VITE E FATTI MEMORABILI (ALMENO PER ORA)

Palloncini viola

La rinascita delle farfalle

di Guido Barlozzetti

 

Parla di anoressia e disturbi alimentari misconosciuti il documentario Hangry Butterflies, dando voce a chi ne soffre e cerca una via d’uscita.
Da oggi, lunedì 15 marzo, è disponibile su RaiPlay e alle 16 sarà trasmesso in prima visione assoluta su Rai3, in occasione della Giornata nazionale dedicata ai disturbi del comportamento alimentare. Rai  Pubblica Utilità lo ha reso accessibile anche alle persone con disabilità sensoriali, fornendo sottotitoli e audiodescrizione online e in tv.

«Per la prima volta oggi dopo 3 anni ho mangiato come tutti. Con un qualcosa preso dallo stesso vassoio, preparato da mamma, come ai vecchi tempi. Non avevo più mangiato come gli altri. Mai. Oggi ce l’ho fatta. E’ stato così bello, mi sembrava di essere tornata bambina».

Emma è toscana e ha 19 anni, pubblica sul suo profilo di Instagram foto, racconti, hashtag, come fanno in tanti, solo che i suoi post contengono immagini di piatti preparati con cura che vengono deposti su una tavola. Sono loro che raccontano di un percorso, difficile, doloroso ma determinato, per uscire dalla trappola dell’anoressia e di come in questo cammino impervio e fragile abbia assunto una grande importanza la rete.

Emma a 16 anni era arrivata a pesare 40 chili, mangiava una volta ogni tre giorni, aveva eliminato dai pasti tutto, perché il cibo le faceva paura. Poi il ricovero in una clinica, il sostegno di psicoterapeuti e nutrizionisti e, poco a poco, una rinascita che passa anche attraverso Instagram.

Parte da questa esperienza e dalla constatazione che l’anoressia è spesso, troppo spesso, una malattia negata e non riconosciuta, sia da chi ne è colpito, sia da medici e genitori, Hangry Butterflies, un documentario che racconta la rinascita delle farfalle anche grazie al concorso di un social.

Scritto e diretto da Maruska Albertazzi, sceneggiatrice e giornalista che l’anoressia l’ha vissuta in prima persona, prodotto da Blindspot Studio e Rai Cinema, il lavoro mette in fila una serie di testimonianze, ognuna delle quali viene a comporre il quadro di una patologia e di una speranza.

Con Emma, ascoltiamo Giulia, Nicole, Agnese, Micaela, Beatrice, Claudia, Alessandra, Camilla e Chiara. Hanno il volto e il sorriso di chi è riuscito a invertire una caduta che poteva essere rovinosa e sta finalmente provando a rialzarsi. Raccontano dell’influenza negativa dell’immagine di certe modelle, dell’idea sbagliata che associa l’anoressia alla magrezza, dell’impotenza e dell’ignoranza di fronte alla malattia, del mancato riconoscimento dei disturbi alimentari, della necessità di cambiare punto di vista su se stessi. Tutte concordano che c’è un punto oltre il quale si apre un baratro e solo la consapevolezza, la forza di volontà e la voglia di vivere possono aiutare a invertire la discesa.

Hangry Butterflies affidandosi alle parole dirette delle ragazze mostra quanto sia importante l’accoglienza in luoghi attrezzati e dotati di competenze adeguate, dal livello psicologico a chi si occupa dell’alimentazione e del modo di proporla, stabilendo un rapporto.

Ed è qui che un social come Instagram si è rivelato una risorsa. Aprendo un profilo ricovery in pagine dedicate, le ragazze hanno potuto testimoniare di se stesse, scambiarsi esperienze e soprattutto uscire dalla solitudine e condividere. ”L’idea dei profili - dice Micaela - è molto utile. Ti fa sentire che non sei sola e che altri hanno provato la tua stessa condizione. E’ un modo per uscire dal guscio”.

Ma il documentario non si limita a mettere in fila le voci, le intercala con le immagini di un loro incontro, reale, a Firenze, perché il contatto virtuale dei social ha motivato le ragazze a uscire dalla bolla del virtuale e del diario digitale alimentare e a riunirsi, con la gioia, il piacere, l’aria della festa che la vicinanza porta con sé. Insomma, una community di ragazze che dialoga e s’incontra per l’Italia, mangiando insieme e coltivando una speranza.

“Sono oltre 3 milioni in Italia le persone che convivono con disturbi del comportamento alimentare. Tra questi 2,3 milioni sono adolescenti e l’età di esordio si è abbassata ai 7-8 anni”, sottolinea Maruska Albertazzi. E dà il senso di tutta l’operazione: “I social sono spesso visti come una cosa negativa, pensiamo ai profili Pro–ana e alle immagini di influencer magrissime, ma è solo questa le verità? No. Possono dare una mano a vincere la malattia: permettono di fare gruppo, di fare rete. Il disturbo alimentare non riguarda solo chi rifiuta il cibo fino a diventare uno scheletro. È una patologia sfuggente, infingarda. Chi ne soffre è hungry, affamato, ma anche angry, arrabbiato”. Da qui il titolo.

E’ convinta che sia giunto il tempo di creare una rete che faccia da punto di riferimento su tutto il territorio del Paese.
Alla fine di Hangry Butterflies, vediamo le ragazze che lanciano monetine in una fontana e poi Emma che, serena, sale su un treno e si addormenta.

 

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