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"a.C.d.C." racconta la "Cina, l'impero del tempo"

Su Rai Storia (canale 54) con il professor Barbero

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La missione gesuita di Matteo Ricci e dei suoi confratelli in Cina, alla fine del Sedicesimo secolo. La racconta il documentario in due episodi “Cina, l’impero del tempo”, in onda giovedì 6 agosto dalle 21.10 su Rai Storia (canale 54), per il ciclo “a.C.d.C.” con l’introduzione del professor Alessandro Barbero. La prima parte del racconto è incentrata sulla figura di Ricci e i suoi tentativi di arrivare a Pechino, alla corte imperiale Ming, sfruttando le sue competenze matematiche e di geometria. In primo piano c’è “l’incontro-scontro” tra cinesi e occidentali rispetto alla cosmologia e all’astronomia, e quindi alla misurazione del tempo, ai calendari e alle predizioni di fenomeni celesti. Ricci riesce a essere ammesso a corte e converte al Cristianesimo anche alcuni dignitari, appassionati di astronomia. Dopo il fallimento degli astronomi cinesi nella predizioni di un’eclissi solare, Ricci muore e l’imperatore affida a uno dei dignitari convertiti la direzione dell’ufficio astronomico di matematica e la preparazione (riforma) di un nuovo calendario imperiale. La dinastia Ming viene però deposta e sostituita da quella Manciù, e il destino dei gesuiti con i nuovi dominatori rimane in sospeso. Nella seconda parte, alle 22.10, il protagonista è un confratello di Ricci, il gesuita tedesco Johann Adam Schall von Bell, che riesce a ottenere la direzione dell’ufficio astronomico di matematica e dell’osservatorio imperiale, convincendo il “Gran Segretario” del principe reggente Dorgon grazie a una predizione accurata di un’eclisse parziale di Sole che umilia gli astronomi imperiali. Ottiene, inoltre, i favori del giovane imperatore Shunzhi che lo vuole come consigliere scientifico. Schall viene successivamente raggiunto dal confratello belga Ferdinand Verbiest. L’imperatore Shunzhi muore però di vaiolo e si scatena una lotta di successione, in questa fase riemerge l’odio per gli “usurpatori occidentali”, fomentato dai mandarini che precedentemente erano a capo dell’ufficio matematico e dell’osservatorio. Schall, Verbiest e altri confratelli vengono arrestati. Il vecchio gesuita tedesco muore. Con l’ascesa del nuovo imperatore, Kangxi, Verbiest torna invece a rivestire il suo ruolo, sconfiggendo in varie prove e predizioni i suoi avversari, pubblicamente. L’amicizia tra Verbiest e l’imperatore crescerà, il gesuita otterrà la riammissione di numerosi confratelli esiliati e sarà elevato al più alto grado della gerarchia dei mandarini. Morirà nel 1688 e sarà sepolto vicino a Matteo Ricci e Adam Schall.