Polvere sotto il tappeto

L'Italia sta davvero promuovendo l'allattamento al seno o continuiamo a subire la potenza commerciale dei grandi produttori di latte in polvere? Ancora oggi le mamme, al momento di uscire dall'ospedale dopo il parto, nella cartella delle dimissioni si ritrovano la prescrizione della marca di latte artificiale. Pratica vietata dalla legge che, però, non prevede sanzioni. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda l’allattamento al seno in via esclusiva almeno fino a sei mesi, ma secondo le stime, questo accade solo per il 36% dei neonati. A crescere forte e sano per il momento è il business delle multinazionali delle formule artificiali. Secondo i ricercatori della fondazione inglese Changing Markets, tra il 2010 e il 2015 il volume d’affari è aumentato da 30 a 50 miliardi di dollari ed entro il prossimo anno potrebbe toccare i 70 miliardi. Il nuovo target sono le mamme dei paesi in cui nascono tanti bambini, in particolare in Asia. E dopo l’incidente occorso in Francia al colosso Lactalis – 35 bambini finiti in ospedale per aver bevuto latte contaminato da salmonella - ci si aspetterebbe che il latte artificiale sia tra gli alimenti più sicuri. Ma lo è davvero?





DOCUMENTI:

- La risposta dell'Efsa

Aggiornamento del limite di sicurezza per 3-MCPD in oli vegetali e alimenti | Autorità europea per la sicurezza alimentare

Update of the risk assessment on 3-monochloropropanediol and its fatty acid esters

Regolamento Ue per quanto riguarda i tenori massimi di glicidilesteri degli acidi grassi negli oli e nei grassi vegetali, nelle formule per lattanti, nelle formule di proseguimento e negli alimenti a fini medici speciali destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia