21 MARZO: IN RICORDO DELLE VITTIME INNOCENTI DELLE MAFIE

Una bandiera gialla sventolante con la scritta 'LIBERA – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie' su uno sfondo di altre bandiere gialle e un tricolore. In alto la scritta bianca 'Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie'

 

Per non dimenticare nessuno

Su «Il Sole 24 Ore» del 17 marzo Paolo Pombeni, all’interno di un articolo rivolto al ricordo di Aldo Moro, ha ricordato giustamente “il ruolo sociale della scorta”, rimarcandone il sacrificio. Un martirio, ha aggiunto l’editorialista del quotidiano economico, che non sempre viene ricordato nella giusta misura.

Molti anni fa, da una simile riflessione, è scaturita l’iniziativa della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Essa si celebra il 21 marzo ed è nata nel 1996 per volontà di una madre che ha perso il proprio figlio nella strage di Capaci – avvenuta per mano di Cosa Nostra nel 1992, vicino Palermo, e dove vennero uccisi il magistrato Giovanni Falcone con la moglie e tre agenti della scorta.

Il dolore della donna – che riteneva inaccettabile il fatto che mai venisse pronunziato il nome del figlio, ogni qual volta si accennasse a quella tragedia – ha trovato finalmente riscontro presso le istituzioni.
Infatti il 1° marzo del 2017 la Camera dei Deputati ha approvato la proposta di legge che istituisce e riconosce ufficialmente la ricorrenza, tenuta viva nel tempo dal duraturo contributo di Libera, l’associazione fondata da Don Luigi Ciotti e che da sempre è in prima linea nella lotta contro la malavita.

Gli storici ricordano che la mafia si è sviluppata in Sicilia nella seconda metà dell’Ottocento, in contemporanea con la ‘ndrangheta in Calabria e susseguente la camorra in Campania che prese forma nella prima metà del secolo.

Se è ancora incerta l’origine del nome (sulla quale i linguisti si interrogano da tempo, ciascuno esprimendo le proprie tesi) non lo è la ragione sociale, maturata nel contesto storico precedente e successivo l’Unità d’Italia.

Non essendo in grado di mantenere un controllo diretto e stabile del governo dell’isola, lo Stato si affidò mano a mano alle cosche locali, che erano già presenti nel territorio.

Esse infatti manovravano i meccanismi locali (composti da unioni, fratellanze, sette, mediatori etc.) ed erano dunque nelle condizioni di garantire i necessari rapporti, messi a dura prova dai moti risorgimentali, tra gli agricoltori e la nobiltà.

Ma quel sedicente equilibrio si rivelò fatale ed ebbe un costo altissimo le cui ripercussioni si sarebbero allungate nel corso del tempo, prima passando attraverso il ventennio fascista e poi inserendosi nella ricostruzione del Paese.

La mafia oggi è una potente organizzazione criminale e ha esteso i suoi tentacoli in tutto il mondo. I tanti esponenti della società civile che nel tempo hanno cercato di fermarla, sovente senza un adeguato sostegno e quindi abbandonati al proprio destino, hanno troppo spesso trovato la morte.

Tra questi è doveroso rammentare, data anche la ricorrenza a breve degli anniversari della morte, due figure emblematiche che dedicarono tutta la loro esistenza alla lotta contro il male, fino al sacrificio personale.

La prima è quella del giornalista e attivista politico Peppino Impastato, assassinato nel maggio del 1978 a causa delle sue denunce contro le attività mafiose (che rappresentavano il palinsesto di Radio Aut, l'emittente da lui fondata per meglio diffondere le notizie sugli affari e gli interessi della cupola mafiosa).

La seconda è quella di Don Puglisi, il primo uomo di fede perseguitato ed eliminato da Cosa Nostra (specie per il suo impegno di levare dalla strada decine e decine di ragazzi, togliendo manodopera ai malavitosi) nel settembre del 1993 e divenuto beato nel maggio del 2013 su delega di Papa Francesco.

Per tutte queste istanze è importate celebrare questa specifica Giornata della Memoria. Sia nel rispetto delle vittime, sia nella volontà che il dolore e la memoria conducano a una generale presa di coscienza su dove e come intervenire per fare in modo che la mafia sia un giorno definitivamente sconfitta.

 

 

Mafie ed eroi antimafia: l’archivio Rai per saperne di più

In occasione dei vent’anni, caduti il 21 marzo 2016, dall’istituzione della Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie promossa dall’Associazione Libera, Edoardo Melchiorri ha realizzato per Rai Radio Techetè uno speciale (durata 44 minuti) ripercorrendo gli anni di impegno informativo di Radio Rai a favore della legalità e della sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Partendo dal primo Giornale Radio che diede notizia dell’iniziativa, si passa per le voci dei familiari delle vittime, fino ai commenti di coloro che hanno combattuto la mafia in prima linea.

Lo scorso anno, le forti parole del Presidente della Repubblica Mattarella (“I mafiosi non hanno alcun senso dell’onore, alcun senso del coraggio”), pronunciate a Locri il 19 marzo in vista della Giornata in ricordo delle vittime della mafia, hanno suscitato le reazioni degli ascoltatori di Radio3 e dato il via al dibattito nella puntata di Tutta la Città ne Parla dal titolo “La mafia e le sue vittime” (durata 16 minuti).

