Cronache dei colori: Verso il finale

[Racconto di Giovanna Gra]

 



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durata 19 minuti



"Si apre l'assemblea per l'udienza finale.
Vi ricordo che siamo qui riuniti affinché, dopo questo lungo dibattimento, si possa vergare l'opera omnia dell'arcobaleno, a tutti nota come il Trattato di semiologia della tinta, scritta e approvata all'unanimità.
In qualità di supervisore del dibattimento finora tenuto della carica, delle origini e della sua storia cromatica, parla l'onorevole Spettro!
Signori, per cortesia, in piedi!
Un momento, un momento!
Scorgo in prossimità degli scranni due figure che non distinguo...
Sì, voi!
...Dico a voi...
Palesatevi, ordunque, signori!"

Parlano i signori:

"Con permesso...
con permesso...!
Salutiamo l'onorevole assemblea e ci scusiamo per il ritardo.
La realtà è che veniamo da molto, molto lontano.
Parlerò io anche per il mio collega, per evitare a voi tutti un'estenuante assise.
Sempre che l'onorevole Spettro ci consenta d'intervenire, naturalmente... ma vedo che annuisce...
dunque, non vogliamo far perdere altro tempo.

Giungendo qui, signori, onorevole Spettro, onorevoli colleghi e pigmenti tutti, abbiamo veduto carovane di gente in attesa, bivacchi, furiose fazioni in lite.
Abbiamo assistito alla commovente partecipazione dei vostri popoli, in ansia per il risultato che produrrà questo torneo della parola.
Ne siamo oltremodo colpiti.
Più che compiaciuti, sinceramente ammirati.

Come dite?
Odo delle grida...
Cosa bercia quel signore lassù?
Ah, siete voi Sir Atreius delle Tenebre...
Sì, ora vi riconosco.
Onoratissimo di incontrarvi di persona.
Come dite?
Ah, volete giustamente sapere il nome della casata mia e di quella del mio collega.
Naturale...
purtuttavia, se avrete la pazienza di ascoltare, preferiremmo presentarci alla fine.
Le nostre origini, credetemi, sono secondarie.
Ininfluenti...
per adesso.

Veniamo a noi, ora.

Dunque: il colore.
Ma cos'è colore?

 

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Immagine di un grafico a torta (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). I settori della circonferenza sono suddivisi in parti: una corona circolare esterna suddivisa in tre colori (che sfumano nelle tonalità� di giallo rosso arancio e blu) mentre internamente tre spicchi distinguono le campiture di colore verde, indaco e giallo.Particolare del grafico, lato destro.Particolare del grafico, lato sinistro.
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Ovvero, se dico rosso, se dico verde, se dico giallo, ciascuno di voi saprà darmene una definizione?
E credete forse che queste si somiglieranno?
E ancora:
ma c'è davvero necessità di colore a questo mondo?
Lo so, la domanda è retorica, ma non totalmente priva di fondamento.
In effetti Plinio affermava che in Grecia l'uso dei colori era limitato:
bianco, nero, rosso, giallo.
E affermava, altresì, che questi erano i soli colori necessari.
D'altro canto, Apelle, pittore greco per eccellenza, limitava a questi quattro colori l'arte dei pittori seri.

Del resto: terra, acqua, cielo, fuoco.
Queste le sfumature dell'universo, non altre.
Per secoli e secoli è stato così.

Eraclito, dal lontano secolo decimo dell'era volgare, ne citava tre: il bianco, il nero e i colori intermedi.
Più ordine, più rigore, orsù...
parrebbe dire.

Altrove è stato detto che il colore è violenza.
O addirittura che il colore tinge la volgarità.

Le Corbusier associò il colore alla gente semplice.
Disse:
‘...E' l'ora di bandire una crociata a favore del bianco calce e di Diogene.’

Non v'intendo, cosa gridate?
Chi siete?
Prego, il vostro nome...
Oh...
Ah, siete voi, messer Albus White, certo, certo...
il famoso cavaliere eburneo delle terre di arenaria!
Vi riconosco.
No, non sto proclamando il bianco colore per eccellenza, messere, mi sto solo domandando se i pigmenti non siano troppi e troppo chiassosi, mio signore.
Ma giungerò presto alle conclusioni che vi premono, non temete.

