L'onnipotente

collaborazione di Nicola Borzi, Alessia Cerantola e Norma Ferrara
 
C’è un filo nero che lega Ubi Banca, il terzo gruppo bancario del Paese, ai misteri del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, trovato impiccato a Londra nel 1982, e alle vicende di Michele Sindona, il banchiere della mafia legato alla P2, morto in carcere dopo aver bevuto un caffè avvelenato. Report ha scoperto documenti inediti sui conti e sulle società offshore di Ubi, una banca nata dalla fusione di istituti di credito bresciani e bergamaschi e che sarebbe coinvolta in operazioni di compravendita di armi, sebbene annoveri tra i suoi soci con quote minori la Diocesi di Bergamo, le suore Ancelle della Carità di Brescia e decine di altri istituti religiosi.
Nel processo in corso al Tribunale di Bergamo, secondo l’accusa per anni Ubi Banca sarebbe stata segretamente gestita da un patto occulto capeggiato da Giovanni Bazoli, il potente banchiere bresciano che nel frattempo ha mantenuto anche la carica di presidente di Banca Intesa San Paolo, di cui oggi è presidente emerito. All’interno della banca, secondo la testimonianza di un ex dirigente apicale, mancavano controlli adeguati in materia di antiriciclaggio. 


PRECISAZIONE DEL 08/04/2019

SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
Prima di chiudere un precisazione, avevamo citato lunedì scorso parlando di Ubi un’informativa della guardia di finanza e c’ha scritto la Progressio che dice “di essere completamente estranea alle operazioni di cartolarizzazioni di crediti Ubi e all'acquisto di obbligazioni a esse collegate”. Ecco questo dovevamo e l’abbiamo detto.

- 19/10/2020 Con riferimento alla puntata dal titolo ‘L’onnipotente’ abbiamo ricevuto la seguente lettera del prof. Giovanni Bazoli, che per completezza di informazione con piacere pubblichiamo: 

[LETTERA FIRMATA IN PDF]

