La Nigeria chiede l'arresto di un dirigente Eni

19 aprile 2019 ore 11:49
Una corte nigeriana ha emesso mandati d’arresto per il dirigente Eni Roberto Casula, per gli ex ministri del paese africano Dan Etete e Mohammed Adoke e per altre persone, coinvolte nella vendita del campo petrolifero offshore Opl245 della società Malabu Oil and Gas a Shell e allo stesso Cane a Sei Zampe, avvenuta nel 2011 e per la quale sarebbe stata pagata una tangente da oltre un miliardo di dollari. Lo ha comunicato la Commissione sui crimini economico-finanziari di Abuja, specificando che sono andate ripetutamente a vuoto le convocazioni ad apparire davanti ai giudici e che gli indagati “devono essere arrestati ovunque vengano trovati”, da polizia nigeriana, Interpol o altre agenzie di sicurezza. Il Cane a Sei Zampe ha definito la misura “sproporzionata” e lesiva dei diritti del suo manager. Per la stessa vicenda, è in corso un processo al tribunale di Milano che vede imputate le società Eni e Shell e tredici persone, tra cui lo stesso Casula, l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, il suo predecessore Paolo Scaroni
 
Report ha seguito la vicenda con le inchieste di Luca Chianca “La trattativa” del 13/12/2015, “Un aereo per il presidente” del 10/04/2017 e “L’amara giustizia” del 15/04/2019
 
 
 

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