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Passato e Presente

La dissoluzione dell'Unione Sovietica

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Il 25 dicembre 1991 il presidente dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, Michail Gorbačëv, annuncia in diretta televisiva le dimissioni dal suo incarico. L’URSS non esiste più, la bandiera rossa viene ammainata per sempre dal Cremlino. È l’ultimo atto di un processo di dissoluzione che raggiunge il cuore del sistema sovietico dopo la caduta del Muro di Berlino e la progressiva fuoriuscita dei paesi dell’Europa centro-orientale dal Patto di Varsavia. Ne parlano il professor Adriano Roccucci e Paolo Mieli nel nuovo appuntamento con “Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura in onda venerdì 15 novembre alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia. In primo piano anche le tappe principali dello smembramento dell’Unione Sovietica e della conquista dell’indipendenza da parte delle repubbliche federate. A partire dal 13 gennaio 1991, quando a Vilnius in Lituania l’Armata rossa reprime nel sangue le manifestazioni popolari seguite alla dichiarazione di sovranità del popolo baltico. I tentativi di Gorbačëv di frenare le spinte scissionistiche dall’URSS si infrangono contro l’inarrestabile ascesa politica del presidente della Repubblica russa Boris Eltsin. Dopo il fallito golpe del 19 agosto, ultimo tentativo di restaurazione comunista, sarà proprio Eltsin ad accelerare il processo di disgregazione dell’Unione, accordandosi con i leader di Ucraina e Bielorussia per dare vita alla Comunità degli Stati Indipendenti.