STANLEY KUBRICK: I 90 ANNI DELL'ORACOLO DEL CINEMA

Primo piano di Stanley Kubrick con la cinepresa in mano durante le riprese di Full Metal Jacket, nel 1987

 

L’Odissea di Stanley Kubrick

Tra i primi ad accorgersi di Stanley Kubrick – che era nato a New York il 26 luglio 1928, già nella seconda metà degli anni Cinquanta si era messo in evidenza con i suoi primi film – fu Orson Welles, che in un’occasione lo definì un gigante.

Kubrick era approdato al cinema attraverso la fotografia e aveva debuttato nel 1953 con un film, Paura e desiderio, che in un secondo momento non volle riconoscere. I successivi Il bacio dell’assassino e Rapina a mano armata sembrarono manifestare il suo interesse per il così detto cinema noir, per via della cupa ambientazione metropolitana delle due trame, entrambe girate in un minaccioso bianco e nero.

Viceversa Orizzonti di gloria, interpretato dal magnetico Kirk Douglas e indirizzato a una lucida denuncia delle dinamiche della guerra, mostrò come il regista fosse a proprio agio con qualsiasi genere cinematografico. Impressionato dalle qualità di Kubrick, Douglas lo volle accanto a sé per la realizzazione di Spartacus, un film storico dal quale era stato allontanato il regista precedentemente scelto dalla produzione.

Il crescente consenso di critica e di pubblico rese Kubrick più consapevole ancora del proprio talento. Nella prospettiva di volere ottenere più autonomia possibile, rispetto al sistema imposto dagli studi hollywoodiani, nei primi anni Sessanta egli decise di lasciare gli Stati Uniti e di stabilirsi in Inghilterra. Una decisione controcorrente e temeraria, che proprio per questo lo rese un cineasta realmente indipendente.

Il primo film girato da Kubrick in Europa fu Lolita, tratto da un romanzo dello scrittore russo Vladimir Nabokov e basato sulla relazione tra un uomo di mezza età e una ragazza. Si trattava di un tema estremamente delicato. Eppure la sobrietà della messa in scena, insieme alla misurata interpretazione dell’attore protagonista James Mason, fecero del film un successo.

Impressionato dal clima della Guerra fredda (come venne definito lo scontro ideologico e politico tra Usa e Urss che a partire dalla seconda metà degli anni Quaranta mise sotto pressione il resto del mondo) Kubrick decise di realizzare Il Dottor Stranamore, avvalendosi del talento di Peter Sellers, che interpretò ben tre ruoli, e mettendo alla berlina le contraddizioni della diplomazia e i limiti più evidenti della mistica militare.

Un altro argomento decisivo e che acquisiva sempre maggiore interesse presso l’opinione dell’epoca, quello cioè della conoscenza e della conquista dello spazio, fornì a Kubrick il materiale per il suo capolavoro, il celebre 2001: Odissea nello Spazio.

Derivato da un racconto di Arthur C. Clarke, e più volte rimaneggiato prima della distribuzione nelle sale, il film affrontava il mistero della vita e dell’identità umana. La scarsezza dei dialoghi, l’ampio e inaspettato impiego di musica classica e d’avanguardia, la credibilità scientifica ottenuta dalla collaborazione con la Ibm e la Nasa, resero la pellicola una suggestiva sinfonia di immagini e di enigmi senza fine.

Negli anni Settanta Kubrick, oramai considerato alla stregua di un Maestro, girò due soli film: Arancia meccanica, tratto dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess e rivolto a smascherare i soprusi della politica e le contraddizioni della democrazia, e Barry Lyndon, lungo affresco sul Settecento imperniato sull’esistenza priva di scrupoli di un avventuriero.

Negli anni Ottanta fu la volta di Shining, col quale il regista si cimentò con il genere horror attraverso un’istrionica interpretazione di Jack Nicholson, e di Full Metal Jacket, che invece documentava il dramma del Vietnam da un insolito punto di osservazione.

Infine negli anni Novanta arrivò l’ultima produzione. Si trattò di Eyes Wide Shut, una novella di Arthur Schnitzler giocata sul corpo a corpo tra coscienza e sessualità, che Kubrick desiderava girare da tempo e che portò sullo schermo con due star del calibro di Tom Cruise e Nicole Kidman.

Kubrick si spense prima del 2000. Molti temi esplorati nel suo lavoro e legati alla modernità in termini politici e artistici (la disperazione dei fuori legge, le menzogne della politica, le ingiustizie della guerra, le prospettive della scienza, la violenza del quotidiano, il pericolo della solitudine) egli li ha visualizzati con un uso stupefacente della macchina cinematografica.

Non amato o compreso da tutti, Stanley Kubrick ha tuttavia avuto il merito di rendere accessibile a tutti la sua ricerca, mostrando come anche nello spettacolo ci sia spazio per l’onestà della ricerca.

 

Lo studio di colui che raccontò il futuro

Kubrick e la sua opera sono ancora oggi studiati dagli esperti del settore. Non è affatto sorprendente, considerando che Kubrick ha cambiato il modo di fare cinema cimentandosi in vari generi, dal fantascientifico al film storico, passando per le pellicole di denuncia alla guerra. Se ne è parlato anche in due puntate di Hollywood Party su Radio 3 dove, tra gli altri argomenti, vengono presentati due libri che provano a raccontare la vita e l’opera del cineasta: nella prima (durata 44 minuti), lo scrittore Massimo Lepore presenta il suo saggio Doppio Kubrick, in cui spiega che è presente un collegamento diretto con i 13 film realizzati dal regista. Nella seconda puntata (durata 45 minuti) lo scrittore Roberto Lasagna, nel suo libro Il mondo di Kubrick, racconta il periodo d’esilio inglese del regista americano.

Il personaggio Kubrick è stato raccontato soprattutto dai grandi personaggi del cinema. Uno di questi è il maestro Giuseppe Tornatore (durata 2 minuti), che ha raccontato le sue sensazioni nell'apprendere la notizia della scomparsa del regista americano, avvenuta il 7 marzo 1999, e la sua prima reazione subito dopo aver visto quello che verrà considerato il più grande capolavoro della cinematografia: 2001: Odissea nello spazio. La bizzarra storia di come è nato il film viene raccontata in Wikiradio (durata 29 minuti) di Radio3, puntata nella quale è presente una delle poche interviste che il regista americano ha rilasciato, in cui racconta il suo mestiere. Il personaggio Kubrick viene raccontato in una puntata di Pezzi da 90 (durata 10 minuti) di Radio2, attraverso le testimonianze di Tatti Sanguinetti, Tom Cruise (che ha potuto lavorare nell’ultimo lavoro di Kubrick Eyes Wide Shut) e Gianfranco Bellini, la voce italiana di HAL 2000 in 2001:Odissea nello spazio.

E' possibile assaporare la maestria del regista con due delle sue opere riproposte da Il cinema alla radio di Radio3.
La prima è Dottor Stranamore (durata 73 minuti), del 1964, tratto dal romanzo Red Alert di Peter George: una geniale satira che racconta la paura della guerra nucleare, che a quei tempi sembrava imminente. La seconda, basata sull’omonima opera a puntate di William Makepeace Thacheray, è Barry Lindon (durata 72 minuti), una pellicola in costume che il regista americano ha considerato la sua opera migliore, probabilmente perché non tratta i temi sociali dei precedenti film.

 

 

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