ADDIO A SERGIO MARCHIONNE, UN MANAGER VISIONARIO

Primissimo piano di Sergio Marchionne

 

Si è spento in un ospedale di Zurigo all’età di 66 anni l’uomo che rivoluzionò l’industria italiana. Il saluto di Rai Easy Web.

 

La solitudine del comando

Furono tre persone di fiducia – e cioè Flavio Cotti, ex-Presidente della Confederazione Svizzera e consigliere d’amministrazione indipendente della Fiat; il barone August von Finck, che ne aveva apprezzato le capacità quando la sua quota di partecipazione nella società Alusuisse raddoppiò di valore; e il dirigente d’azienda Pierluigi Gabetti, noto per la sua costante presenza nell’orbita finanziaria della famiglia Agnelli – a fare il nome di Sergio Marchionne a Umberto Agnelli, nella primavera del 2000.

Tramite Worms (un gruppo finanziario partecipato da Ifil, la finanziaria della famiglia Agnelli) Umberto Agnelli era divenuto azionista della Sgs (Société Gènèrale de Surveillance) leader mondiale di certificazione aziendale e movimentazione merci, ma come altri componenti della società elvetica non era soddisfatto dei risultati ottenuti dal management e dunque cercava una nuova figura.

L’incontro con Sergio Marchionne persuase Umberto Agnelli a tal punto che, dopo avergli affidato la guida di Sgs e averne verificato gli immediati ed eccellenti risultati di risanamento, nel 2003 lo designò come nuovo membro del Consiglio di Amministrazione della Fiat. Nel giugno dell’anno dopo Marchionne (a margine di una crescente fiducia della famiglia Agnelli, che nel frattempo aveva vanificato le ambizioni di Giuseppe Morchio, il dirigente che provò a scalare i vertici dell’azienda dall’interno) divenne l’amministratore delegato della Fiat. In fabbrica era arrivato un uomo della finanza, secondo gli intendimenti di Umberto Agnelli.

Proprio Umberto Agnelli era venuto a mancare il mese prima, mentre nel gennaio del 2003 si era spento Gianni Agnelli. La scomparsa dei due fratelli gettò nello scompiglio l’intera ramificazione familiare, composta non soltanto dal nucleo degli Agnelli ma anche da quello dei Nasi, dei Rattazzi, dei Campello e dei Brandolini. Marchionne dovette prendere le mosse da questi episodi cruciali e gettare le basi per un rinnovato rapporto di fiducia con la proprietà, dal buon rapporto con John Elkann al ridimensionamento del ruolo di Luca Cordero di Montezemolo.

Marchionne era entrato nel mondo del lavoro al termine degli anni Settanta, dopo aver studiato in Canada dove la sua famiglia, di origine abruzzese, si era trasferita durante gli anni Sessanta. Era nato dieci anni prima, a Chieti nel 1952, e nonostante la dimensione internazionale assunta nello svolgimento della professione, rimase sempre attaccato alla sua terra d’origine.

Le prime esperienze professionali di Marchionne avvennero nell’ambito legale (dato che dopo la prima laurea in filosofia ne aveva acquisita una seconda in giurisprudenza, alle quali aveva aggiunto un Master in amministrazione e business). Questi incarichi furono suddivisi tra Canada e Stati Uniti all’interno dei più prestigiosi gruppi nord-americani. Tra questi Acklands Ltd, una società di componentistica auto; Deloitte Touche, un’azienda di servizi di consulenza e revisione per la quale effettuò un’attività di consulenza fiscale; e Lawson Mardon, un marchio che operava nell’imballaggio e dove incrociò la strada del finanziere italiano Sergio Cragnotti, con il quale sviluppò un controverso rapporto di lavoro.

Nel 2004, secondo il parere degli analisti, la Fiat era a un passo dal fallimento. L’anno dopo Marchionne ottenne il primo significativo risultato quando, a un tavolo di confronto con la General Motors con la quale esistevano intese precedenti, negoziò una liberatoria di due miliari di Euro. Essa rappresentò un tesoretto da cui avviare il rilancio del gruppo. Il cerchio si chiuse quattro anni dopo allorché (con la decisiva benedizione di Barack Obama) Fiat assunse il controllo della Chrysler, l’azienda automobilistica finita in amministrazione controllata. Marchionne riuscì a rilanciarla, realizzando a distanza di tempo un vecchio sogno dell’Avvocato Agnelli: la conquista automobilistica dell’America.

In mezzo a questi due avvenimenti, e ovviamente anche dopo e fino a pochi mesi fa, Sergio Marchionne era divenuto un protagonista di primo piano della scena politica ed economica mondiale.