 

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Immagine di una serie di pianeti (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Si vede sullo sfondo nero del cosmo una serie astri e pianeti allineati orizzontalmente e di diverso colore. Tra questi sono riconoscibili le allusioni a Saturno (disegnato con il caratteristico anello), Marte (di colore rosso), il sole giallo e lo spicchio di Luna.Particolare degli altri pianeti tra cui Saturno, lato destro.Particolare di Sole, Luna e Marte, lato sinistro.
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E, di seguito, voglio domandarvi:
E' forse colorata l'anima?
E i pensieri hanno pigmenti?

E il percorso del colore non è forse limitato fra il bagnato e l'asciutto?
Dunque, non è lecito domandarsi se la sua storia debba essere più breve?
Insomma, chiediamoci se l'eccessivo proliferare di tinte, nuance, velature, non sia altro che un eccesso di proliferazione chimica.

E poi, diciamoci la verità signori, tutto questo è terribilmente opinabile!
I colori cambiano!
Cambiano sulle bandiere, sulle idee, attraversando le epoche, decorando le culture!

Il cerchio cromatico cui tutti fanno riferimento, quella doppia corona dove all'esterno i colori fondamentali (rosso, giallo, blu) cingono in un abbraccio i colori secondari (violetto, arancione, verde) in fondo, diciamolo, è una mera convenzione!

No?
Chi ha detto no?
Vedo appena e mi sembra di scorgere un drappello di gente particolarmente scontenta fra gli scranni a Ovest...
è così?
Oh, capisco, sono i giovani e scalpitanti violetti!
Pazientate ragazzi, ciò che dico è necessario al fine di un incontestabile e imparziale finale!

Sì, signori, lo affermo e lo ripeto:
il cerchio cromatico non è stata l'unica corona, né il verbo, né un dogma.
Ah sì?
Non ci credete?
Che si calmino quei turchesi brillanti!
E va bene...
No, non credo che in questo nostro settore esistano punti fermi.
E va bene, ve lo dimostrerò, certo che ve lo dimostrerò.
Vogliamo dunque parlare dei punti cardinali?
Sì, esattamente, quelli lì:
Nord, Sud, Est, Ovest.

I popoli li hanno colorati, nel corso del tempo, e con pareri discordi.
Per questo fra i Maya e nell'America centrale il Nord era bianco, il Sud era giallo, l'Est era rosso e l'Ovest era nero.
Mentre in Cina, la rosa dei venti aveva un centro giallo e il lontano Nord era nero.
Al caldo, nel Sud, regnava il rosso, mentre l'azzurro era a Est e a Ovest il bianco.

Così è stato per il cielo dove, nel Rinascimento, i colori avevano la grande egemonia della volta celeste.

E allora, il regno del giallo si estese dal Sole fino ai confini dell'oro.
Il bianco cavalcò la Luna fino alle porte d'argento.
Il rosso egemonizzò Marte e il ferro.
L'azzurro conquistò Giove e lo stagno.
Il verde approdò su Venere in un universo di rame.
E infine:
Mercurio, re del pianeta, nonché sovrano del fluido metallo.

Ma nel corso della storia dell'uomo, i colori non furono solo associati ai metalli o ai pianeti o ai punti cardinali.
C'è chi li ha associati ai vizi, ai giorni della settimana, alle note.
In tal caso vengono dette sinestesie, se nascono fra i pensieri.

E così, queste sinestesie le troviamo in Liszt, Schoenberg, Gershwin.
Secondo Mozart, il La minore era incontestabilmente bianco, mentre il Si bemolle minore era graziosamente rosa.

Ma la musica più volte ha detto la sua!
Anzi, vi dirò di più:
è proprio nel primo trentennio del Novecento che vi fu la maggiore sperimentazione fra colori e musica.

Skryabin, componendo il poema sinfonico Prometeo, scrisse una partitura dove le note avrebbero dovuto corrispondere a delle luci colorate ben distinte.

