Deposizione integrale presso la Commissione Cosmica della luce Naturale di Sir Golden Yellow delle terre di Yellowish

[Racconto di Giovanna Gra]

 



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durata 17 minuti




Onorevole Spettro.
Onorevoli colleghi e Pigmenti.
Ministri dell' Iride.

Prima di me, e certo lo sapete tutti, ha parlato nel nome e per conto della mia casata, mio cugino.
Come lui, non voglio tediarvi con lunghi e inopportuni preamboli.
Tuttavia, e perdonate se la citazione è a carattere familiare, faccio mie le sue prime parole, poiché la sua famiglia dà origine alla mia.
Così egli ebbe a dirvi nella sua deposizione, giorni or sono:
egli vi parlò come Giallognolo di Cadmio, erede legittimo e principe ereditario della nostra real casa.
Noi apparteniamo, infatti, come lui stesso vi ha più e più volte sottolineato, a una gamma di alto lignaggio, affidabile e solida.
Abbiamo, infatti, con i complementari, rapporti diplomatici consolidati.
Con le sfumature ottime relazioni diplomatiche aldilà dei chiari e degli scuri confini che talvolta le circondano.
Vantiamo conoscenze nell'iride di tutte le gamme e le velature.
Sappiamo essere trasparenti, cangianti.
Vantiamo fra le nostre fila ottimi smalti.
Fuggiamo zone d'ombra e altre ambigue opacità, siamo temuti dal buio, non custodiamo umori oscuri o pallidi tentativi di rivolta al potere precostituito, men che meno a questa magnifica e onorevole assemblea.
Abbiamo Oro nelle nostre insegne e pepite al posto dei bottoni sulle nostre divise.
Sappiamo brillare in un pugno di riso, nel grano e nelle tinte più tenui e, come disse Giallognolo prima di me, si rivelano gialli i primi candori del soffice manto del goffo pulcino.

Ordunque, sono qui a illuminarvi ancora sul nostro ministero e, per il regno del giallo, scomoderò le parole e il poeta.

Giallo:
un colore democratico che si posa sullo scettro e lungo le vie desolate.

Così ebbe a dire anche l'uomo:

"... Qui delle divertite passioni per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l'odore dei limoni."

E poi ancora, non pago, aggiunge nei versi...

"... Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi;
s'affolla il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara... amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano le loro canzoni
le trombe d'ora della solarità
."
(Eugenio Montale da Ossi di seppia 1920/1927)

E ora, estasiati dai versi, vogliamo mantenerci in codesto stato per ammirare i gialli splendenti e ipnotici dei quadri di Vincent Van Gogh?

Colui che fu ossessionato e conquistato dal giallo fino al sua drammatica morte?
Emile Bernard, pittore e amico del grande artista, ci rimanda una commovente ed incredibile testimonianza.

"... La bara era già chiusa. Sulle pareti della stanza dove il suo corpo giaceva, quasi a fargli da alone, erano appesi tutti i suoi dipinti, e la brillantezza del genio che si irradiava da loro rendeva la sua morte ancor più dolorosa per noi artisti che eravamo là.
La bara era rivestita di un semplice drappo bianco e circondata da mazzi di fiori, i girasoli che amava tanto, dalie gialle, fiori gialli ovunque.
Era questo se ben ricordo il suo colore preferito, il simbolo della luce che egli sognava albergasse nel cuore delle persone così come nelle opere d'arte.
Accanto a lui sul pavimento di fronte alla sua bara c'erano anche il cavalletto, il suo seggiolino pieghevole e i suoi pennelli
."

Eh, sì, il giallo di Van Gogh fece discutere...
fece discutere tanti.
Sull'uomo e sull'effetto del giallo.
Sicché, sulla sua psiche si scontrarono in molti.
La diatriba coinvolse addirittura due scuole di psichiatri e psicanalisti.
Così, i francesi sostennero che il geniale Vincent fosse epilettico.
I loro colleghi tedeschi videro nel pittore e nella sua passione per tale pigmento, addirittura una conclamata forma di schizofrenia!


Altri, altrove, parlarono di febbre gialla, di colpo di sole, di desiderio di castrazione, omosessualità inconscia, eccitazione maniacale.

Eppure, possiamo svelarvi noi, fu solo giallo, o culto del medesimo, un po' di fame e un grande consumo di assenzio.

Cosa vi posso dire dei girasoli di Van Gogh, dunque?

Forse, per cominciare, che furono il suo tema preferito?
Che ne realizzò molti, tanti!
Cambiando il numero dei girasoli nei rispettivi vasi?

E, a proposito di numeri...
lo sapete che una fra queste opere è stata venduta a 53,9 milioni di dollari nel 1987 stabilendo un record?
Beh, se non lo sapete ve lo dico io!

