GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE 2018

Una ragazza con il volto ricoperto di lividi guarda davanti a se. Di fianco il logo della Rai con sotto scritto 'Contro la violenza sulle donne'.

 

Perché una Giornata a difesa delle donne

(di Guido Barlozzetti)

Nella loro essenzialità, i numeri a volte dicono quanto possa essere terribile una verità. Sono centosei - lo scrivo, in modo che sia ancora più espressivo - le donne uccise in Italia nei primi dieci mesi di quest'anno: centosei ragazze, mogli, madri… assassinate, perché di questo si tratta, dalla violenza di mariti, padri, fidanzati, figli…

Questo buco nero della convivenza viene a ricordarci la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, istituita nel 1999 dall'Onu, a creare un ideale rimando con la Giornata per i diritti umani che si svolge il 10 dicembre.

Le Nazioni Unite decisero di dedicare ogni anno uno spazio di sensibilità verso questa ferita sconvolgente dell'umanità tutta, prendendo spunto dall'uccisione di tre donne nella Repubblica Dominicana, in quel giorno di novembre, nel 1960. Patria, Marìa e Antonia Marìa Mirabal erano tre sorelle e la loro famiglia si opponeva alla dittatura feroce di Rafael Truijllo. Vennero uccise mentre andavano a trovare in carcere i mariti.

"La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne - si legge sul sito dell'Onu - è stata istituita partendo dall’assunto che la violenza contro le donne sia una violazione dei diritti umani. Tale violazione è una conseguenza della discriminazione contro le donne, dal punto di vista legale e pratico, e delle persistenti disuguaglianze tra uomo e donna".

Dal 25 novembre, dunque, "sedici giorni di attivismo contro la violenza basata sul genere", in cui mettere in campo tutte le iniziative, le proposte, l'impegno e la riflessione per confrontarsi con qualcosa che, in quella che consideriamo la nostra modernità, continua a rappresentare l'artiglio crudele e selvaggio della differenza di genere. Il maschile che, per oscure incoscienze nascoste nei cromosomi e in abitudini diventati costumi e comportamenti, considera il femminile una riserva disponibile, un territorio su cui esercitare il proprio potere. Con un'aberrazione dura, durissima da rimuovere: la donna per questo estremo bio-antropologico del maschile non viene riconosciuta nella sua soggettività e, dunque, nella sua dignità, è semplicemente uno strumento a disposizione del piacere o della frustrazione degli uomini.

Di quelle centosei donne, le ricerche dicono che per il 70% le violenze sono avvenute fra le mura domestiche e che la loro età media si aggira intorno ai 52 anni, un dato che dice di tante che erano giovani e di altrettante che erano mogli e madri. Un terzo di esse avevano lanciato un allarme, erano riuscite a raccontare e denunciare le violenze subite, ma non avevano ricevuto ascolto o, se l'avevano ricevuto, non era stato tale da predisporre una rete di protezione.

Un dato che deve far riflettere perché dimostra come questa emergenza drammatica non riesca ad essere accolta in una dimensione sociale, con un'attenzione cioè che la sottragga alla gabbia delle relazioni private e la sposti in una rete di attenzioni e assistenze solidali e continuative.

Anche se - va detto - le associazioni fanno quello che possono, si impegnano e cercano di dare una risposta a chi riesce a infrangere il muro del silenzio e con coraggio si assume il rischio di parlare: lo scorso anno sono state quasi cinquantamila le donne che si sono rivolte ai Centri Antiviolenza, di queste circa trentamila hanno iniziato un percorso di accompagnamento. Ma non basta, come non bastano l'informazione e l'educazione che dovrebbero essere gli strumenti fondamentali per allargare la percezione di un problema dai risvolti così tragici, di cui - va sottolineato - i delitti dicono solo una parziale verità, perché intorno - e prima di arrivare all'esplosione senza ritorno della violenza - c'è un tessuto stratificato e diffuso fatto di stalking, di maltrattamenti, di violenza sessuale, che troppo spesso non emergono e dicono di una dimensione allarmante che esorbita la certificazione burocratica del numero delle denunce.