Louis Bertrand Castel, fra il 1725 e il 1735, impiegò il suo tempo a inventare il clavecin oculaire (il clavicembalo oculare) che aveva la capacità di produrre suoni e colori.

Secondo Skryabin, il rosso governava le melodie del Do e rappresentava la volontà.
Così, di seguito, vide nel rosa le armonie del Sol e associò nota e colore al gioco.
Il giallo lo rinchiuse nell'allegria del Re e non poté che associarlo alla gioia.
Mentre, nel verde, scorse quella strana nota che è il La, a volte allegra, a volte triste e la legò per sempre al caos.

Aristotele ipotizzò che la luce fosse principio.

Ma fu Newton il primo a domandarsi cos'era la luce.

E, finalmente, trascorso il decennio dal 1870 al 1880, il fisico scozzese James Clerk Maxwell, affermò che la luce è un campo elettromagnetico che vibra.


 

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Immagine dei punti cardinali (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Croce dei quattro punti cardinali: alto Nord, basso Sud, destra Est, sinistra Ovest con tondo giallo al centro.Particolare del lato sinistro: asse occidentale. Particolare del lato destro: asse orientale.
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Non fu scoperta da poco, poiché da ciò si dedusse che era la frequenza della vibrazione a determinare il colore.

Sento un silenzio perplesso e circospetto in questo auditorium.
Comprendo il vostro stupore e debbo ammettere che me ne compiaccio.

Ma torniamo a noi, perché desidero che immaginiate una vibrazione.
Basta chiudere gli occhi.
Eccola, è qui...
una vibrazione rossa, leggera...
che, purtuttavia, aumenta, cresce e si evolve.
E proprio questo suo crescere ed evolversi la trasforma in azzurra.
Così è... e se le vibrazioni si attenuano (quindi tendono alla parte del rosso) restano tali.
Se calano ancora, generano l'infrarosso che, come tutti sanno, è una radiazione utile e molto, molto calda, che viene usata per riscaldare gli ambienti in forni a essiccazione o nelle terapie.
E, scendendo ancora, si generano microonde e onde radio.

Del resto, mi fa presente il mio collega qui accanto, le alte frequenze, oltre il violetto, generano l'ultravioletto e...
signori:
qui, come per gli infrarossi, ci troviamo al confine delle terre dell'onorevole Spettro, cioè viaggiamo nell'invisibile.
Stiamo parlando di cose non percepibili ad alcun occhio umano.
Per poter individuare queste radiazioni che viaggiano nell'impalpabile, servono delle macchine specifiche.
Degli ultravioletti, però, sappiamo che hanno il potere del sole perché possono abbronzarci, tanto sono forti.
Le loro radiazioni vengono utilizzate, sovente, per disinfettare, in virtù del loro potere battericida.
Andando ancora oltre, al confine del confine, ci scontriamo con i potenti raggi X o coi deboli raggi gamma.

Signori, è un fatto:
la materia e i suoi colori cantano con la luce solare!

Ogni materia ha la sua frequenza.
Il colore della materia può essere generato dall'assorbimento della luce.

Quindi, la materia assorbe la luce.

Così, immaginiamo piccole orchestrine di giovani elettroni aumentare la loro energia e, con la loro energia, aumentare le vibrazioni.
Perché solo aumentando le vibrazioni possono elevarsi e divenire COLORE.
Infatti, la vibrazione che assorbe l'energia della luce, lo fa solo se elevata a una certa frequenza.
Vibrando, vibrando, la vibrazione riesce a conquistare un colore dallo spettro della luce solare.
E sono i raggi respinti dalla materia, e solo quelli, che vengono percepiti dall'occhio umano, non dimentichiamolo!

Ma torniamo a noi.
Alle nostre domande.
Le ripeto:
Il colore è utile?
Il colore serve?
E che uso se ne dovrebbe fare?

Sono certo che tutti voi sanno quanti (tanti!) furono coloro che si sentirono oltraggiati dall'uso dei colori che fecero Van Gogh, Matisse, Gauguin.
Colori folli, colori intensi, mai visti prima.

