23/04/2024
18/09/2012

Fiat: la parola a Marchionne

ECONOMIA - L'amministratore delegato del Lingotto replica anche attacchi e al governo dice: "Incontriamoci, ma poi? Sopravvivere alla tempesta con l'aiuto di quella parte dell'azienda che va bene in America del Nord e del Sud, per sostenere l'Italia, mi pare sia un discorso strategico"

''In questa situazione drammatica, io non ho parlato di esuberi, non ho proposto chiusure di stabilimenti, non ho mai detto che voglio andar via: non mollo. Mi impegno, ma non posso farlo da solo. Ci vuole un impegno dell'Italia''. Parola dell'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne che, in un'intervista a Repubblica, è chiaro nel dire che non ha intenzione di lasciare il nostro Paese, ma sottolinea che, in un momento di crisi come questo in cui il mercato dell’auto è colato a picco, l’azienda torinese non può comportarsi come prima. “O è un'imbecillità pensare a questo, o è una prepotenza, fuori dalla logica''.

Marchionne replica anche agli attacchi del patron della Tods', Diego Della Valle. ''Tutti parlano a cento all'ora, perché la Fiat è un bersaglio grosso, più delle scarpe di alta qualità e alto prezzo che compravo anch'io fino a qualche tempo fa: adesso non più. Ci sarebbe da domandarsi chi ha dato la cattedra a molti maestri d'automobile improvvisati. ma significherebbe starnazzare nel pollaio piuù provinciale che c'é. Fintanto che attaccano me, nessun problema. Ma lascino stare la Fiat''. L'amministratore delegato del Lingotto risponde anche alle critiche di Cesare Romiti: ''Il mondo Fiat che abbiamo creato noi non è più il suo. E anche la parola cosmopolita non è una bestemmia''.

Il numero uno di Fiat si dice disponibile a incontrare il governo ''ma poi? Sopravvivere alla tempesta con l'aiuto di quella parte dell'azienda che va bene in America del Nord e del Sud, per sostenere l'Italia, mi pare sia un discorso strategico. Fiat - osserva Marchionne - sta accumulando perdite per 700 milioni in Europa, e sta reggendo sui successi all'estero. Sono le due uniche cose che contano. Se vogliamo confrontarci dobbiamo partire da qui: non si scappa''.

“Il progetto fabbrica Italia era basato su cento cose, la metà non ci sono più. Io allora puntavo su un mercato che reggeva, ed è crollato, su una riforma del mercato del lavoro, e ho più di 70 cause della Fiom. Tutto è cambiato. E io non sono capace di far finta di niente. Anche perché puoi nasconderli ma i nodi prima o poi vengono al pettine. Ecco siamo in quel momento. Io indico i nodi: parliamone. Chi se la sentirebbe di investire in un mercato tramortito dalla crisi, se avesse la certezza non soltanto di non guadagnare un euro - aggiunge Marchionne - ma addirittura di non recuperare i soldi investiti? Con nuovi modelli lanciati oggi spareremmo nell'acqua: un bel risultato''. E spiega: ''Se io avessi lanciato adesso dei nuovi modelli avrebbero fatto la stessa fine della nuova Panda di Pomigliano: la miglior Panda nella storia, 800 milioni di investimento, e il mercato non la prende, perché il mercato non c'è. Le prospettive per le vendite - afferma Marchionne - non sono buone: non vedo niente, nessun cambio di mercato fino al 2014. Per questo investire nel 2012 sarebbe micidiale”.