Lodato da Donald Trump, al centro di continue tensioni con i sindacati, corteggiato dalle forze politiche, impegnato in trattative complesse con le banche, Sergio Marchionne mancherà all’industria e al paese. E, come è stato fatto notare, è pure probabile che i suoi numerosi critici dovranno un giorno ricredersi.

 

Il ricordo dagli archivi Rai

Per parlare di Sergio Marchionne e del ruolo cruciale che la sua leadership ha avuto per la più importante azienda automobilistica italiana, divenuta ora colosso internazionale, partiamo dalle radici ben affondate nella storia del Paese che la Fiat può vantare: vicenda che ha per protagonista una dinastia di uomini di impresa i quali, nei decenni più cruciali della storia recente, hanno cambiato il volto della città di Torino, prima, e dell’Italia tutta, poi: gli Agnelli. Ascolta le puntate del programma “Agnelli, una storia italiana”.

Dall’inizio dell’era Marchionne, con la sua nomina ad amministratore delegato il 1° giugno 2004, per il gruppo Fiat si avvia un’epoca di profondo rinnovamento che culmina nella fusione con la Chrysler d’oltreoceano, sin dal 2009, e la nascita di Fca, nell’ottobre 2014. Nello stesso frangente Marchionne assumerà anche la carica di presidente della Ferrari. Per comprendere al meglio questo percorso ci affidiamo alle schede di RaiNews:
Sergio Marchionne, il manager in maglione blu che ha trasformato la Fiat in Fca
Da Fiat ad Fca, le tappe della fusione dal 2009 allo sbarco a Wall Street

E’ ancora da RaiNews che raccogliamo il racconto dell’ultima conferenza a cui Marchionne ha partecipato, il Capital Markets Day del 1° giugno scorso, nella quale l’AD aveva annunciato i prossimi obiettivi di Fca: Marchionne in cravatta: entro giugno zero debito Fca. "Nove miliardi di dollari per auto elettrica"

Il 28 giugno l’intervento alla spalla in Svizzera da cui non si è più ripreso. Pochissime le informazioni trapelate sulle sue condizioni di salute a quasi un mese di distanza, definite lapidariamente “irreversibili”, e la necessità di fare i conti con l’impossibilità di quel leader di riprendere il suo posto.
Il 21 luglio si designano i successori: Mike Manley in Fca e Louis Carey Camilleri a Maranello, dove la presidenza passa a John Elkann.
Il 25 giugno arriva la triste ma ormai inevitabile notizia della morte: con l’articolo E' morto Sergio Marchionne. La sua eredità: "Guardare sempre a nuovi traguardi” RaiNews fa un bilancio sulla fine di un’era.
RaiSport ha dedicato, invece, una particolare riflessione alla Ferrari orfana del suo amato manager: leggi l’articolo.
Molto c’è da riflettere pensando a cosa riserverà il futuro al gruppo automobilistico che regge le sorti economiche di una buona fetta d’Italia e della capitale americana dell’automobile, Detroit, oltre a raccogliere l’affetto di milioni di tifosi del cavallino rampante. Tra i primi a farlo, alcuni programmi di Radio Rai.

Radio anch'io di Radio1 del 23/07/2018 ha parlato di “Industria italiana, Marchionne, Fca” (durata 73 minuti) ospitando, tra gli altri, l'ex ministro per lo sviluppo economico Calenda.
Anche 6 su Radio1 del 23/07/2018 ha dedicato ampi spazi della puntata “FCA, la prova del dopo Marchionne” (durata 63 minuti) agli aggiornamenti da Zurigo sulle condizioni di Marchionne e alle ipotesi sul post-Marchionne con Paolo Griseri, giornalista del quotidiano "La Repubblica".
Caterpillar AM di Radio2 ha incentrato la puntata del 23/07/2018 su “Cosa succederà a FCA?” (durata 134 minuti), parlandone con Mauro Tedeschini, fondatore del magazine "Vai elettrico".

“Il futuro dell'automobile” (durata 56 minuti) è stato l’argomento della puntata del 23/07/2018 di Tutta la città ne parla su Radio3.

Già a Prima Pagina del 22 luglio 2018 (durata 85 minuti) di Radio3 Alberto Faustini aveva letto i giornali del giorno successivo alle nuove nomine in Fca, che avevano inevitabilmente al centro la vicenda Marchionne.
Una vicenda che ha trovato il suo epilogo, ma non andrà certamente incontro all’oblio.

 

 

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