Il contenuto del servizio “L’onnipotente”, mandato in onda da Report il 1° aprile 2019, impone di ristabilire la verità dei fatti circa il mio operato, in veste di Presidente del Nuovo Banco Ambrosiano, nella soluzione della crisi del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. Sono fatti che risalgono a quasi quarant’anni fa, ma tutti hanno sempre riconosciuto che, attraverso difficoltà di ogni genere, il mio operato, insieme a quello di molti altri onesti professionisti, è valso a restaurare il primato della legalità e a far sorgere da quel baratro una banca che ha scritto una pagina nobile della storia finanziaria italiana. 
Contrariamente a quanto affermato dal signor Carlo Calvi, figlio di Roberto Calvi, intervistato da Report, non vi è mai stata alcuna continuità, né commistione tra la gestione del Nuovo Banco Ambrosiano e quella del vecchio Banco Ambrosiano e delle sue società estere, prima tra tutte la lussemburghese Banco Ambrosiano Holding S.A. che è stata uno dei crocevia delle operazioni che avevano determinato il dissesto della banca di Roberto Calvi. 
Elementi oggettivi e inconfutabili dimostrano che, di fronte all’irrecuperabile insolvenza del Banco Ambrosiano, le Autorità italiane decisero di tenere distinte, in modo netto, l’azienda bancaria del Nuovo Banco Ambrosiano da alcune specifiche attività e passività del vecchio Banco Ambrosiano e dalle consociate estere di quest’ultimo (e ovviamente anche dai legami tra loro esistenti). 
L’atto dell’8 agosto 1982, con cui – previa autorizzazione di Banca d’Italia – il vecchio Banco Ambrosiano cedette al Nuovo Banco Ambrosiano le proprie attività e passività esistenti a tale data escludeva espressamente dalla cessione «la partecipazione al capitale del Banco Ambrosiano Holding S.A., Lussemburgo» e «[…] i rapporti nei confronti del predetto Banco Ambrosiano Holding S.A., Lussemburgo, e di altri soggetti ad esso comunque connessi». 
Il Signor Carlo Calvi ha inoltre insinuato l’esistenza di un legame tra il Nuovo Banco Ambrosiano e la lussemburghese Banco Ambrosiano Holding S.A. (e le altre consociate estere del vecchio Banco Ambrosiano) per il fatto che un professionista lussemburghese di nome Guy Harles – che, a dire del signor Carlo Calvi, avrebbe avuto un ruolo in una società definita nel servizio come «una delle casseforti dei conti di Michele Sindona» e avrebbe gestito parte delle attività del vecchio Banco Ambrosiano in Lussemburgo – sia stato, trent’anni dopo, amministratore non esecutivo di una ex società lussemburghese del gruppo UBI. 
Il sottoscritto non conosce il signor Guy Harles e non è a conoscenza di sue attività in relazione al vecchio Banco Ambrosiano. 
È grave e inaccettabile che – sulla base di dichiarazioni errate e fondate su suggestivi accostamenti di elementi tra loro del tutto scollegati – l’operato dello scrivente sia stato affiancato, con seria lesione della propria onorabilità, a Roberto Calvi e Michele Sindona. 
Con riferimento ad altro tema, il servizio di Report ha poi raccolto le dichiarazioni di alcuni soggetti secondo i quali la nascita del gruppo UBI Banca – sorto nell’aprile 2007 dalla fusione tra Banche Popolari Unite (“BPU”) e Banca Lombarda e Piemontese (“BLP”) – sarebbe avvenuta “sotto la regia” dello scrivente al fine di far gravare su BPU asseriti debiti di BLP. 
Si tratta di affermazioni che anche logicamente confliggono con il fatto che l’operazione tra BPU e BLP è stata un’operazione di mercato, trasparente e illustrata in ogni dettaglio nei documenti oggetto di pubblicazione, i quali riportavano i risultati economici e patrimoniali dei due gruppi bancari riferiti agli esercizi 2004, 2005 e al primo semestre 2006, tutti assoggettati senza rilievi a revisione contabile; un’operazione che è avvenuta sotto la supervisione delle Autorità di vigilanza e previa autorizzazione di Banca d’Italia; oltretutto l’assemblea dei soci di BPU ha approvato la fusione con BLP con la maggioranza del 99,6% dei votanti; e nessun rilievo o contestazione sono mai stati sollevati in merito alla situazione economico-finanziaria di BLP. 
Quindi, respingo come non vera e profondamente ingiusta l’immagine del sottoscritto che è emersa dal servizio “L’onnipotente”. E rivendico con assoluta fermezza l’impegno, sempre improntato alla legalità e alla massima trasparenza, da me profuso nel contribuire, in collaborazione con la Banca d’Italia, alla difesa e alla crescita del sistema bancario italiano. 
Distinti saluti. 

Giovanni Bazoli


8 Aprile 2025: aggiornamento
 

Con riferimento al servizio televisivo «L’onnipotente», andato in onda durante la puntata di Report del 1° aprile 2019, a seguito di approfondimenti e verifiche svolti con la collaborazione di Intesa Sanpaolo S.p.A., società in cui si sono fuse per incorporazione UBI Banca S.p.A. e UBI Leasing S.p.A., si ritiene corretto completare la puntata con le seguenti precisazioni e integrazioni a rettifica.

1. In merito agli asseriti rapporti tra l’ex Gruppo UBI e il Banco Ambrosiano

Intesa Sanpaolo S.p.A. tiene a sottolineare che, contrariamente a quanto affermato nel servizio sulla base dei trascorsi lavorativi del Sig. Guy Harles, non sussiste alcun collegamento tra l’ex Gruppo UBI, da un lato, e il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, le vicende di Michele Sindona, la mafia e la P2, dall’altro. Infatti, il Sig. Guy Harles ha rivestito solamente il ruolo di amministratore non esecutivo, e non di «direttore», di UBI International S.A. dal 2011 fino al 2017 (anno in cui detta società è uscita dall’ex Gruppo UBI), cioè oltre trenta anni dopo le vicende di Michele Sindona e del Banco Ambrosiano.