 

Cos’è la mafia, chi la combatte, chi ne muore

Per comprendere di cosa si parla quando si discute di mafia ci affidiamo all’esperienza del Presidente del Senato Pietro Grasso, per 43 anni magistrato impegnato nella lotta alla criminalità organizzata. Rai Storia ha trasmesso le sue Lezioni di mafia.

Anche Antonio Nicaso, uno dei maggiori studiosi dei fenomeni criminali di tipo mafioso, può aiutarci a definire più correttamente questo tipo di associazione a delinquere. Fahrenheit di Radio3 lo ha ospitato a seguito della pubblicazione del suo volumetto dal titolo Mafia. Riascolta la puntata del 07/03/2016 (durata 23 minuti).

“I professionisti dell'antimafia” (durata 53 minuti) è, invece, il titolo di un’altra puntata di Tutta la Città ne Parla che vuole aiutare gli ascoltatori a interpretare correttamente l’espressione lanciata da Leonardo Sciascia in un famoso articolo, uscito su «Il Corriere della Sera» del 10 gennaio 1987, con l’aiuto di ospiti autorevoli come il parlamentare Giuseppe Di Lello, ex-magistrato e giudice istruttore nel pool di Giovanni Falcone.

 

Martiri per mafia da ricordare

La mafia è un fenomeno con radici antiche, per molti anni argomento tabù nello scenario politico non solo siciliano, che ha proliferato nella rete di connivenza tessuta dal mondo politico, economico e culturale per decenni. Fu proprio Sciascia il primo autore a parlare di mafia e a denunciarne i crimini in un opera letteraria indirizzata al vasto pubblico, nel 1961, con il suo romanzo breve Il giorno della civetta. Ascoltalo in audiolibro dalla voce di Toni Servillo che lo ha letto per Ad alta voce di Radio3.

Di oppositori al sistema come il capitano Bellodi, protagonista del romanzo di Sciascia, la storia ne ha visti tanti, molti dei quali divenuti purtroppo vittime del male che tentavano di sconfiggere.
Attraverso le trasmissioni dell’archivio Rai ne ricordiamo solo alcuni tra i più noti, consapevoli che l’elenco delle vittime delle mafie è tragicamente assai più lungo…
Peppino Impastato, giornalista ucciso il 9 maggio di 40 anni fa a seguito delle sue denunce contro le attività di Cosa Nostra:
“Peppino Impastato, un ragazzo che amava la radio e la libertà” (durata 16 minuti) in Pezzi da 90 di Radio2.

Giovanni Falcone, magistrato assassinato nella strage di Capaci il 23 maggio 1992 per opera di Cosa Nostra, insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani:
“La paura e il coraggio. L'omaggio di Radio1 agli eroi dell'antimafia” (durata 29 minuti) tra Gli Speciali di Radio1.
“Speciale Giovanni Falcone” (durata 57 minuti) tra Gli Speciali di Rai Radio Techetè.
“23 maggio 1992. La città di sangue” (durata 11 minuti), “Giovanni Falcone, un ricordo” (durata 13 minuti) e “Io vi perdono però vi dovete mettere in ginocchio” (durata 10 minuti) in Pezzi da 90 di Radio2.

Paolo Borsellino, magistrato ucciso da Cosa Nostra nella strage di via D'Amelio il 19 luglio 1992 assieme a cinque agenti della sua scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina:
Fahrenheit del 19/07/2017 (durata 31 minuti), puntata realizzata a 25 anni dalla scomparsa.

Don Pino Puglisi, sacerdote impegnato a salvare i ragazzi dalla strada e ucciso da Cosa Nostra il giorno del suo 56° compleanno, il 15 settembre di 25 anni fa:
“Don Pino Puglisi, il coraggio dell'azione” (durata 9 minuti) in Pezzi da 90 di Radio2.

 

Mafie: un nemico forte ma battibile

Nonostante i sacrifici di vite che la lotta alle mafie ha richiesto, non sono mancate piccole e grandi vittorie sulla criminalità organizzata.
Per esempio, la cattura di boss latitanti dopo anni, talvolta decenni, di incessanti ricerche, come accaduto nel caso di Bernando Provenzano o Salvatore Riina, sebbene il potere che questi personaggi sono stati in grado di esercitare all’interno dei propri clan si sia potuto dire decaduto – forse – solo con la loro morte.
“La mafia dopo la morte di Provenzano” (durata 32 minuti) in Fahrenheit del 13/07/2016 su Radio3.
“Salvatore Riina. Dall'arresto alla morte” (durata 6 minuti) in Pezzi da 90 EXTRA di Radio2.

Oppure la ribellione contro il pizzo dei commercianti del Bangladesh che da anni vivono a Palermo, raccontata da Fahrenheit di Radio3 nelle puntata “La mafia sconfitta dai migranti?” del 23/05/2016 (durata 34 minuti).

