Tangenti per il giacimento nigeriano, Eni querela chi la accusa di aver cercato di fare ritrattare il teste chiave

La vicenda nella puntata di #ReportCult in onda lunedì prossimo in seconda serata su Rai3

18 luglio 2019 ore 18:44
L’ex manager di Eni Vincenzo Armanna è uno dei principali accusatori nel processo milanese per corruzione internazionale attorno alla presunta maxi-tangente che il Cane a sei zampe avrebbe pagato per aggiudicarsi il giacimento Opl-245, in Nigeria, di cui Report ha ampiamente trattato in due inchieste del 2015 e del 2017. L’ex avvocato della multinazionale Piero Amara, intervistato da Luca Chianca per l’inchiesta “L’amara giustizia” che sarà riproposta nella puntata di Report Cult di lunedì prossimo, ha riferito di essere stato incaricato dai vertici aziendali di convincere Armanna a ritrattarre le sue dichiarazioni. Circostanza confermata a Report anche dallo stesso Armanna, chiamato invece oggi stesso a rispondere in aula.
Queste accuse sono state ripetute ai magistrati milanesi, lo scorso 2 luglio, dall’avvocato Piero Calafiore, stretto colaboratore di Amara, e sono riportate in una memoria difensiva che Amara ha depositato negli scorsi giorni. L’Eni smentisce categoricamente e l’ad Claudio Descalzi ha avanzato querela per diffamazione nei confronti di Amara, Calafiore e Armanna. Rispetto alla presunta maxi-tangente, l’azienda ha ribadito di “stare affrontando il procedimento con la massima serenità” e di confidare che verrà dimostrata “la totale estraneità della compagnia” ai fatti.

L’inchiesta che Report Cult riproporrà lunedì illustra anche il “Sistema Siracusa”, oggetto di indagini della Procura di Messina che coinvolgono Amara e Calafiore. Un sistema volto a pilotare indagini e fascicoli a vantaggio dei clienti dei due avvocati, grazie alla complicità del pm della città siciliana Giancarlo Longo (arrestato due settimane fa) che si metteva a disposizione in cambio di mazzette e regali. Longo, Amara e Calafiore hanno avanzato oggi richiesta di patteggiamento in uno dei tronconi dell’inchiesta giudiziaria, scattato lo scorso febbraio per l’ipotesi di reato di corruzioni in atti giudiziari.

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