Il più famoso fra questi dipinti consta di quindici girasoli recisi abbandonati in un vaso.
Il vaso poggia su una superficie di cui non si intuiscono i contorni.
Una parete spoglia e grigia fa da sfondo alla natura floreale.
Nel mazzo è curioso notare che i girasoli non hanno tutti lo stesso temperamento.
Molto sono abbandonati o raccolti su loro stessi.
Altri sono nascosti e mollemente accasciati.
Altri sono lievemente appassiti, altri ancora di profilo.
Ve ne sono cinque, invece, che sono posti al centro, vivaci ed eretti.
I colori dei fiori sono diversi.
Nel mezzo un paio più scuri, intorno, altri dalle tinte più accese.
Gialle, naturalmente.

Nella Veduta della pianura della Crau, invece (l'opera è firmata ma non datata dall'autore), spiccano tutte le sfumature del giallo in una vasta gamma.

Sullo sfondo un cielo azzurrino lascia ampio spazio alla piana cotta al sole di giugno.
Sulla sinistra del dipinto, un immenso covone di fieno.
Il grano segna sul terreno ampi appezzamenti di terreno come una curiosa scacchiera dove i gialli si rincorrono brillanti, interrotti qui e lì da raccolti casali dal tetto sbilenco e arancione.
Rare le macchie di verde, sparse ad arte per interrompere qualche ciuffo di grano ocra, un vecchio carro dai toni grigio azzurri campeggia abbandonato al centro del dipinto.
L'opera fu realizzata nel giugno del 1888.
E giugno imperversa su ogni più piccola pennellata lasciata dall'autore.

Anche La notte stellata sembra essere del medesimo periodo, tuttavia gli esperti non sono concordi.
La data, forse, la suggeriscono una splendida e giallissima luna e un'altrettanto sfavillante Venere dal medesimo colore, splendente in un cielo blu notte.
Si era parlato del 19 giugno del 1889.
Data confermata da una Venere sfavillante sul far dell'alba, ma non dalla luna al primo quarto in allineamento con la prima.
Ergo, come certezza, resta solo l'anno.

E ancora, cosa dire del Vaso con Iris, il cui fondo giallo è quasi più importante del soggetto rappresentato!

E ancora, pensiamo al Campo di grano con volo di corvi dove, a parte l'azzurro del cielo, il giallo è alla sua espressione massima:
un manto di grano ove i corvi volano e spaziano perdendosi in giallissime immensità.

E, di più, pensiamo alla scarna camera del maestro da lui rappresentata ad arte.
A quei mobili di legno bianco e al suo letto giallo che campeggia desolato in pochi metri quadrati...

"... ebbene mi è piaciuta molto l'idea di dipingere un interno con quasi niente dentro, di una semplicità alla Seurat", scrisse del suo dipinto Van Gogh all'amico Paul Gauguin.

E correva l'anno 1888.

Ancora giallo, se pur diverso, troviamo nella pittura di Giovanni Fattori (1825-1908), macchiaiolo.
E ne I pagliai del 1859/60, dove in una verdissima campagna svettano in cielo quattro pagliai dalle diverse altezze e dimensioni.

Tetti e nuvole del 1861, Diego Martelli a Castiglioncello del 1867, sono quadri in cui la dominante gialla non è un'opinione, è fortissima.

E ancora giallo, sebbene più spento, ne Il riposo dei muratori del 1869/70.

Purtuttavia, non posso qui non menzionarvi Bifolco e buoi, anni medesimi, e ancora quel giallo pallido e stanco che tappezza la via.
L'uomo ricurvo sui suoi buoi segue la strada ocra che si perde nel nulla.

O ancora, signori, il giallo sabbia del Capanno sul mare del 1885,
dove sembrano gialli persino il cielo, il mare...


dove l'immensa distesa d'acqua si contende, con un lembo di sabbia, il vecchio capanno, forse, abbandonato.

E poi l'ocra espansa nell'opera Reclute di artiglieria del 1890, quello di In vedetta del 1872.
O di Barrocci romani del 1873, in cui i cavalli sostano con i carretti ancora attaccati su uno sfondo di gialle tinte dal cielo alla terra, ove l'azzurro del cielo fatica davvero a contenere tutto quel giallo che circonda in ogni dove la glabra radura.

Forse pallido, ma pur sempre giallo, il pigmento che spicca in alcune opere del Canaletto (1697-1768).
Nel bellissimo Pantheon, del 1742, un maestoso Pantheon giallo pallido viene ritagliato nel cielo romano, mentre le nuvole appaiono inquiete e compongono un laborioso ricamo.

Ma perché berciano quei furiosi Purpurei?
Cosa dite?
Non vi sento!
O, beh, se non vi basta... se non vi basta... cogliete l'oro, perché di questo si tratta!
Di oro, perbacco!
Di oro è rivestito l'Interno della basilica di San Marco del 1744/45.

E le vedute veneziane Campo San Salvatore, Campo San Polo del 1738/39, dove ancora una volta lo scontro è fra il giallo pallidissimo degli edifici e l'azzurro tenue del cielo.

