SPECIALE CORONAVIRUS

Fotografia a colori del Coronavirus ottenuta con il microscopio elettronico, pubblicata dall'Istituto americano per le allergie e le malattie infettive (Niaid), parte dei National Institutes of Health (Nih)

 

Il virus-scoop del media-mondo

di Guido Barlozzetti

L’ultimo protagonista del media-mondo nel quale viviamo e galleggiamo, più o meno impotenti, si chiama Coronavirus. Tecnicamente indicato come Sars-Cov-2, si è manifestato a Wuhan, in Cina, più o meno un mese fa. E di lì ha cominciato a diffondersi in un contagio che è al tempo stesso fisico e mediatico. Riguarda cioè la salute del corpo e al tempo stesso della mente, della percezione che, attraverso i media, abbiamo dell’ambiente che ci circonda e delle relazioni in cui siamo immersi.

Sarà stato anche per i precedenti preoccupanti. Basti ricordare le epidemie dell’aviaria o della “mucca pazza”, ma l’apparato della comunicazione è stato subito infettato dal nuovo virus: il virus della notizia-scoop della pandemia possibile, della catastrofe che dilaga per tutto il pianeta e lo devasta, ospedali pieni, bollettini quotidiani drammatici sulla diffusione e sulle vittime.

In effetti di tratti per penetrare nel sistema dei media e rovesciarlo su di sé il Coronavirus ne presenta parecchi. Intanto è quello che è, un virus appunto. Invisibile, inafferrabile e sconosciuto, dunque la peggiore delle minacce. Quanto basta per evocare e alimentare istantaneamente la paura, il senso di impotenza di fronte a un nemico imbattibile. Siamo inermi e indifesi, ecco la prima reazione.

Dunque, il virus è nell’aria e la sua apparizione nei titoli comporta istantanea la reazione a chiudere. Come posso difendermi? Voglio sapere tutto. Come, quando, dove, perché. E intanto, nella nebbia in cui tutte le informazioni possibili vanno a confondersi, alzo barriere, le più varie, le più diverse: lavo le mani, ok; metto la mascherina - ma quale, la bianca? No, dicono che deve essere nera? Ma ce l’avranno mai nelle farmacie? No, le farmacie ne sono sprovviste… - evito i luoghi pubblici in cui più alta e potenzialmente contagiosa è la densità umana, la metropolitana, le stazioni... ok; non vado nei ristoranti cinesi, ok; non vado nei quartieri dove risiedono, ok...

Tutto nasce non solo dal fantasma del virus, ma dal fatto che l’informazione per un verso cerca certezze, per l’altro, non trovandole, o trovandosi in un limbo in cui nessuno ha la parola definitiva, oscilla e cavalca quello in cui, momento per momento, s’imbatte. Così il destinatario-spettatore è risucchiato nel flusso-caos del media-mondo, in cui ognuno si fa impressionare a seconda delle situazioni e delle contingenze, e nell’incertezza di fondo invece di affidarsi alla razionalità, scivola sul pendìo della paura. E’ così che va in scena il paradosso dell’Esperto. Si apre la caccia a virologi, medici e scienziati, a chiunque possa dire una qualche parola e il risultato è un labirinto di dichiarazioni in cui non c’è filo d’Arianna che tenga.

Un altro motivo d’inquietudine viene dal luogo in cui il virus si è sviluppato. La Cina era già uno spauracchio nell’immaginario globale, la grande potenza destinata a surclassare le vecchie e a imporsi sulla scena mondiale. Viene rappresentata come l’immagine di un popolo-formicaio, una moltitudine immensa che silenziosamente si diffonde da un continente all’altro, s’impadronisce delle case, dei negozi, del lavoro stesso... Insomma, era già percepita come un virus. Ambiguo, fonte di ricchezza spropositata e insieme potenza invisibile e inarrestabile, capace di penetrare ovunque e piantarvi la propria bandiera. Il Coronavirus è venuto a sovrapporsi a questa percezione e l’ha spostata nella realtà/immaginazione di un contagio ferale per la salute di tutti. Un cortocircuito per la stessa Cina, perché il Coronavirus lì si è manifestato e dunque, mentre impressiona e atterrisce noi, lì riempie gli ospedali e ogni giorno fa salire il computo degli infettati e delle vittime.

Adesso saremmo a circa duemila morti, ma il dubbio non cessa di riproporsi. Ci staranno dicendo la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità? Oppure le proporzioni - ecco il sospetto che s’insinua - sono ben altre e il governo si guarda bene dal rivelarle per la disciplina del Partito che non tollera incidenti che blocchino il tranquillo tran-tran della macchina del governo, e/o per non generare allarmi di massa dagli effetti che potrebbero essere catastrofici.
I media devono affidarsi a quel che trovano e certo non è la migliore delle condizioni quella di un Paese che esercita tanti controlli e frappone tante barriere alla circolazione e alla verifica delle informazioni.