2. In merito all’asserito coinvolgimento dell’ex Gruppo UBI nella compravendita di armi

A. Intesa Sanpaolo S.p.A. tiene a sottolineare che, a differenza di quanto affermato nel servizio, l’ex Gruppo UBI non è mai stato coinvolto in operazioni di «compravendita di armi». Piuttosto, UBI Banca S.p.A., così come altri istituti bancari italiani (e invero meno di essi), svolgeva la sua attività caratteristica anche in favore di imprese operanti nel settore; peraltro, ciò avveniva nel rispetto di una apposita policy adottata sin dal settembre 2007 (e costantemente aggiornata negli anni) in cui si legge che «obiettivo della Banca è sostenere realtà importanti per il tessuto economico del territorio, e contribuire così anche al mantenimento di strumenti e forze militari utili alla difesa della pace e della sicurezza nazionale e internazionale, rispettando nel contempo le preoccupazioni e le istanze presenti nella società civile».

B. Relativamente a tale policy Intesa Sanpaolo S.p.A. precisa che, a differenza di quanto affermato nel servizio, le modifiche alla stessa apportate nel 2013 non erano volte ad agevolare le operazioni con clienti operanti nel settore della armi, ma ad introdurre una «più chiara definizione dell’oggetto e dell’ambito di applicazione, con l’estensione ai Paesi OECD dell’esenzione (già prevista per Paesi UE e NATO) dal processo di valutazione per l’ammissibilità delle operazioni di commercio internazionale di armi e con l’affinamento dei criteri di valutazione dei Paesi attraverso l’inclusione di nuovi criteri e di un nuovo meccanismo di ponderazione degli stessi», come attestato nella relazione sull’attuazione della policy sugli armamenti aggiornata al 31.12.2013.

3. In merito all’andamento del titolo azionario di UBI Banca S.p.A.

Contrariamente a quanto potrebbe intendersi dalla puntata, nel periodo ivi considerato (dal 2007 in poi) il valore delle azioni di UBI Banca S.p.A. ha registrato un andamento migliore rispetto ai titoli azionari di diversi altri primari gruppi bancari, collocandosi in seconda posizione fra le prime quattro banche italiane, e coerente a quello delle maggiori banche italiane e anche delle maggiori banche europee.

4. In merito alle operazioni di cartolarizzazione poste in essere dall’ex Gruppo UBI

In merito alle operazioni di cartolarizzazione menzionate nel servizio, poste in essere dall’ex Gruppo UBI tramite cinque società veicolo presiedute dal prof. Gregorio Gitti (genero del prof. Giovanni Bazoli) e partecipate da due fondazioni (stichting) di diritto olandese:

(i) Intesa Sanpaolo S.p.A. precisa che la nomina del prof. Gregorio Gitti a presidente delle cinque società veicolo risale agli anni dal 2001 al 2005 ed è stata dunque antecedente alla nascita dello stesso ex Gruppo UBI, avvenuta il 1° aprile 2007;

(ii) Intesa Sanpaolo S.p.A. sottolinea che l’impiego di dutch stichting (cioè di fondazioni di diritto olandese) nelle operazioni di cartolarizzazione è conforme alla legge 30 aprile 1999 n. 130 in materia di «disposizioni sulla cartolarizzazione dei crediti», perché l’articolo 3 comma 2 di tale legge concepisce le società veicolo come una mera entità trasparente, finalizzata alla protezione dei diritti dei sottoscrittori e alla segregazione delle somme derivanti dal portafoglio crediti acquistato. Il fatto che tali società fossero partecipate da fondazioni di diritto olandese, pertanto, è giustificato dalla maggiore tutela che esse garantiscono ai sottoscrittori dei titoli, essendo caratterizzate dalla assenza di soci di riferimento e non esposte ai rischi legati all’attività di impresa;