"Stigma, stereotipi e sfruttamento criminale - scrive Bettina Tucci Bartsiotas, Direttrice dell'Unicri (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute) - in troppi luoghi la violenza contro le donne e le ragazze non viene affrontata.. Ascoltare di più, prevenire e abbattere il muro di silenzio per costruire una società equa e libera da criminalità e violenza".

E' un monito che richiama a una responsabilità, fatta anzitutto di abitudini quotidiane e di piccoli gesti. Una barriera culturale di tutti e di ciascuno, indispensabile e purtroppo ancora lontana.

 

Rai in prima fila contro la violenza verso le donne

(a cura della Redazione di Rai Easy Web)

Come sempre Radio Rai si pone in prima linea nell’affrontare un sentito problema sociale con un’approfondita programmazione dedicata. Nelle puntate speciali di Tre Soldi, andate in onda il 19 (14 minuti), 20 (15 minuti) e 22 novembre (16 minuti) su Radio3, sono state lette, ad esempio, le testimonianze di alcune donne che hanno subito una violenza.

Anche il cinema ha raccontato in molte occasioni la violenza che le donne hanno subito. Basti ricordare il capolavoro di Vittorio De Sica La ciociara, di cui la rubrica di Radio3 Hollywood Party-il cinema alla radio ha parlato nella puntata del 3 agosto 2014 (71 minuti) per celebrare il compleanno di Sofia Loren. Questo film va a toccare uno dei fatti più gravi e poco raccontati della Seconda Guerra Mondiale: le cosiddette marocchinate, ovvero le violenze messe in atto dai goumier francesi contro la popolazione civile del Basso Lazio, in particolare donne e bambini, durante la Campagna d’Italia dell’esercito alleato.

Pure il teatro è stato utilizzato per comprendere, esorcizzare ed educare sui temi di rilevanza sociale. Il teatro di Radio3 ogni anno mette in scena, dalla storica Sala A di Via Asiago, uno spettacolo su storie di donne vittime di violenza.
Nel 2016 è stato rappresentato lo spettacolo di Clara Galante Non sono stata finita (73 minuti), un poemetto per corpo e voce ispirato a una storia vera, quella di una donna sopravvissuta miracolosamente dopo essere stata ritrovata da un passante in fin di vita, chiusa in una busta di plastica in un cassonetto della spazzatura nella periferia di Macerata nel luglio 2006.
L’anno scorso è stata la volta di Passi affrettati (97 minuti) di Dacia Maraini, con Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Laura Nardi, Ottavia Orticello, Stefano Santospago e la regia di Emanuela Giordano. Sette storie di donne da tutto il mondo, con religioni e stili di vita diversi, ma tutte vittime di una violenza cieca e del tutto immotivata.
Quest’anno lo spettacolo scelto è stato Mi sa che fuori è primavera (107 minuti), un progetto di Giorgio Barberio Corsetti e Gaia Saitta. La storia è tratta dal libro di Concita De Gregorio, che racconta la storia di Irina, una donna cui sono state sottratte dal marito le due figlie gemelle di sei anni. L'uomo, padre delle bambine, si uccide e le piccole non vengono mai più ritrovate. Un terribile fatto di cronaca si fa tragicamente materia poetica.
“È giusto usare la violenza per riparare ad una violenza?” Questo è il quesito che ci pone La sorella di Gesù Cristo (88 minuti), di e con Oscar de Summa, andato in onda il 19 novembre scorso sempre per Il teatro di Radio3. L’opera è incentrata sul percorso di consapevolezza compiuto da una ragazza del Sud dopo aver subito una violenza.

Oltre agli spettacoli già citati, Tutto Esaurito, all’interno della rubrica Il mese del Teatro di Radio3, ha mandato in onda la sera del 25 novembre, alle ore 22.30, Uomini che non odiano le donne (88 minuti), un incontro registrato al Teatro Storchi di Modena, con Loredana Lipperini, Simona Vinci e Vasco Brondi: un viaggio per scavare dentro l’immaginario della violenza, affrontando i miti che lo sostengono, per scoprire come sia possibile osservare la relazione tra uomo e donna in maniera differente, con una valenza più positiva, grazie ai racconti e agli autori, di oggi e di ieri, scelti dagli artisti presenti.