Così, in questo vuoto, va in scena un altro rituale. La conta dei possibili untori. Ecco allora, i nostri connazionali - come quelli di altri paesi - bloccati in Cina, le navi da crociera isolate e messe in quarantena, gli alberghi guardati a vista, gli aeroporti dove misurano la febbre a chi arriva dalla Cina... Tutto nella speranza o nell’illusione che il maledetto virus possa essere bloccato e arginato, che l’apparato di difesa volto a intercettare intercetti... Così, ad esempio, vediamo lo studente italiano colpito dal virus, che atterra con un aereo speciale a Ciampino, le ambulanze sigillate e operatori in tuta bianca e respiratore che lo prendono in consegna per portarlo al luogo che ormai è diventato la Lourdes del Coronavirus, l’ospedale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma.

Ma non basta. È solo un caso, iperamplificato, su mille, diecimila, centomila…?! Non basta perché la sensibilità è elevatissima e basta la notizia di un contagio in Egitto perché si gonfi l’incubo dell’Africa tutta infettata, e di lì, un’onda possente e apocalittica che va a riversarsi sul resto del mondo.

Intanto, ecco le ultime notizie. Le metto solo in fila: a Wuhan il virus si è portato via il primario dell’ospedale che aveva dato l’allarme; a bordo della Diamond Princess in quarantena nella baia di Tokyo c’è un italiano positivo al Coronavirus; in Cambogia una nave ha sbarcato mille passeggeri provenienti dalla Cina. Nessun controllo.

 

Il virus si diffonde… via radio

di Redazione

Del Coronavirus si è fatto e si continua a fare un gran parlare, questo è certo. Anche la radio non può sottrarsi, ovviamente, a tenere costantemente aggiornato il suo pubblico sul tema del momento.

Gli ascolti che RaiEasyWeb ha selezionato per voi sono tratti da due programmi tra i più titolati a parlare dell’argomento.

Partiamo con le puntate dedicate alla nuova emergenza sanitaria da Radio3Scienza.
Un virus emergente del 20/01/2020 (durata 30 minuti) parte da quando tutto è iniziato, a dicembre, in un mercato del pesce di Wuhan, in Cina.
Come la SARS del 27/01/2020 (durata 30 minuti) analizza le somiglianze con la sindrome che si diffuse all’inizio del nuovo millennio.
Passaggi pericolosi del 28/01/2020 (durata 30 minuti) indaga quali condizioni favoriscono il passaggio di virus dagli animali all'uomo.
Il coronavirus va di corsa del 29/01/2020 (durata 29 minuti) fa il punto su un contagio che si diffonde a gran velocità.
Livello 4 del 30/01/2020 (durata 30 minuti) ci fa conoscere i laboratori di biosicurezza, come quelli dove si analizzano campioni biologici di pazienti sospetti di aver contratto il Coronavirus.
Corsa al vaccino del 31/01/2020 (durata 30 minuti) spiega quanto tempo ci vuole e come si lavora alla produzione di un nuovo farmaco di questo tipo.
Quarantene del 03/02/2020 (durata 30 minuti) racconta come, nel corso dei secoli, si è tentato di contenere le epidemie.
Dati per tutti del 07/02/2020 (durata 30 minuti) parla del valore del libero accesso ai dati scientifici in tempi di Coronavirus.
Un virus al microscopio del 12/02/2020 (durata 30 minuti) discute gli aspetti più dibattuti dell'epidemia di Coronavirus e il ruolo della comunicazione del rischio.
COVID-19, parole e numeri del 17/02/2020 (durata 29 minuti) cerca di fornire un vocabolario minimo per comprendere i numeri dell'epidemia rispetto a mortalità, contagiosità, picco del virus.
Fermare il contagio del 24/02/2020 (durata 29 minuti) prova a chiarire, tra metodi di contenimento, quarantene, misure precauzionali, come si gestisce il focolaio italiano di coronavirus.
Scenari virali del 25/02/2020 (durata 30 minuti) parla di pandemia e di come si studia e come si fa a prevedere la diffusione di un virus su scala globale.
Pronto soccorso al tempo del Covid-19 del 26/02/2020 (durata 29 minuti) fa luce sull'organizzazione di pronto soccorso e ospedali con l'epidemia di Coronavirus.

Anche Radio3 Mondo ha approfondito, col suo particolare sguardo all’attualità internazionale, le questioni riguardanti il Coronavirus.
La grande battaglia di Xi del 28/01/2020 (durata 29 minuti) riflette su come la Cina debba mostrare unità non solo per combattere il virus, ma anche per impedire ai propri avversari di sfruttare l'emergenza per colpirla.
Macao obbediente anche con il corona virus? del 10/02/2020 (durata 29 minuti) racconta come viene affrontato il virus nella cosiddetta “Las Vegas asiatica”.
Hong Kong: la rivoluzione ai tempi del corona virus del 18/02/2020 (durata 29 minuti) chiede a due frontliner delle proteste contro il governo, che stanno avendo luogo da mesi nella metropoli, come incide la nuova epidemia.

La spiegazione del Coronavirus più difficile da dare era forse quella ai bambini, anche loro probabilmente vittime del caos mediatico delle ultime settimane. Ci hanno pensato due personaggi ai quali sono ormai affezionatissimi, Carolina e Lallo de La posta di Yoyo: Mascherine e coroncine (durata 11 minuti).

 

 

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