Un aereo per il presidente

Collaborazione di Alessia Marzi

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Report sulle tracce della tangente descritta come la più grande al mondo. Parliamo del miliardo di dollari che sarebbero stati pagati da Eni per l'acquisto di un blocco petrolifero in Nigeria. Soldi che non sarebbero andati nelle tasche dei cittadini nigeriani, ma nella disponibilità dell’ex ministro del petrolio Dan Etete. Seguendo la pista del denaro ci siamo ritrovati a Londra, Ginevra, Lugano, New York, Washington e a Pointe-Noire in Congo-Brazzaville, dove i nostri inviati sono stati arrestati dai servizi di sicurezza poche ore dopo l'intervista a Fabio Ottonello.

L’imprenditore italiano in Congo è stato indicato dall’ex dirigente Eni Vincenzo Armanna come il proprietario dell’aereo che avrebbe riportato cinquanta milioni di dollari in Svizzera. Secondo Armanna, conoscitore di tutta la trattativa, sarebbe una parte della tangente tornata nella disponibilità dell’allora top manager Paolo Scaroni. Report ha incontrato i protagonisti e interpreti di questa vicenda: un noto avvocato ginevrino, un fiduciario svizzero del vice console italiano in Nigeria Gianfranco Falcioni, il diplomatico che ha tentato di far transitare il miliardo di dollari sui conti della Banca Svizzera Italiana di Lugano. Per conto di chi l’ha fatto?

Report è entrata in possesso di un'intercettazione di Ben Van Beurden, l’amministratore delegato di Shell socia di Eni nell’affare, che al telefono parla del coinvolgimento di ex agenti dei servizi segreti inglesi nella trattativa. Gli ex dell’Mi6, in un rapporto confidenziale di cui Report è entrato in possesso, scrivono che la trattativa in Nigeria di Eni sarebbe frutto di un accordo tra Berlusconi e Putin. Infine negli Stati Uniti abbiamo realizzato un'intervista esclusiva all'investigatrice dell'Fbi che ha tracciato tutti i giri per il mondo dei pagamenti in dollari fatti con i soldi dell'Eni. 

19 Luglio 2022: Il sostituto pg di Milano Celestina Gravina rinuncia all'appello nel processo di secondo grado sul caso Eni/Shell Nigeria nei confronti, tra gli altri, dell'attuale ad della compagnia petrolifera Claudio Descalzi, del suo predecessore Paolo Scaroni e delle due società e ha chiesto anche "la declaratoria di passaggio in giudicato" della sentenza di assoluzione di primo grado di tutti i 15 imputati al processo sul caso Eni/Shell Nigeria.
Il sostituto pg Celestina Gravina ha descritto con parole durissime i motivi di appello presentati dall'aggiunto Fabio De Pasquale nel processo milanese Eni-Shell/Nigeria. Ha parlato di "vicende buttate lì come una insinuazione", della "esilità e assoluta insignificanza degli elementi" portati dalla Procura per sostenere l'accusa di corruzione internazionale, ma anche di "colonialismo della morale" da parte "del pm". Atteggiamento neocolonialista "di cui sono state accusate le due società" che invece "hanno fatto la ricchezza della Nigeria" anche con "tributi di sangue"

11 Novembre 2022: per la corte d'appello di Milano il governo della Nigeria non ha diritto ad alcun risarcimento danni nel procedimento relativo alla concessione petrolifera Opl245. I giudici hanno rigettato le richieste avanzate dal difensore Lucio Lucia, legale della Repubblica Federale della Nigeria, che aveva chiesto di valutare i danni in separata sede e una provvisionale pari alla somma versata per i diritti di esplorazione del giacimento.