore si precipita a sventolarli in aria per mostrare la sua magnanimità a tutti.

"Signori, se siete d'accordo, bandirei ogni discussione!", annuncia tronfio.
"Io e il mio staff saremmo lieti di offrivi i biglietti per la rassegna."

La gente continua a commentare:
"Troppo facile..."
"Dovevate farlo prima!"

Vincent prende sottobraccio la mia Susy e le domanda dolcemente: "Susanna, sei interessata?
Non pensi che per quest'oggi abbiamo dedicato fin troppo tempo alla cultura?"
Susanna ride.
"Sì, Vincent, lo penso."
"E non ti è venuto un certo languorino?"
"Uh, sì, mi è venuto eccome!", ammette lei complice.

E così, voltando le spalle al direttore e ai suoi biglietti fluttuanti, ci avviamo tutti e tre verso il bar, attraversando l'immenso atrio della galleria centrale.
Forse oggi non mi sarò fatto una cultura, ma ho assistito a una bella lezione di educazione civica che difficilmente dimenticherò!
Wof, wof!

 

 

 

 

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