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Dal 26 novembre in esclusiva su RaiPlay la docuserie di Rai Contenuti Digitali e Transmediali condotta dalla criminologa e psicologa forense. Il programma in otto puntate propone un intenso viaggio nella mente del narcisista partendo da quattro efferati casi di cronaca nera: “Benno Neumair, il delitto di Bolzano”, “l’omicidio di Sarah Scazzi”, “il delitto di Temù”, piccolo e tranquillo paesino della Lombardia e “il caso TramontanoImpagnatiello”.
Dottoressa Bruzzone, come nasce l’idea di questo programma?
Da un’attività che porto avanti da molti anni focalizzata a individuare precocemente segnali di un manipolatore affettivo di matrice narcisistica. Il programma raccoglie anni di esperienza sul campo e utilizza casi noti di cronaca come spunto per poter spiegare al pubblico chi sono i manipolatori affettivi di matrice narcisistica e cosa osservare nei loro comportamenti. Questo non solo nelle relazioni strettamente affettive, ma in ogni tipologia di relazione in cui può esserci un manipolatore: la famiglia, gli amici, il gruppo dei pari. È una sorta di manuale di sopravvivenza affettiva, il programma vuole raccontare per prevenire.
Chi è il narcisista?
n parassita, un soggetto totalmente interessato a nutrire i propri bisogni e i propri obiettivi e che per farlo non ha scrupoli nell’utilizzare chiunque gli capiti a tiro.
Cosa accomuna i casi trattati dal programma?
Il filo rosso è proprio quello della personalità narcisistica dei protagonisti. Anche se a un occhio inesperto possono apparire personalità diverse, in realtà la dimensione narcisistica è presente in tutti. Sono casi che ci danno la possibilità di esplorare le varie tipologie e le varie maschere con cui un narcisista può manifestarsi.
Come è possibile riconoscere questo disturbo in una persona?
Il narcisismo maligno, quindi il disturbo narcisistico di personalità, è chiaramente un disturbo psichiatrico, che per poter essere diagnosticato deve soddisfare determinati criteri che vengono tutti esplicitati nel programma. I casi che abbiamo scelto riguardano soggetti che hanno i tratti principali di questo disturbo. Narcisisti non si nasce ma si diventa. Soprattutto a causa di una serie di esperienze nella fase dell’attaccamento, i primi tre anni di vita, che non sono andate evidentemente nel verso giusto, non consentendo al soggetto di sviluppare empatia e portandolo a sviluppare un’idea distorta di sé. Risultato è l’adozione di un falso sé, per proteggersi dall’angoscia di sentirsi inadeguati, di essere guardati in maniera negativa, malevola. Per smascherarli bisogna studiare il modo in cui queste persone stanno in relazione: il narcisista punta al controllo totale della vita della vittima, che in quel momento non sa ancora di essere tale. L’aspetto del controllo è spesso ammantato da cura, attenzione, amore.
C’è un tratto comune tra le vittime?
Abbiamo scelto di rappresentare storie molto diverse tra loro per fare comprendere come non ci sia una vittima tipo. Nonostante molte persone abbiano fragilità che le predispongono maggiormente all’incontro con un narcisista, chiunque può cadere in questo tipo di trappola.
È più comune che il narcisista pianifichi il proprio crimine o che agisca istintivamente?
Pianifica e lo fa in maniera precisa. Non è un caso che molti di questi soggetti costruiscano vere e proprie liste della spesa da un punto di vista omicidiario. È un atteggiamento estremamente preciso, tutto deve andare esattamente secondo i loro piani perché la pianificazione per il narcisista è anche un modo per pregustare l’esito finale. Per questo motivo spendono molto tempo a progettare l’omicidio, perché già ne pregustano le conseguenze.
C’è un consiglio da dare a chi ritiene di essere vittima di una situazione di questo genere?
Chiedere aiuto a un professionista che sia documentalmente formato in questo tipo di ambito. Non è detto che rivolgendosi ai professionisti della salute mentale ci si trovi davanti a una persona in grado di affrontare queste tematiche. È una specializzazione specifica nell’ambito della psicologia e della psichiatria.
Da tempo ha intrapreso la via della divulgazione…
Ci credo fortemente perché sto vedendo in giro il disastro. Complice anche una certa inadeguatezza genitoriale, c’è un’esplosione di personalità caratterizzate da funzionamento narcisistico. La possibilità di incrociare il cammino di un soggetto del genere è elevata.
Cosa la affascina di un caso?
La sua complessità. Quando entrano in campo numerosi ingredienti, e sono tutti da decodificare, è lo scenario che maggiormente mi stimola.
Da dove si comincia?
Dall’inizio della storia e dalla scena del crimine, contemporaneamente. Si trovano gli elementi che hanno portato a quel tipo di etologo. Quando questi sono chiari, non è così complesso attribuirli ai vari soggetti in campo.