Bello, bello, bello!
Il giallo cupo e un po' malato di Angelo Morbelli (1854-1919) in Giorno di festa al Pio albergo Trivulzio del 1892.
La gialla luce dell'ospizio accarezza il capo stanco e i bianchi incarnati dei pochi vecchi che lì si scorgono.
In primo piano, un uomo accasciato sul tavolo, abbandonato...
poco più in alto, due finestre filtrano una giallastra luce solare che si riflette su delle vecchie panche di legno che decorano la grossa stanza semivuota.

Opera di un giallo cupo, un giallo sporco e malato, la cui intensità evoca una desolata verità, raccontandoci alla perfezione la luce di certi giorni afosi, quasi spenti, dove il sole è nascosto fra eteree nubi...
forse gravide di sabbia.

E cosa dire di certi dirompenti gialli accesi, confusi al rosa e all'arancione, dell'inimitabile Degas?
Donna su un divano che si fa pettinare rappresenta l'immagine di una fanciulla svestita e seduta su un lenzuolo posato su un divano giallo.
Giallo è lo sfondo e arancio la maglia dell'altra donna (di cui vediamo solo le mani e parte del busto) che pettina con maestria i lunghi capelli biondi della protagonista dell'opera.
Ancora Degas, ancora giallo in Donna che indossa l'accappatoio, o in Due lavandaie.

E ditemi:
avete forse dimenticato il giallo di Piet Mondrian (1872-1944) in Broadway Boogie Woogie del 1942/43, dove dei bit gialli composti ad arte si contendono una griglia scomposta, interrotti da altri piccoli bit colorati rossi e blu?

O l'immenso tripudio di giallo e grigio che si inseguono in una simil scacchiera dal taglio rettangolare in Composition with Gray and Light brown del 1918?

Spesso, sì, spesso il corpo umano per Egon Schiele (1890-1918) è giallo, anzi, giallastro.
Molti ritratti e autoritratti hanno una dominante gialla nell'incarnato che racconta un tormento.
Come nell'autoritratto dell'autore medesimo, dove il giallo racconta, soffre, patisce e risulta, oserei dire, essenziale.

Ma di cosa devo convincere quei lattiginosi bianchi lassù?
Cosa berciano ancora?
Non vi basta?

Volete parlare di storia?
Benissimo, eccovi immediato il riferimento:
i mosaici bizantini a Ravenna, nella basilica di san Vitale, con il corteo dell'imperatore Giustiniano e della moglie Teodora.
Qual è la tinta dominante?
Ah, ora tacete?
Io però ho in mente un solo nome e non tacerò:
Oro!!!

Ma se proprio volete parlare di riflessi, di bagliori, di una luce giallo tenue ed impalpabile mescolata con riflessi rosati e leggeri, la troverete in alcune nature morte di Giorgio Morandi (1890-1964), come i Fiori del 1924 o la Natura morta del 1949.
Per coloro che non si accontentano, invece, annuncerò il giallo deciso di Joan Mirò (1893-1983) in quadri come Paesaggio catalano, il cacciatore dove, nella scarna stanza, spiccano e servono i gialli e qualche ocra a dare dinamicità all'insieme.

E ancora, se non siete paghi, se non siete sazi, voglio tentarvi con il pieno e corposo giallo usato da Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938) pittore espressionista.



Ragazza sotto ombrellino giapponese del 1909, Autoritratto come soldato del 1915 vivono... attenzione... vi dico VIVONO del giallo intenso dominante nel quadro.

E ne La cala del 1914 il giallo e il verde sottolineano la forza del segno del pittore.
E non è un mistero, almeno non lo è nella mia casata, che giallo, verde e blu siano stati colori fra i più amati da Kirchner!

Naturalmente, naturalmente saprò condividere gli onori, onorevole Spettro.
Ma che si ragioni su quanti indizi e talenti vi ho messo sul piatto!

E allora ditemi, ditemi:
se il giallo non fosse quel pigmento caldo e squillante, Roy Lichtenstein l'avrebbe forse scelto?
Perché, voi certamente lo sapete, Roy Lichtenstein (1923-1997) non si è fatto scrupolo alcuno nell'esaltare il giallo delle capigliature delle sue donnine ormai celeberrime.

Ah!
Che scuotano pure la testa quei giovani vermigli, ma resta il fatto che
è uno sbaffo giallo il segno che troviamo in rete, se vogliamo entrare nel sito della Roy Lichtenstein Foundation!

Giallo!

Onorevole Spettro.
Onorevoli colleghi e Pigmenti.
Ministri dell'Iride.
Questo il mio rapporto, che vi ho fatto percorrendo le pianure di Yellowish dove ho visto gialleggiare l'autunno, danzare le foglie filtrate dai gialli raggi del sole come nella stella della mia casata, quella dei Golden Yellow da cui mi onoro di aver preso i natali.

 

 

 

 

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