(iii) Intesa Sanpaolo S.p.A. precisa che nessuna delle cinque società veicolo presiedute dal prof. Gitti, dopo la costituzione del Gruppo UBI (avvenuta nell’aprile 2007), ha avviato operazioni di cartolarizzazione finalizzate all’emissione di titoli in favore di soggetti esterni al medesimo Gruppo (si è sempre trattato di c.d. ‘auto-cartolarizzazioni’); quanto invece al periodo precedente, le operazioni che hanno visto partecipi soggetti terzi al Gruppo sono state solo cinque, per un controvalore di € 3,5 miliardi (non € 14 miliardi, come erroneamente si afferma nel servizio), e in nessuna di esse i tassi di interesse previsti in favore dei sottoscrittori dei titoli erano fuori mercato;

(iv) Intesa Sanpaolo S.p.A. chiarisce che nessuna delle società di gestione del risparmio menzionate durante il servizio (vale a dire Progressio SGR S.p.A., Mire SGR S.p.A. e Castello SGR S.p.A.) ha in alcun modo approfittato delle operazioni di cartolarizzazione realizzate dall’ex Gruppo UBI, posto che, come detto sopra, dal 2007 in poi i relativi titoli non sono stati emessi in favore di soggetti terzi al Gruppo medesimo;

(v) si precisa che la stitching Mara che secondo il servizio avrebbe «partecipato all’acquisto di crediti di UBI», in realtà, non è amministrata da «ragazzetti dell’84», essendo il servizio incorso in un errore di omonimia. In particolare, Report ha potuto constatare che la stitching Mara menzionata durante la puntata è una fondazione nata nel 1993 per opera di studenti olandesi che si occupa dell’assistenza, in varie forme, ai Paesi Balcanici, mentre la stitching Mara legata all’ex Gruppo UBI era socia di UBI Finance S.r.l. (al 40%) e non è mai stata direttamente o indirettamente coinvolta in operazioni di cartolarizzazione, in quanto la società veicolo UBI Finance S.r.l è stata costituita il 18 marzo 2008 per effettuare operazioni di emissione di c.d. Covered Bond garantiti da mutui residenziali.

5. In merito alla vicenda del «Jet Privato di Lele Mora»

A. Intesa Sanpaolo S.p.A. precisa che il «Jet Privato di Lele Mora» non è stato «svenduto» da UBI Leasing S.p.A., tenuto conto, tra l’altro, del fatto che in allora il mercato di riferimento era un mercato molto complicato, che l’aereo all’epoca aveva oltre 30 anni e dei costi che sarebbe stato necessario sostenere per il ripristino del bene.

B. All’esito delle verifiche che Report ha potuto effettuare in epoca successiva alla realizzazione del servizio grazie al materiale messo a disposizione dalle società dell’ex Gruppo UBI, si precisa che, a differenza di quanto dichiarato nel servizio, gli ispettori di Banca di Italia non hanno segnalato «significative anomalie e comportamenti illegittimi» con riferimento all’operazione in oggetto, non contenendo il verbale ispettivo citato da Report alcun rilievo specificamente afferente alla cessione dell’aereo in questione.

C. Benché nel servizio si affermi che l’aeromobile sarebbe stato «acquistato da una società anonima del Delaware. Quindi non si sa chi lo ha comprato», all’esito delle predette verifiche, si precisa che sono ricostruibili i collegamenti societari e personali che congiungono International Aviation Marketing Inc., società che ha presentato l’offerta di acquisto, e l’acquirente Hnp Aviation LLC, peraltro risultanti dalla documentazione societaria e dalle dichiarazioni antiriciclaggio da quest’ultima fornite già in sede di acquisto.

6. In merito all’imbarcazione «Beata of Southampton»

A. Si chiarisce, a precisazione di quanto affermato durante il servizio, che l’inchiesta della Procura di Bergamo relativa alla vendita dell’imbarcazione «Beata of Southampton» non è stata «archiviata perché per il capo di imputazione contestabile, l’infedeltà patrimoniale, serviva una querela di parte di Ubi che però non è mai arrivata», bensì perché il GIP del Tribunale di Bergamo ha ritenuto che quanto accertato nel corso delle indagini «non è sufficiente ad integrare né il delitto di truffa, né quello di infedeltà patrimoniale (per il quale difetta, in ogni caso, la querela)».