Dal 26 novembre in esclusiva su RaiPlay la docuserie di Rai Contenuti Digitali e Transmediali condotta dalla criminologa e psicologa forense. Il programma in otto puntate propone un intenso viaggio nella mente del narcisista partendo da quattro efferati casi di cronaca nera: “Benno Neumair, il delitto di Bolzano”, “l’omicidio di Sarah Scazzi”, “il delitto di Temù”, piccolo e tranquillo paesino della Lombardia e “il caso TramontanoImpagnatiello”.
Dottoressa Bruzzone, come nasce l’idea di questo programma?
Da un’attività che porto avanti da molti anni focalizzata a individuare precocemente segnali di un manipolatore affettivo di matrice narcisistica. Il programma raccoglie anni di esperienza sul campo e utilizza casi noti di cronaca come spunto per poter spiegare al pubblico chi sono i manipolatori affettivi di matrice narcisistica e cosa osservare nei loro comportamenti. Questo non solo nelle relazioni strettamente affettive, ma in ogni tipologia di relazione in cui può esserci un manipolatore: la famiglia, gli amici, il gruppo dei pari. È una sorta di manuale di sopravvivenza affettiva, il programma vuole raccontare per prevenire.
Chi è il narcisista?
n parassita, un soggetto totalmente interessato a nutrire i propri bisogni e i propri obiettivi e che per farlo non ha scrupoli nell’utilizzare chiunque gli capiti a tiro.
Cosa accomuna i casi trattati dal programma?
Il filo rosso è proprio quello della personalità narcisistica dei protagonisti. Anche se a un occhio inesperto possono apparire personalità diverse, in realtà la dimensione narcisistica è presente in tutti. Sono casi che ci danno la possibilità di esplorare le varie tipologie e le varie maschere con cui un narcisista può manifestarsi.
Come è possibile riconoscere questo disturbo in una persona?
Il narcisismo maligno, quindi il disturbo narcisistico di personalità, è chiaramente un disturbo psichiatrico, che per poter essere diagnosticato deve soddisfare determinati criteri che vengono tutti esplicitati nel programma. I casi che abbiamo scelto riguardano soggetti che hanno i tratti principali di questo disturbo. Narcisisti non si nasce ma si diventa. Soprattutto a causa di una serie di esperienze nella fase dell’attaccamento, i primi tre anni di vita, che non sono andate evidentemente nel verso giusto, non consentendo al soggetto di sviluppare empatia e portandolo a sviluppare un’idea distorta di sé. Risultato è l’adozione di un falso sé, per proteggersi dall’angoscia di sentirsi inadeguati, di essere guardati in maniera negativa, malevola. Per smascherarli bisogna studiare il modo in cui queste persone stanno in relazione: il narcisista punta al controllo totale della vita della vittima, che in quel momento non sa ancora di essere tale. L’aspetto del controllo è spesso ammantato da cura, attenzione, amore.
C’è un tratto comune tra le vittime?
Abbiamo scelto di rappresentare storie molto diverse tra loro per fare comprendere come non ci sia una vittima tipo. Nonostante molte persone abbiano fragilità che le predispongono maggiormente all’incontro con un narcisista, chiunque può cadere in questo tipo di trappola.
È più comune che il narcisista pianifichi il proprio crimine o che agisca istintivamente?
Pianifica e lo fa in maniera precisa. Non è un caso che molti di questi soggetti costruiscano vere e proprie liste della spesa da un punto di vista omicidiario. È un atteggiamento estremamente preciso, tutto deve andare esattamente secondo i loro piani perché la pianificazione per il narcisista è anche un modo per pregustare l’esito finale. Per questo motivo spendono molto tempo a progettare l’omicidio, perché già ne pregustano le conseguenze.
C’è un consiglio da dare a chi ritiene di essere vittima di una situazione di questo genere?
Chiedere aiuto a un professionista che sia documentalmente formato in questo tipo di ambito. Non è detto che rivolgendosi ai professionisti della salute mentale ci si trovi davanti a una persona in grado di affrontare queste tematiche. È una specializzazione specifica nell’ambito della psicologia e della psichiatria.
Da tempo ha intrapreso la via della divulgazione…
Ci credo fortemente perché sto vedendo in giro il disastro. Complice anche una certa inadeguatezza genitoriale, c’è un’esplosione di personalità caratterizzate da funzionamento narcisistico. La possibilità di incrociare il cammino di un soggetto del genere è elevata.
Cosa la affascina di un caso?
La sua complessità. Quando entrano in campo numerosi ingredienti, e sono tutti da decodificare, è lo scenario che maggiormente mi stimola.
Da dove si comincia?
Dall’inizio della storia e dalla scena del crimine, contemporaneamente. Si trovano gli elementi che hanno portato a quel tipo di etologo. Quando questi sono chiari, non è così complesso attribuirli ai vari soggetti in campo.