Alcide De Gasperi entra nel Partito popolare nel 1919, anno della sua fondazione. Nel 1922 assiste alla salita al potere di Benito Mussolini. Da una parte ne condanna subito i modi violenti, ma dall’altra, insieme al Partito popolare dà l’appoggio al primo governo fascista. Un’alleanza che dura solo pochi mesi come raccontano il professor Agostino Giovagnoli e Paolo Mieli a “Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura in lunedì 19 agosto alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia. De Gasperi cerca di opporsi, senza successo, all’approvazione della legge Acerbo, che modifica in senso maggioritario legge elettorale e favorisce la vittoria dei fascisti alle politiche del 1924. Dopo poco, il delitto Matteotti e poi le leggi fascistissime trasformano il governo Mussolini in un regime. De Gasperi è un sorvegliato speciale della polizia politica fascista, viene minacciato dagli squadristi e nel 1927 viene arrestato con l’accusa di aver tentato l’espatrio clandestino. Rimane in carcere sedici mesi e quando esce è politicamente isolato e senza lavoro. Trova un’occupazione presso la biblioteca vaticana, che diventa anche un rifugio dalle persecuzioni del regime. In questi anni De Gasperi vive una sorta di esilio interno, ma è anche il periodo in cui elabora quel pensiero politico che lo porterà, nel 1943, alla fondazione della Democrazia cristiana, il partito di cui sarà il leader indiscusso dopo la guerra.