B. Intesa Sanpaolo S.p.A. precisa che UBI Leasing S.p.A. non ha aprioristicamente rifiutato ogni manifestazione di interesse all’acquisto ricevuta, tanto che, nel succitato decreto di archiviazione emesso dal GIP del Tribunale di Bergamo si legge che «Pesenti, attraverso la Tuscany, è stato l’unico tra coloro che parevano interessati a formalizzare una proposta di acquisto ad effettuare il deposito cauzionale».

C. Intesa Sanpaolo S.p.A. riferisce che, contrariamente a quanto si afferma nel servizio, UBI Leasing S.p.A. non ha deliberato la vendita dell’imbarcazione subito dopo aver ricevuto una perizia che ne abbassava il valore stimato da € 6 milioni a € 4,3 milioni. Infatti, il Comitato Esecutivo di UBI Leasing S.p.A. ha deliberato l’accettazione della proposta di acquisto pervenuta dalla società Porto Mediceo in data 21 settembre 2011, facendo esclusivo riferimento alla perizia del 17 febbraio 2011 redatta dal sig. Porciani che valutava il bene € 6 milioni. La diversa perizia è sì datata 12 settembre 2011, come puntualmente riportato nel servizio, ma in realtà risale al 12 gennaio 2012 ed è stata effettuata su richiesta di UBI Leasing S.p.A. in funzione dell’insinuazione allo stato passivo del fallimento dell’ex utilizzatore del bene inadempiente. La circostanza è confermata dalla richiesta di archiviazione del PM, nella quale si legge: «è dato incontrovertibile che la perizia redatta dal Comandante Miele contenesse un errore nella data e che la stessa sia stata commissionata … successivamente alla vendita posta in essere a favore della Tuscany Charter S.r.l. e non prima».

D. Intesa Sanpaolo S.p.A. precisa che l’imbarcazione è stata venduta da Tuscany Charter S.r.l. nel dicembre 2016 per un prezzo inferiore a quello precedentemente incassato da UBI Leasing S.p.A., così potendosi escludere che - come, invece, si afferma nel servizio - UBI Leasing S.p.A. abbia ceduto il natante a Tuscany Charter S.r.l. a un prezzo di favore inferiore ai valori di mercato dell’epoca («prezzi fin troppo vantaggiosi in cui la Banca ci ha perso»).

7. In merito al licenziamento del dott. Roberto Peroni

A. Intesa Sanpaolo S.p.A. evidenzia che il licenziamento del dott. Roberto Peroni - il quale in realtà non ha mai ricoperto il ruolo di «responsabile antiriciclaggio di tutto il gruppo UBI» - è stato intimato per motivi del tutto differenti da quelli narrati nel corso del servizio. Le circostanze di fatto riferite sul punto da Report non trovano infatti alcun riscontro nella documentazione afferente al correlato procedimento disciplinare.

B. Intesa Sanpaolo S.p.A. riferisce, a integrazione di quanto affermato nel servizio, che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo non ha formulato alcuna imputazione relativa ai fatti segnalati dal dott. Roberto Peroni, il quale, peraltro, non avrebbe in ogni caso avuto diritto - a differenza di quanto dichiarato nel servizio - alla tutela prevista per il c.d. whistleblowing, sia perché la legge 30 novembre 2017 n. 179 che lo prevede è entrata in vigore successivamente alla risoluzione del suo rapporto di lavoro, sia perché egli non ha mai utilizzato i canali di segnalazione al tempo previsti dalla Banca, né ha chiesto ausilio o tutela alle strutture dell’ex Gruppo UBI.

