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Ritorno in Molise

Tra natura e cultura

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Nella provincia d’Isernia, sui monti dell’Appennino molisano, la bellezza si coniuga a ogni cima, valle, torrente, cascata, bosco o sentiero che si incontra lungo il cammino. Un territorio incontaminato, tra monti e praterie, raccontato dal doc “Ritorno in Molise” di Vincenzo Saccone, in onda domenica 26 giugno alle 22.00 su Rai 5. Le solitarie montagne di confine, le Mainarde, si alzano dietro le dolci colline dell’alta valle del Volturno, mentre dietro le alture di Rocchetta e Castelnuovo, si rivela l’asse del monte Marrone, dove nella primavera del 1944 ebbe luogo la storica conquista degli alpini italiani ai danni dei tedeschi, ai quali strapparono di mano la cima del monte. Il Matese, l’appennino sannita più antico e più alto del Molise, è dominato dal torrente Quirino ed è testimone di civiltà remote che si sono susseguite nel tempo. L'Alto Sannio, uno dei territori che meglio conserva il paesaggio rurale e la cultura contadina, è per certi versi una regione fantasma, per altri è luogo pulsante e operoso, se si pensa che proprio qui si fabbricano due oggetti diventati famosi nel mondo: le campane di Agnone e le zampogne di Scapoli. Non a caso, l’attività pastorale è ancora viva in questo territorio, al punto che il segno identitario unico e irripetibile è per tutti il tratturo. 
Un racconto che va indietro nel tempo, ripercorrendo le consuetudini di moltissimi anni fa e che si concretizza nell’incontro di persone che hanno deciso di rimanere in Molise, nonostante l’esodo di massa e il conseguente spopolamento del territorio. “Re-stare” è il loro motto. L’aspetto umano, le relazioni, il bello di una vita genuina: sono questi i valori che muovono le persone che abitano il Molise. In un quasi imprescindibile rapporto armonioso con la natura, c’è chi porta avanti la cultura pastorale allevando mucche o capre e scrivendo nel contempo poesie, c’è chi raccoglie pietre dai torrenti e le trasforma in oggetti d’arte, c’è chi per gioco ha creato un museo della guerra utilizzando oggetti bellici rinvenuti per caso sulle montagne in adolescenza, c’è chi fa aceto di mele con mele antiche e chi, infine, recuperando antichi tessuti usati per vestire gli uomini, realizza abiti femminili.