Far west tattoo

Collaborazione di Ilaria Proietti

Un tatuaggio piccolo o grande ce l’hanno ormai oltre 60 milioni di persone in Europa. Sempre più giovani ne vogliono uno e vanno a farselo fare - spesso nel negozio dove è andato l’amico - senza chiedersi se il tatuatore che sta per incidere la loro pelle è preparato o no. Una normativa comune europea per la formazione e sicurezza non c’è: paese che vai, legge che trovi. In Italia il far west arriva fino a livello delle singole Regioni: in alcune si deve studiare 600 ore, in altre si è autorizzati a sforacchiare la pelle dei pazienti senza neanche uno straccio di corso di formazione. Ci sono solo delle linee guida ministeriali che risalgono al 1998 e non sono mai diventate legge. Eppure proprio noi italiani siamo i più "marchiati" d'Europa e il giro d'affari supera i 200 milioni di euro l'anno. Quanto a fondo conosciamo i rischi del "tattoo"? Poco, a giudicare da un'indagine dell'Istituto Superiore di Sanità. E quanto a fondo conosciamo le sostanze che ci infiliamo sottopelle? Per niente. E questo nonostante le analisi parlino chiaro: a volte sono tossici e non c'è un controllo sufficiente, perché gli inchiostri per tatuaggio non devono rispettare la normativa stringente sulle sostanze chimiche, ma solo una più blanda risoluzione europea del 2008 che, evidentemente, non basta.