PAOLO VI: UN PAPA SILENZIOSO… CHE HA LASCIATO IL SEGNO

Foto in bianco e nero di Papa Paolo VI che impone la berretta cardinalizia al cardinale Wojtyla

 

La fede come mediazione

Secondo l’opinione dei vaticanisti l’elezione di Paolo VI, avvenuta nel 1963, accadde per due ragioni: la qualità dei rapporti avuta dal pontefice con i suoi due predecessori (rispettivamente Papa Pio XII e Papa Giovanni XXIII) e la sua vasta preparazione, che fondeva la cultura pastorale con quella amministrativa.

Si dice che Papa Giovanni avesse sempre patito un certo disagio all’interno del Vaticano, dove era arrivato in tarda età e dove sovente si trovò in imbarazzo di fronte alla complessa macchina burocratica della Santa Sede. Viceversa Paolo VI proveniva proprio dagli ambienti della Curia romana e fece tesoro di quell’apprendistato durante il suo pontificato.

Prima di essere eletto Papa, alla metà degli anni Cinquanta, Paolo VI era stato arcivescovo di Milano. La sua reggenza fu connotata da un’intensa attività di ispirazione sociale, giacché si occupò a lungo delle classi meno abbienti e si impegnò affinché la città, provata dalla guerra e sfiduciata verso la religione, recuperasse il senso della fede.

Il pontefice era nato nel 1897 a Concesio, in provincia di Brescia, con il nome di Giovanni Battista Montini. La sua famiglia era di estrazione borghese e la sua formazione ebbe inizio presso un collegio di padri Gesuiti, fino all’ordinazione sacerdotale nel 1920.

Evidenziate le sue spiccate qualità intellettuali, Montini fu avviato agli studi diplomatici e nel 1924, dopo un formativo soggiorno in Polonia, consolidò la propria istruzione con il conseguimento di tre lauree: in filosofia, in diritto canonico e in diritto civile.

Sin da ragazzo il sogno di Montini era stato quello di dedicarsi all’attività parrocchiale. Ma fu un’aspirazione che non trovò sbocco nella realtà perché gli incarichi mano a mano ricevuti (dalla partecipazione alla Federazione Universitaria Cattolica Italiana all’intensa collaborazione con Pio XI e con Pio XII, fino a un lungo viaggio esplorativo in America e in Africa su incarico di Giovanni XXIII) furono sempre più importanti.

Il pontificato di Paolo VI fu segnato da diversi significativi episodi. La volontà di portare a termine il Concilio Vaticano II, fortemente voluto da Papa Giovanni. Il mantenimento dell’unità della Chiesa, messa a dura prova da un crescente numero di correnti interne. La progressiva assenza di spiritualità della società, pericolosamente sedotta dal consumismo. La delicata questione del controllo delle nascite e della contraccezione, in una comunità sempre più laica e spaccata in due dai fermenti politici degli anni Sessanta e Settanta. Le decisive novità introdotte nel mondo ecclesiastico, dal Sinodo dei vescovi alla riforma della liturgia, nella prospettiva di aggiornare l’identità cattolica a cominciare dal suo linguaggio.

Per Paolo VI il periodo più difficile della sua esperienza fu forse quello del rapimento di Aldo Moro, il Presidente della Democrazia Cristiana sequestrato dalle Brigate Rosse nella primavera del 1978 e amico personale del Papa. Il Pontefice fece il possibile per salvare la vita dello statista e uscì certamente molto scosso dall’esito drammatico della vicenda. Si spense poco dopo, nell’estate del 1978.

E’ stato detto che nell’età della comunicazione la figura di Paolo VI, rispetto alla popolarità di Papa Giovanni e al magnetismo di Papa Wojtyla, è apparsa spesso in penombra. Egli era indubbiamente un uomo riservato, dedito allo studio e alla vita spirituale, ma non per questo meno vigile.

I suoi numerosi viaggi in Italia e all’estero (dove fu perfino vittima di un attentato, a Manila nelle Filippine) testimoniano infatti di una lucida apertura mentale, indirizzata a rinnovare la tradizione religiosa e nello stesso tempo a comprendere il mondo e i suoi cambiamenti.

In tempi recenti la figura di Paolo VI è stata oggetto di nuova valutazione e il significato del suo lavoro è stato compreso in modo più esaustivo. In un’occasione ebbe a dire: “Se solo noi potessimo dire Padre Nostro sapendo cosa significhi, noi capiremmo dunque la fede cristiana”.

 

Il pontefice vissuto nella contestazione

Montini venne eletto al soglio di Pietro il 21 giugno del 1963, come Rai Storia ricorda nella rubrica Accadde Oggi (durata 1 minuto). Questa elezione si è compiuta nel segno di continuità con i lavori del Concilio Vaticano II, aperto nel 1962 da Giovanni XXIII. Come raccontato nel servizio di TV7 del 6 dicembre 1965 (durata 3 minuti), questo concilio ebbe ripercussioni rilevanti sia sul piano religioso che su quello politico e culturale.

Nel Natale del ‘66, Papa Paolo VI celebrò la messa in una Firenze colpita nell’anima dopo l’alluvione del 4 novembre. Rai Teche ripropone un filmato della messa di Natale (durata 59 minuti), momento che scosse emotivamente i fiorentini dando loro un nuovo stimolo per reagire alla tragedia. Quando il Papa entrò in città, la folla di gente accorsa per strada fermò il pontefice che salutò e benedisse tutti. Il lungo percorso del Papa, che quella notte tocco i vari punti più colpiti dall’alluvione, fu costellato di gente che si stringeva a lui per ritrovare la speranza. E l’omelia di Paolo IV fu a tutti gli effetti un inno alla speranza. “Siamo qua venuti”, disse, “nel giorno della tenerezza e della fortezza dell’amore per piangere con voi. Fiorentini, ai cento titoli che voi potete avanzare per la nostra affezione, si è aggiunto un altro titolo che ci ha messi in cammino: il vostro dolore, così grande, così singolare, così fiero e degno”.