8. In merito ai controlli antiriciclaggio

Intesa Sanpaolo S.p.A. riferisce - a precisazione della seguente affermazione del sig. Giorgio Mottola: «Non è pazzesco che soltanto il dieci per cento delle operazioni di una società rispondano a norme basilari di trasparenza?» - che: (i) il dato in esame è tratto da un verbale ispettivo di Banca di Italia concernente la sola UBI Leasing S.p.A.; (ii) esso non sta a significare che il restante 90% delle operazioni non fosse oggetto di verifiche antiriciclaggio, perché il 10% menzionato dall’Autorità di Vigilanza si riferiva alle sole pratiche caricate sul sistema informatico, laddove UBI Leasing S.p.A. - in conformità alla normativa interna allora vigente - aveva comunque proceduto alla verifica e all’archiviazione delle schede di valutazione del rischio di riciclaggio in forma cartacea per la clientela con nuovi rapporti da ottobre 2008; (iii) il verbale si riferisce a una ispezione riguardante il periodo compreso tra il 25 giugno 2012 e il 17 ottobre 2012, ossia un periodo di tempo lontano e molto limitato, caratterizzato da criticità cui è stato posto rimedio.

9. In merito all’asserita titolarità di conti offshore a Panama

Intesa Sanpaolo S.p.A. precisa che: (i) nessuna società dell’ex Gruppo UBI era all’epoca del servizio o è stata titolare di «conti offshore a Panama»; (ii) l’ex Gruppo UBI non ha mai gestito 54 società nei paradisi fiscali, essendo tali società - il cui elenco è stato ricavato da Report dal sito del ICIJ - The International Consortium of Investigative Journalists - mere clienti di UBI International S.A. e di UBI Trustee S.A.; (iii) non risulta che «persino lo studio Mossak Fonseca» abbia sollevato dubbi sul rispetto della normativa antiriciclaggio da parte dell’ex Gruppo UBI, così come non risulta che, «nonostante ripetuti solleciti [dello studio Mossak Fonseca], [UBI] non ha ancora inviato la copia dei passaporti degli intestatari delle società e non si decide ad adempiere agli obblighi sulla prevenzione antiriciclaggio»; (iv) non corrisponde al vero che lo studio Mossak Fonseca abbia lanciato «addirittura l’allarme su alcune delle società di UBI Trustee indicandole come attività sospette», in quanto le società panamensi indicate nella corrispondenza mostrata nel corso del servizio hanno cessato di avere rapporti con UBI Trustee S.A. dal dicembre 2016, laddove la documentazione mostrata da Report è riferita al marzo 2017, ossia ad un periodo successivo in cui i rapporti non erano più in essere.

10. In merito all’allusione ad asserite ritorsioni subite dagli investigatori e dai magistrati coinvolti nei procedimenti relativi alle attività dell’ex Gruppo UBI

In relazione a quanto dichiarato nel corso del servizio, secondo cui mentre Ubi Banca «sta attraversando … con disinvoltura la tempesta giudiziaria», «chi non è più al suo posto sono gli investigatori della Guardia di Finanza che hanno fatto le indagini e quei magistrati che hanno condotto fino adesso il rinvio a giudizio», Intesa Sanpaolo S.p.A. rimarca che è del tutto priva di fondamento l’affermazione secondo cui quegli investigatori della Guardia di Finanza e quei magistrati avrebbero subito ritorsioni o provvedimenti incidenti sui rispettivi rapporti di lavoro per il fatto di aver indagato sull’ex Gruppo UBI, ed è falsa l’insinuazione per la quale si sottintende che tali ritorsioni o provvedimenti siano in qualche modo ricollegabili a pressioni esercitate dai vertici della Banca.

11. In merito al processo svoltosi dinanzi al Tribunale di Bergamo

Intesa Sanpaolo S.p.A. evidenzia che, in epoca successiva alla realizzazione del servizio, tutti i soggetti, Banca e persone fisiche, coinvolti nel processo di cui trattasi sono stati assolti in via definitiva perché «il fatto non sussiste».

La Corte d’Appello di Brescia ha, infatti, confermato tutte le assoluzioni già pronunciate dal Tribunale di Bergamo e assolto con formula piena anche quegli imputati che in primo grado erano stati prosciolti per intervenuta prescrizione e avevano voluto comunque impugnare la sentenza affinché venisse accertata nel merito la loro completa estraneità alle ipotesi di reato contestate.