E' stato dunque lodevole concedere all'uomo un uso delle nostre terre così smodato?

O aveva ancora una volta ragione Plinio, identificando nell'Oriente il responsabile della corruzione delle dignitose e posate regole che avevano determinato e normato il colore in Occidente, da Atene a Roma?
Aveva ragione Plinio a prendersela con quei bastimenti carichi, carichi di mille sfavillanti... pigmenti?

L'arte...
l'arte!
Quale migliore strumento di propaganda?
Il popolo aveva bisogno di emozioni per essere conquistato e probabilmente fu per questo che i colori, tutti, furono assolti!

Lo disse anche Picasso:
‘La pittura non è fatta per decorare appartamenti.
E' uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico.’

Ah, non scandalizzatevi...
è così, lo sapete anche voi.
Il bello è che, all'inizio, i colori costarono moltissimo e talune commissioni di quadri vennero fatte oggetto di strenue trattative fra pittore e committente.
Immaginate che le regole senesi, nel 1355, impedivano di sostituire il vermiglione con il minio!

Ma continuando a cavalcare la storia, scalpitando verso il futuro e trotterellando nel passato, vi starete chiedendo dove io e il mio collega vogliamo andare a parare...

Forse potrei parlarvi di luce obliqua?
Forse dovrei mostrare il tracciato delle ombre?

 

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Immagine di un pentagramma colorato (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Tra le righe del pentagramma, compilato con la chiave di Sol e diverse note, vi sono bande di colori che vanno dal giallo, rosso e indaco.Particolare del lato sinistro del pentagramma colorato, con la chiave di Sol.Particolare del lato destro del pentagramma con alcune note.
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O forse no, tutto questo non servirebbe.
Allora dovrei parlarvi di visioni prospettiche, di mere distanze, di profondità.
Certamente potrei menzionare i volumi e con essi gli umori forti e le passioni accese.

Ma probabilmente non basterebbe.

Potrei, allora, spiegarvi dei riflessi, delle forme, degli abissi.

Forse potrei parlarvi della Deposizione del Caravaggio e del dramma della luce che vi si scorge.
Spinte improvvise di energia, l'incarnato livido da suggerire solo gelo.
Il regno del contrasto ove i colori degenerano, impallidiscono, si ritraggono muti di fronte alla violenta contesa fra la luce e il buio!
L'antica contesa, l'eterna battaglia fra il bene e il male.
Fra il caldo e il freddo, la superficie e la profondità.

Un inconciliabile dissidio pari a un imprescindibile legame.
Come la storia dell'amore e dell'anello.
Dell'acqua e dell'assetato.
Del silenzio e del tuono.
Come la musica che brama essere cantata, ma che non vive senza un istante muto.

Ma in fondo cosa cambia al buio o alla luce?
Nulla.
Tutto quel che c'era c'è... e tutto quel che non c'era... non ci sarà.

I colori confondono.
Diceva Leonardo:
‘Quando volete eseguire un ritratto fatelo al calar della sera.’

I colori ingannano, disperdono, deviano l'attenzione!

Questo non vi accadrà in compagnia di ombra fumose!
Ed è venuto dunque il momento che noi ci si presenti.
Noi, quelli che dovrebbero davvero aprire il primo capitolo del grande Trattato di semiologia della tinta che vi accingete a scrivere!
Non il Rosso furioso, né il profondo Blu.
Non il Bianco, pallido e indeciso, o il Nero... perbacco... troppo deciso!

Ma a noi, a noi, la prima pagina!
Il capitolo primo!
Che siamo il Chiaro e lo Scuro!
I signori dello sfumato, delle ombre cupe, delle improvvise pause e delle distese di chiaro.
Noi:
il vero contrasto!

Lo sapeva bene Leonardo Da Vinci quando disse:

‘La pittura è una combinazione di luce e ombra in stretta mescolanza con le diverse qualità di tutti i colori semplici e complessi.’

Ora, la parola all'onorevole Spettro..."

 

 

 

 

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