Papa Montini è stato ricordato negli ultimi anni nell’anniversario della sua morte dalla rubrica religiosa di Radio1 Ascolta si fa sera. Nella puntata del 05 agosto 2015 (durata 2 minuti), Monsignor Domenico Pompili, Vescovo di Rieti, ha voluto ricordare un pontefice dimenticato in fretta perché contrario al consumismo attraverso la lettura di un passo del suo testamento di alcuni giorni prima della morte, con un richiamo poetico alla fine della vita come un tramonto. Nella trasmissione del 24 agosto 2016 (durata 2 minuti), durante il Giubileo della Misericordia, Monsignor Pietro Santoro, Vescovo della Diocesi di Avezzano, ha presentato un'invocazione di Papa Paolo VI sull'accoglienza e la comprensione del prossimo. In Ascolta si fa sera del 06 agosto 2017 (durata 2 minuti) Monsignor Francesco Giovanni Brugnaro, Arcivescovo dell'Arcidiocesi di Camerino/San Severino Marche, ha ricordato la figura del Pontefice e il suo impegno per l'evangelizzazione, l'apertura della Chiesa al dialogo verso il mondo moderno, l'interesse per la questione della povertà, l’apertura mondiale del cattolicesimo.

Due in particolare sono le encicliche pubblicate con cui si è contraddistinto il pontificato di Paolo VI: la prima è la Ecclesiam Suam, interamente incentrata sulla Chiesa cattolica e in particolare sulla sua attualità e sulle vie con cui essa dovesse attendere al suo mandato, aprendosi all'incontro e al dialogo, quest'ultimo fondamentale per la comprensione del Vangelo. Su questa enciclica la rubrica Ascolta si fa sera ha trasmesso due speciali nel 2014, cinquantenario della pubblicazione e quarantennale dalla morte papa Montini. Nella puntata del 4 agosto (durata 3 minuti) Monsignor Brugnaro racconta il primo incontro con l’allora giovane universitario e la sua indicazione per la strada del sacerdozio. La puntata del 07 agosto (durata 3 minuti) spiega, attraverso le parole di Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, cosa ha rappresentato Ecclesiam Suam.

L’altra enciclica è l’Humanae Vitae, che quest’anno celebra i 50 anni dalla pubblicazione. L’enciclica trattò il tema della contraccezione e della correlazione tra unione e atto procreativo nel matrimonio. Un tema molto dibattuto, soprattutto in quella stagione di contestazione politica e generazionale. Di questo argomento si è parlato nella puntata del 05 novembre 2017 di Il cielo sopra San Pietro (durata 23 minuti), durante la rubrica L’ora di religione, con Marinella Perroni, teologa e Docente di teologia biblica presso il Pontificio Ateneo Sant'Anselmo di Roma. Anche Alfonso Botti ha raccontato dell’enciclica su Radio3 nella puntata 25 luglio 2017 di Wikiradio (durata 30 minuti).

La figura di Paolo VI, oltre che sotto l’aspetto religioso, ha lasciato un segno nella politica italiana. Soprattutto durante le fasi delicate del sequestro del segretario della Democrazia Cristiana Aldo Moro, rapito dalle Brigate Rosse e ucciso dopo 55 giorni di prigionia. I funerali di Stato furono celebrati da Paolo VI nella Cattedrale di San Giovanni in Laterano, dove il pontefice, durante la benedizione riproposta in un filmato di Rai Teche (durata 6 minuti), ricordò la figura di Moro e la sua tragica fine. Tuttavia il funerale, per volere della famiglia Moro, si svolse senza il corpo dello statista democristiano che, in una lettera scritta durante la prigionia a Benigno Zaccagnini il 24 aprile 1978, aveva espresso le sue ultime volontà: “Per una evidente incompatibilità, chiedo che ai miei funerali non partecipino né Autorità dello Stato né uomini di partito. Chiedo di essere seguito dai pochi che mi hanno veramente voluto bene e sono degni perciò di accompagnarmi con la loro preghiera e con il loro amore”.

Paolo VI venne beatificato il 14 ottobre del 2014. Per questo evento il Gr1 realizzò uno speciale che potete riascoltare diviso in quattro parti:
prima parte (durata 20 minuti)
seconda parte (durata 17 minuti)
terza parte (durata 22 minuti)
quarta parte (durata 35 minuti)

Inoltre la rubrica di Radio1 Pensiero del giorno del 07 novembre 2014 (durata 2 minuti) ha voluto sentire l’opinione di Luca Diotallevi, professore di Sociologia dell'Università di Roma Tre.

Il prossimo 14 ottobre Paolo VI verrà proclamato Santo da Papa Francesco. Se ne è parlato nella puntata del 25 febbraio 2018 di Il cielo sopra San Pietro-L’ora di Religione (durata 38 minuti) con Daniele Menozzi, storico delle religioni e Ordinario di Storia Contemporanea alla Normale di Pisa, e Francesco Antonio Grana, vaticanista de ilfattoquotidiano.it.

“L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri; o se ascolta i maestri, lo fa perché sono testimoni". Questa frase, scritta dal pontefice nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi n. 41, fu pronunciata da Paolo VI nel suo discorso durante l’Udienza al Pontificio Consiglio per i laici del 2 ottobre 1974. Chiara Giaccardi, docente di Sociologia e Antropologia dei media all'Università Cattolica di Milano, ne ha parlato nella rubrica di Radio1 Pensiero del giorno del 22 marzo 2015.(durata 2 minuti).

 

 

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