Anche Radio3Suite ha trattato del femminicidio presentando, durante la puntata del 26 aprile (25 minuti), lo spettacolo Echoes dell’inglese Henry Naylor, portato in scena al teatro India di Roma da Massimo di Michele. L’autore tratta il tema dei fondamentalismi di ieri e di oggi, con protagoniste due giovani donne, per raccontare i temi del femminicidio e dei conflitti religiosi.

Anche la musica lancia il suo messaggio contro la violenza. La trasmissione di Radio3 L’idealista ha scelto, durante la puntata del 19 novembre dal titolo Eva oltraggiata, 5 canzoni di donne che raccontano storie di violenza. Saranno essenzialmente voci femminili, in qualche caso di chi ha in prima persona subito tali violenze, ma anche quelle di uomini a stanare questa tremenda vergogna che ancora riempie le cronache della nostra era.

Il tema degli uomini che odiano le donne è stato uno degli argomenti trattati da Ultima spiaggia di Radio1 nella puntata del 31 agosto scorso (81 minuti), ascoltando gli interventi di Francesca Capaldo, vicequestore aggiunto della Polizia di Stato e responsabile sezione Violenza Sessuale e Violenza di Genere del Servizio Centrale Operativo, Maria Giuseppina Muratore, esperta Istat, e i giornalisti e scrittori Barbara Alberti e Michele Monina, assieme ad Antonio Mumolo presidente di Avvocato di strada Onlus.

Dei femminicidi come questione sociale si è parlato durante la puntata del 1° marzo (24 minuti) di Tutta la città ne parla. Ospiti della puntata dal titolo Fine del patriarcato sono Raffaella Palladino, presidente di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, Roberta Bosisio, docente di sociologia e sociologia del diritto e dell’infanzia all’università di Torino, Umberto Galimberti, filosofo e psicanalista, e Giorgio Beretta, analista dell'osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia e della Rete Italiana Disarmo.

Che cosa spinge un uomo a compiere un femminicidio? Questo è il quesito posto durante la puntata di Fahrenheit del 20 marzo scorso (118 minuti), con ospiti lo scrittore Edoardo Albinati, la sociologa Carmen Leccardi e Stefano Ciccone di Maschile plurale. Sempre su Fahrenheit, durante la puntata del 03 novembre 2017 (26 minuti), si è dato spazio al tema analizzando il libro La violenza contro le donne nella storia [Viella, 2017] curato di Simona Feci e Laura Schettini. La prospettiva storica aiuta a dimostrare che il gesto violento, al di là della permanente brutalità, trasmette forme, linguaggi, contenuti e valori sociali differenti, a seconda delle situazioni storico-geografiche.

La puntata del 14 ottobre (24 minuti) di Donne in prima linea ha trattato della questione Bambine e violenza. Tra gli ospiti della puntata Federica Giannotta, responsabile Advocacy di Terre des Hommes, che ha presentato la Settima Edizione del Dossier della Campagna InDifesa: la condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo nella Biblioteca del Senato, in occasione della Giornata mondiale delle Bambine. Oltre a lei, Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di Telefono Rosa, che rappresenta presso le istituzioni governative europee, e Tiziana Dal Pra, responsabile donne per l'area formazione e immigrazione dell’Associazione Trama di Terre, un’Onlus di Imola che lavora sul campo, non solo in Italia, per aiutare le ragazze e le bambine che riescono a ribellarsi al loro destino.

Tuttavia il modo migliore per trattare il tema della violenza sulle donne è quello di far ascoltare la loro voce. Per questo riproponiamo i racconti che compongono l’Opera Multimediale La versione di Eva. L’opera fa rivivere personaggi di donne vittime di violenze maschili e fornisce loro l’opportunità di esprimere il proprio punto di vista. Dando a tutti una buona base su cui riflettere.

 

 

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