O ancora progetti come quello del tribunale dei minori di Reggio Calabria, avviato nel 2012 prima in via sperimentale e poi con un protocollo chiamato Liberi di scegliere, per sottrarre i figli delle famiglie di ’ndragheta a un destino altrimenti irrimediabilmente segnato.
Milva Spadi ha realizzato su questo tema un audiodocumentario per Tre Soldi di Radio3, dal titolo “Figli della 'ndrangheta”:
Prima puntata (durata 14 minuti)
Seconda puntata (durata 14 minuti)
Terza puntata (durata 14 minuti)
Quarta puntata (durata 15 minuti).

Proprio sui ragazzi si concentrano i maggiori sforzi di educazione alla legalità, nella quale le scuole sono ormai da anni impegnate, e dai ragazzi arrivano spesso i più grandi messaggi di speranza per un futuro in cui il “no” alle mafie diventi netto e definitivo.
Fahrescuola di Radio3 ha raccontato la gita scolastica delle classi di un Liceo di Moncalieri nelle terre confiscate alla mafia in Sicilia nella puntata “In gita con la mafia” del 10/11/2017 (durata 8 minuti), ma anche “La scuola presidio di legalità: Il Labriola di Ostia” del 17/11/2017 (durata 7 minuti), a seguito della sconvolgente rivelazione all’opinione pubblica della grave situazione di criminalità e malaffare di cui è vittima il popoloso municipio romano, noto ai più come “il mare della Capitale”.
Per conoscere meglio questa difficile realtà, ascolta il ciclo “La mafia di Ostia” di Mangiafuoco su Radio1:
Prima puntata (durata 38 minuti)
Seconda puntata (durata 35 minuti)
Terza puntata (durata 35 minuti).

La mafia, dunque, da molto tempo non è più un problema esclusivo del sud Italia. Le infiltrazioni mafiose hanno raggiunto il centro, ma anche il nord Italia, come hanno dimostrato, ad esempio, gli scandali emersi nelle ricostruzioni a seguito di catastrofi naturali (inondazioni, terremoti…) più o meno recenti.
Partendo dalla rilevazione che “Se c'è un sisma la 'ndrangheta arriva prima dei soccorsi” (durata 34 minuti), Fahrenheit del 29/01/2015 ha provato a capire come sia diventato possibile che un territorio virtuoso e impermeabile alla corruzione come l’Emilia Romagna, per citarne uno, possa essere stato espugnato dalla malavita.

Su tutti questi aspetti ha fatto il punto il Rapporto finale della commissione antimafia, presentato lo scorso 21 febbraio.
“Rosy Bindi, Graziano Delrio, Cafiero De Raho e Gratteri su mafie e corruzione” (durata 81 minuti) sono stati intervistati da Radio Anch’io di Radio1, tracciando un quadro attuale dell’influenza della criminalità organizzata sulla vita civile e politica del nostro Paese.

 

Storie di veri eroi raccontate dalla fiction

Per concludere la riflessione sulla Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie ci affidiamo alla grande fiction Rai, che più volte ha celebrato le figure di eroi nella lotta contro la criminalità organizzata.
Vi riproponiamo di seguito l’ascolto di alcuni dei maggiori successi in audiodescrizione.
La vita rubata (durata 109 minuti) [2007], film tv sull'omicidio di mafia della diciassettenne Graziella Campagna.
Il Coraggio di Angela [2008], miniserie che racconta il coraggio dell’imprenditrice napoletana Silvana Fucito (Angela) che si è ribellata alla camorra: prima puntata (durata 103 minuti) – seconda puntata (durata 107 minuti).
Paolo Borsellino - I 57 giorni (durata 99 minuti) [2012], sulla storia dei 57 giorni che separano la morte di Giovanni Falcone da quella di Paolo Borsellino.
L'oro di Scampia (durata 103 minuti) [2013], pellicola cinematografica firmata da Marco Pontecorvo, poi trasmessa su Raiuno, che narra la storia del campione olimpico di judo a Sydney 2000 Pino Maddaloni (nel film Toni Capuano), di suo padre Giovanni (nel film Enzo) e della palestra che gestiscono a Scampia, dove allenano i ragazzi del quartiere e li salvano dalla malavita.
Felicia Impastato (durata 100 minuti) [2016], film tv sulla vita della madre di Peppino Impastato dopo l’uccisione del figlio da parte della mafia.

Boris Giuliano - Un poliziotto a Palermo [2016], miniserie liberamente ispirata all’operato del Vice Questore Capo della squadra mobile di Palermo Boris Giuliano, ucciso nel 1979 da Cosa Nostra e insignito della medaglia d’oro al valore civile: prima puntata (durata 105 minuti) – seconda puntata (durata 102 minuti).

Rocco Chinnici - E' così lieve il tuo bacio sulla fronte (durata 114 minuti) [2018], dedicato alla figura del magistrato palermitano ucciso nel 1983 da Cosa Nostra.
In punta di piedi (durata 102 minuti) [2018], recente film tv sulla lotta di una bambina e di sua madre, rispettivamente figlia e moglie di un boss della camorra, per realizzare un sogno che possa allontanarle da una vita di paura e violenza.

 

 

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