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Orchestra Sinfonica Rai

James Conlon dirige la Seconda Sinfonia di Mahler

Con l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

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Una monumentate opera sinfonico-corale divenuta simbolo della spiritualità trionfatrice sulla morte. È la Sinfonia n. 2 in do minore detta “Resurrezione” per soli, coro e orchestra di Gustav Mahler, al centro del concerto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai in programma giovedì 23 gennaio alle 20.30 all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino, con replica venerdì 24 gennaio alle 20.00. A interpretare la grandiosa pagina mahleriana - che nel 2006, sotto la bacchetta di Raphael Frühbeck de Burgos, inaugurò l’Auditorium Rai di Torino dopo i restauri - è chiamato il Direttore principale James Conlon.
Sul palco, accanto al Coro del Teatro Regio di Parma istruito da Martino Faggiani, due soliste di prestigio: il soprano italo-canadese Lucia Cesaroni, già protagonista sotto la direzione di Conlon al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 2016 e nel 2017 con i ruoli mozartiani di Susanna e Donna Anna; e il mezzosoprano canadese-americano Vivien Shotwell, reduce dal debutto nel Flauto magico di Mozart diretto da Conlon alla Los Angeles Opera.
Composta fra il 1888 e il 1894, quando Mahler era direttore del Teatro dell’Opera di Budapest e di Amburgo, la Seconda Sinfonia è il lavoro che ha richiesto al suo compositore il tempo di gestazione più lungo. I primi tre movimenti furono diretti dallo stesso Mahler nel marzo 1895 a Berlino, con scarso successo. La prima esecuzione integrale, il 13 dicembre dell’anno seguente, sempre a Berlino, decretò invece un vero e proprio trionfo. Alcune indicazioni per l’interpretazione della sinfonia, ispirata allo schema “morte e trasfigurazione”, provengono da una lettera dell’autore all’amico Max Marschalk. Il primo movimento, intitolato Totenfeier (Rito funebre), comincia là dove era terminata la Prima Sinfonia: è l’eroe del “Titano” che Mahler porta alla tomba. Coloro che lo amarono, chini sulla bara, vengono assaliti dal grande interrogativo: «Perché sei vissuto? Perché hai sofferto? È tutto questo solo un immane, atroce scherzo?». Ad esso segue un Andante concepito come un dolce ricordo che affiora quando si pensa a una persona cara scomparsa: «un raggio di sole, puro e senza ombre, uscito dalla vita di questo eroe». Con il vertiginoso Scherzo – che elabora il tema del Lied Des Antonius von Padua Fischpredigt (La predica ai pesci di sant’Antonio da Padova), tratto dalla raccolta di canti popolari curata da Arnim e Brentano Des Knaben Wunderhorn (Il corno magico del fanciullo) – si torna invece all’insensatezza del vivere, «un incubo spaventoso da cui scuotersi d’un tratto con un grido di raccapriccio». Nel quarto tempo la voce di contralto guida alla ricerca di Dio intonando il Lied Urlicht (Luce primordiale), anch’esso ricavato dal Wunderhorn. Infine, l’ultimo tempo – che incorpora l’intervento di coro, soprano e contralto sul testo dell’ode Auferstehung (Resurrezione) di Friedrich Klopstock – è inteso come una risposta alle domande esistenziali del primo. Qui Mahler non parla più solo del suo eroe, ma di tutta l’umanità, veicolando un messaggio di fede che nel bagliore accecante della luce passa dal Giudizio Universale alla Resurrezione di tutte le anime.