ALDO MORO, A 40 ANNI DALLA SCOMPARSA

Foto in bianco e nero, dalla trama leggermente sgranata, di un primissimo piano dell'Onorevole Aldo Moro.  Lo sguardo è volto in basso a sinistra, fuori campo, e un sorriso è leggermente accennato

 

In memoria di un uomo di Stato

Quando lo scrittore Leonardo Sciascia pubblicò L’affaire Moro, nell’autunno del 1978, lo statista era morto da pochi mesi, il 9 di maggio. Il suo cadavere infatti era stato rinvenuto a Via Caetani a Roma, a pochi metri dalla sede della Democrazia Cristiana e da quella del Partito Comunista Italiano.

Durante gli anni le pubblicazioni su questa drammatica vicenda sono state moltissime (l’ultima delle quali, in ordine di tempo, è Il caso Moro di Agostino Giovagnoli) ma la testimonianza resa da Sciascia rimane la più importante, sia per la statura dell’autore che per il contenuto del suo testo – dove attaccò apertamente lo Stato, colpevole ai suoi occhi di non aver fatto tutto il possibile per salvare l’uomo politico.

E’ stato detto tante volte che il rapimento, la prigionia e l’uccisione di Aldo Moro rappresentano un episodio cruciale della cronaca del Paese e hanno reso il martirio dello statista un fatto popolare ed emblematico, come ha dichiarato l’ex-leader della DC Ciriaco De Mita a «Il Messaggero» lo scorso 11 marzo.

Invece il giornalista Gianni Oliva, in un editoriale apparso su «La Stampa» il 25 febbraio, ha fatto notare come, dopo il ritrovamento del cadavere di Moro, le istituzioni decisero di risalire la china e di elaborare azioni antiterroristiche finalmente adeguate, coordinate oltretutto dal generale Dalla Chiesa. Intanto – ha ricordato sempre Oliva nel suo articolo – le legislazioni sui pentiti e sui dissociati, approvate rapidamente nel 1979, crearono le condizioni per la rivincita dello Stato.

Viceversa i brigatisti si trovarono di fronte una crisi interna, giacché dopo aver ucciso il Presidente della Democrazia Cristiana erano consapevoli che non era loro più possibile alzare ulteriormente il tiro. Mentre prendevano atto che le tensioni rivoluzionarie dei primi anni Settanta, che erano state la miccia della parabola terroristica, venivano esaurendosi nella stagione del riflusso – che sarebbe poi sfociata nel disimpegno degli anni Ottanta.

Nonostante le continue e capillari ricostruzioni dei fatti di quelle settimane (come quelle firmate da Ezio Mauro su «La Repubblica» dell’8 marzo e da Miguel Gotor su «Il Fatto Quotidiano» del 9 marzo) continua a emergere la difficoltà, e in fondo un sentimento di frustrazione, a comprendere per davvero cosa sia accaduto nei cinquantacinque giorni del sequestro.

Nel corso degli anni si sono accavallate decine di ipotesi sull’intera gestione della vicenda, che arrivò a coinvolgere persino il Vaticano attraverso la figura di Paolo VI – il quale si impegnò in prima persona nel tentativo, poi andato a vuoto, di pagare un ingente riscatto ai rapitori.

La storia giudicherà tutti i protagonisti del caso Moro, da una parte e dall’altra. Restano, nella loro scarna espressione, le parole che Adriana Faranda (tra i postini delle Brigate Rosse incaricati di consegnare la corrispondenza del prigioniero) ha rilasciato in una recente intervista televisiva: «Fu tutto terrificante».

 

Il ricordo dagli archivi Rai

Per la ricorrenza dei 40 anni dal ritrovamento del corpo di Aldo Moro, Rai Cultura ha omaggiato la figura dello statista dedicandogli uno dei suoi WebDoc (navigalo con Chrome).

I cenni biografici di questo protagonista della vita politica italiana dal secondo dopoguerra agli anni Settanta sono stati tracciati da Rai Storia: vai alla scheda.

Con Accadde oggi è ancora Rai Storia a riassumere brevemente i concitati avvenimenti di quel 16 marzo 1978 (durata 1 minuto), mentre dalle Teche Rai è possibile riascoltare il primo annuncio del sequestro di Aldo Moro (durata 1 minuto).

Per conoscere a fondo il Presidente della DC rapito e ucciso dalle Brigate Rosse non si può mancare di ascoltare il ciclo realizzato per Alle otto della sera di Radio2 da Corrado Guerzoni, addetto alla comunicazione di Aldo Moro per 19 anni. Vai alle 20 puntate di "Aldo Moro".

Gli Speciali di Rai Radio Techetè hanno recuperato preziosi materiati di archivio sul quattro volte Presidente del Consiglio per ricordare la sua figura e l'importanza che ha avuto per la politica del Paese.
Lo ha fatto nel marzo 2016 con il ciclo in quattro puntate "Cronaca di un rapimento: i 55 giorni di Aldo Moro" e l'anno seguente con una puntata di Radio Doc intitolata "Caso Moro, quel che resta di un dramma italiano" (durata 42 minuti).

Il 23 settembre 2016 si sono celebrati i 100 anni dalla nascita di Moro. La ricorrenza è stata al centro delle trasmissioni di alcuni dei programmi di approfondimento culturale di Radio Rai.
Nello Speciale Gr Parlamento su Radio1 dal titolo "Aldo Moro, 100 anni dalla nascita" (durata 21 minuti) Carlo Albertazzi e Paola Severini Melograni hanno intervistato Michele Dau, curatore del libro Governare per l'uomo, edito da Castelvecchi, che ha raccolto i discorsi di Moro.
Per Radio2 è stato Pezzi da 90, con i suoi collage da archivio, a ricordare il Presidente nella puntata "Aldo Moro, il sogno di una democrazia compiuta" (durata 16 minuti).
Infine, Fahrenheit di Radio3 ha parlato de "I 100 anni di Aldo Moro" (durata 32 minuti) con tre storici: Emilio Gentile, Guido Formigoni e Umberto Gentiloni.

Lo scorso anno, in attesa del quarantesimo anniversario del sequestro e della morte di Moro, Il pescatore di perle di Radio1, ovvero ancora Carlo Albertazzi, ha interrogato Giuseppe Fioroni, presidente della Commissione bicamerale d'inchiesta, e lo storico Guido Formigoni su cosa accadde davvero in quei drammatici cinquantacinque giorni e perché. Riascolta la puntata (durata 23 minuti).

Il 16 marzo 2018, in occasione dei quarant’anni dal rapimento dello statista e dalla morte della sua scorta, Fahrenheit ha ospitato Marco Baliani, Roberto Fagiolo e Giuseppe Fasanella per ricordarli (durata 91 minuti).
Nella puntata “È la televisione, bellezza” (durata 54 minuti) di Tutta la città ne parla, ancora su Radio3, si è discusso invece dell’opportunità di invitare oggi i brigatisti in tv rischiando di dare loro troppo risalto e valore.

 

 

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