GIRO D'ITALIA 2019

La coppa del Giro d'Italia mostrata da una bellissima hostess

 

Storia del Giro, storia d’Italia

Tra i tanti temi dettati dall’epoca contemporanea, uno dei più importanti è stato quello di poter comprendere i cambiamenti della società non più solo tramite i fatti di politica ed economia, ma anche attraverso il costume.

Ecco perché il Novecento non è stato soltanto il secolo insanguinato da due Guerre Mondiali e dalla parabola dei regimi totalitari, o quello dell’industrializzazione e di crisi e riprese economiche. Ma è stato pure il secolo dello spettacolo, dello sport e dell’evasione, come ha riportato per esempio «Il Foglio» lo scorso 8 maggio, a margine dei novant’anni della Coca Cola in Italia.

In particolare lo sport è stato al centro della vita pubblica sin dall’antichità, come ha illustrato lo studioso francese Paul Veyne in un celebre saggio intitolato Il pane e il circo. Ma nei tempi recenti ha acquisito un’enorme rilevanza sociale, manifestata a partire dal secondo dopo guerra dalla crescente affermazione del football.

E’ all’interno di questo quadro mitico che nel corso del tempo si è sviluppato un duraturo interesse per il Giro d’Italia, la più prestigiosa corsa ciclistica a tappe del mondo, insieme al Tour de France, che quest’anno festeggia l’edizione del centenario.

Nato nel 1909 da un’idea del dirigente sportivo Tullo Morgagni, il Giro si interruppe sotto le due guerre ma ottenne immediatamente un consenso enorme da parte della gente, che affollò le strade lungo le quali correvano i corridori e che decretò il successo di campioni come Alfredo Binda e Costante Girardengo, i quali dominarono la competizione tra gli anni Venti e gli anni Trenta.

La popolarità della corsa crebbe ulteriormente dopo la fine della guerra, specie per via dell’antagonismo tra due fuoriclasse come Fausto Coppi e Gino Bartali, che tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta spaccarono in due l’Italia, una volta tanto per passione.

A partire dagli anni Sessanta cominciarono ad affermarsi anche i partecipanti stranieri e il belga Eddy Merckx, nonostante il rivale Felice Gimondi, eguagliò il record di cinque vittorie al Giro appartenente a Binda e a Coppi.

Tra gli anni Settanta e Ottanta un’altra sfida a distanza fu quella tra Beppe Saronni e Francesco Moser, mentre in seguito si imposero due formidabili atleti come Bernard Hinault e Miguel Indurain. Fino ad arrivare agli anni Novanta e Duemila e alle vittorie di Ivan Gotti, Ivan Basso, Alberto Contador e Vincenzo Nibali – ma senza dimenticare l’amara leggenda di Marco Pantani.

Negli anni il Giro ha rappresentato tra le altre cose un banco di prova per i mezzi di informazione, a partire dai reportage di Orio Vergani ed Enzo Biagi. Grazie alla cronaca sportiva, essi hanno raccontato i cambiamenti dell’Italia dal dopoguerra al boom economico, fino agli anni di piombo e alla nascita della seconda Repubblica.

Rimane insuperata l’esperienza del Processo alla Tappa, la fortunata rubrica televisiva ideata e condotta da Sergio Zavoli dal 1962 al 1970, dove erano di casa figure come Gianni Brera e Indro Montanelli. Il programma narrava i fatti salienti della gara del giorno; ma contemporaneamente, grazie all’abilità del conduttore e dei suoi ospiti, metteva insieme un ritratto degli italiani colti nei loro aspetti più commoventi.

Per comprendere cosa abbia significato il ciclismo rispetto alla crescita del paese è sufficiente rammentare un episodio, entrato nella leggenda ma legato alla cronaca. Quando il 16 luglio del 1948 Palmiro Togliatti, Segretario del Partito Comunista Italiano, fu raggiunto da alcuni colpi di pistola e per molte ore si temette il baratro della guerra civile, a causa del clima di violenza provocato dall’attentato. Ebbene, la sorprendente consacrazione di Gino Bartali al Tour de France, avvenuta l’indomani, scongiurò quel pericolo e ricompattò gli animi all’insegna dell’orgoglio nazionale. Bartali smentì sempre di avere svolto un ruolo così decisivo nella vicenda, ma la sua vittoria ribadì come lo sport potesse giungere dove la politica non era in grado di arrivare.

 

La Rai da sempre in bicicletta

In occasione del Giro d’Italia 2017, partito da Alghero il 5 maggio per arrivare a Milano il 28 maggio, la Rai ha realizzato un sito web dedicato alla centesima edizione della manifestazione ciclistica, che affianca l’ampia copertura televisiva e radiofonica dell’evento.
La sezione riservata ai contributi audio raccoglie tutte le trasmissioni di Radio1 e Radio2 che seguono il Giro: attraverso di esse vi invitiamo ad ascoltare la cronaca di tutte le tappe, le esultanze dell’arrivo, le interviste ai protagonisti e i commenti degli esperti.

Per celebrare questo importante centenario, continuiamo l’immersione nella storia del grande ciclismo attraverso i contributi estratti dagli archivi Rai, per vivere le emozioni legate alla gara in corso ricordando quelle del passato.

Zona Cesarini di Radio1 ha sfogliato l’album dei ricordi più belli del Giro d’Italia con “Storie in bicicletta”. Ascolta tutte le puntate del ciclo.

Ancora Radio1, con Extratime, ha omaggiato il Giro con una puntata speciale in occasione dell’edizione di due anni fa, ospitando Vittorio Adorni, uno dei miti del ciclismo, per parlare delle due ruote in Italia ieri e oggi. Ascolta la puntata (durata 25 minuti).

Pezzi da 90 di Radio2 non ha mancato di occuparsi del Giro e dei suoi protagonisti:
L’Italia del Giro d’Italia (durata 10 minuti)
Fausto Coppi, il Campionissimo (durata 11 minuti)
Gino Bartali, l'uomo e la leggenda (durata 15 minuti)
Felice Gimondi, esaltarsi nella fatica (durata 13 minuti)
Marco Pantani, l’artista delle due ruote (durata 11 minuti)
I cattivi ragazzi (durata 60 minuti)

Anche Radio6 Teca ha realizzato uno Speciale ciclismo (durata 30 minuti) che propone contributi sonori e una lunga intervista di undici anni fa al tre volte campione d’Italia Fiorenzo Magni, raccolta da Edoardo Melchiorri insieme a Marco Curatolo per Rai International.

Concludiamo lasciandovi all’ascolto della puntata “Eroi e biciclette” da Ettore di Radio2 (durata 60 minuti), dedicata a due facce del ciclismo alternative alle glorie del Giro d’Italia. La trasmissione ha tracciato, infatti, un ritratto inedito di Luigi Malabrocca, che indossò per due anni consecutivi la maglia nera del Giro, accostando il racconto della sua storia a quello dell’Eroica, la manifestazione cicloturistica non competitiva che coinvolge amatori e appassionati delle due ruote accanto a ciclisti professionisti.

 

 

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