29/03/2024
26/08/2012

Merkel: “Grecia fuori dall’euro? Pesare le parole”

BERLINO – La cancelliera interviene sulle richieste di uscita di Atene. “Più tempo in cambio di impegno” chiede Vienna al premier Samaras. Bundesbank contro Bce. “La manna delle banche attirerà avidità senza fine”, paventa il presidente della Banca centrale tedesca

angelaDopo i “no” della Merkel e Hollande a Samaras,  a sorpresa, il cancelliere austriaco Werner Faymann si schiera con Atene e apre a una dilazione delle scadenze. Anche “due o tre anni”, a patto che Atene rispetti gli impegni sulle riforme e sui tagli alla spesa concordati con l'Unione Europea. Ma dalla Germania arriva un immediato stop: una proroga, che sia di sei mesi o di due anni, per la Grecia “non è fattibile”, taglia corto il vicecancelliere tedesco liberale Philipp Roesler.  “Una permanenza di Atene nell'euro sarebbe auspicabile, ma questa dipende dal mantenimento degli impegni sulle riforme”, aggiunge Roesler. La Merkel consiglia però prudenza, anche sull'uscita della Grecia dell'euro: “Ognuno dovrebbe pesare molto bene le parole che usa”, ammonisce la cancelliera riferendosi alle richieste di uscita di Atene avanzate da alcuni esponenti della Csu.

Antonis Samaras continua ad assicurare che “proseguiranno” gli sforzi della Grecia per onorare i suoi impegni con l'Unione europea e l'Fmi. “Voglio credere che i miei incontri ci permettano di rovesciare lentamente il clima di sfiducia nei confronti del nostro Paese”, ripete il premier greco. Dalla Germania arriva intanto la pesante critica del presidente della Bundesbank Jens Weidmann  all' ipotesi del piano antispread del presidente Bce Mario Draghi. A inizio agosto, la Banca Centrale europea si era detta disposta ad agire, se necessario, con misure eccezionali contro la crisi, e tra queste c'é appunto l'ipotesi di acquisto sul mercato del debito pubblico dei Paesi in difficoltà. 

“Non bisogna sottovalutare il pericolo che il finanziamento da parte della banca centrale possa rendere dipendenti come una droga”, afferma Weidmann  aggiungendo che “una tale politica è assimilabile a un finanziamento degli Stati stampando moneta”. Per il capo della Bundesbank “in democrazia devono essere i Parlamenti, e non le banche centrali, a decidere di una tale condivisione dei rischi”. “La manna delle banche attirerà avidità senza fine”, paventa il presidente della Banca centrale tedesca.