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Il coraggio di cambiare

L'intervista ad Andrea Delogu sul RadiocorriereTv

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Sin dalle prime puntate l’abbiamo vista a proprio agio, un incontro azzeccato quello con “La porta magica”…
Mi sono innamorata del format dopo averne visto dei pezzi in passato. Ora, rimaneggiato in Italia, “La porta magica” ha un potenziale enorme, spero di essere all’altezza di quel potenziale (sorride).

Al termine della prima settimana di messa in onda la mission del programma appare chiara.
Dobbiamo cercare di fare divertire dando una speranza, che nella vita può essere ovunque. Dietro l’angolo, in un bar, dallo psicologo, al supermercato, in un programma televisivo, vogliamo essere un luogo in più in cui puoi trovare una scintilla.

In quali mondi ci porteranno i protagonisti del programma? Quali storie avete scelto?
Ci sono storie leggere che possono rappresentare tanti di noi. Nel corso della prima settimana abbiamo incontrato una signora che dopo quarant’anni ha ritrovato sulla sua strada quello che fu il suo primo fidanzatino e tra loro è rinata una relazione. Un tempo andavano in giro in moto, cosa di cui lei però oggi ha paura, e per questo motivo ci ha chiesto di insegnarle di nuovo a salire su una motocicletta, per potere fare una sorpresa al suo compagno. Ci sono poi storie più profonde, come quella di una mamma che ha un figlio con uno spettro autistico, ragazzo che ama follemente il racconto e la scoperta dei luoghi storici. Fino a ora è sempre andato in giro accompagnato, ma a breve sarà maggiorenne e potrà farlo da solo. È stato un nostro coach a seguirlo per la prima volta tra i monumenti di Torino dandogli importanti consigli. L’emozione è stata molto grande per la mamma, il figlio e tutti noi.

C’è un tratto che accomuna queste storie e queste vite?
Il fatto di non essersi arresi. L’averci scritto, anche se in modo spensierato, vuol dire che vuoi ancora provarci. Quindi c’è ancora la possibilità. Il non arrendersi è sempre stato il motto della mia vita. Anche per questo ho accettato il programma, che è una sfida complicata, che ha un orario di messa in onda difficile. Un progetto ambizioso quasi da prima serata e che noi, invece, facciamo tutti i giorni.

Che rapporto ha con il cambiamento?
Ne sono sempre incuriosita. Personalmente ho capito che stavo cambiando verso i quarant’anni. Ora sono in piena conoscenza di me stessa, è come vivere con una persona nuova ogni giorno, e mi va bene. È chiaro, vorrei avere la resistenza fisica di quando avevo vent’anni, quando dormivo una notte su tre, ma questa è un’altra cosa (sorride).

Un cambiamento che può riguardare anche il nostro aspetto estetico…
iamo finalmente in un contesto storico in cui possiamo essere rappresentati veramente da noi stessi ed essere quello che vogliamo, vestirci come vogliamo, piacerci. A volte ci sono persone che sono bloccate, perché pensano di dovere interpretare dei personaggi per essere accettate. Ma è importante cercare di andare oltre. Saper accettare il cambiamento significa anche saperlo accompagnare. Penso ad esempio a quando una donna viene operata di tumore al seno e deve fare terapie che la portano spesso a perdere i capelli. Un momento molto difficile. Ecco, ci sono molti ospedali che hanno sezioni che preparano parrucche, ti insegnano a tenerla, a scegliere i colori, a truccarti il viso.

È possibile trasformare la nostra vita senza perdere di vista ciò che siamo e siamo stati?
Una domanda complessa. Sono molto legata al mio passato, di cui vado fiera. Sono fiera anche delle persone che mi hanno cresciuta, che ho incontrato nel corso della mia vita. È tutto molto dentro di me. Ma a volte hai bisogno di sapere che non sei solo le tue radici, sei tu.

Nel corso degli anni tra radio e televisione ha raccontato e incontrato tantissime storie e altrettante persone, come hanno influito su ciò che è lei oggi?
Totalmente, io sono le storie delle persone che ho incontrato. Ascolto tantissimo, ho imparato molto dagli altri. Ci sono persone che hanno sbagliato al posto mio, al posto nostro. Abbiamo imparato dai loro errori senza doverli fare di nuovo. È un lusso che abbiamo tutti, se riusciamo ad ascoltare ci mettiamo in una posizione di vantaggio.

Chi è Andrea oggi?
Una donna di 42 anni in piena trasformazione, felice di quello che sta facendo. Pronta a cadere, a rialzarsi, a vedere come vanno le cose.

Questo è sufficiente per definirla una donna felice?
Sì. Se penso al punto da dove sono partita, un’adolescente in cerca di se stessa, sicuramente.

Ha dato sempre grande importanza alle parole, ce n’è una che racconta più di altre il suo oggi?
Potrebbe essere indipendenza. Indipendenza da tutto. Non parlo di quella adolescenziale, ma di quella vera. Oggi sono me stessa, forte di quello che ho costruito.

L’indipendenza è cosa faticosa…
Arrivarci sì (sorride), in quanto a tenerla sta andando bene. Chissà quanto durerà, spero per sempre.

Cosa rappresenta per lei la Rai? La Rai per me è casa. Ci sono arrivata dopo tanti anni di gavetta, mi ha accolta e mi ha dato la possibilità di crescere. E questa è un’occasione che poche persone riescono ad avere, se penso a quante vogliono fare il mio lavoro in Italia.  Sono molto grata di quello che è successo. La radio mi ha dato anche la certezza di non essere solo un’immagine. A volte ti viene il dubbio. Quando passi dalla radio capisci se questo lavoro lo sai fare.

Il suo augurio al Servizio Pubblico?
Di stare sul futuro, che sia ancora più fruibile da parte di tutti anche attraverso le nuove tecnologie.