02/05/2024
06/05/2013

Giulio Andreotti è morto

ROMA - Il Senatore a Vita Giulio Andreotti è morto nella sua abitazione nel centro di Roma poco dopo le 12,30. Aveva 94 anni. E' stato uno dei principali esponenti della Democrazia Cristiana, protagonista della vita politica italiana per tutta la seconda metà del XX secolo

Il Senatore a Vita Giulio Andreotti è morto nella sua abitazione nel centro di Roma poco dopo le 12,30. Aveva 94 anni. E' stato uno dei principali esponenti della Democrazia Cristiana, protagonista della vita politica italiana per tutta la seconda metà del XX secolo, dopo aver attraversato quasi tutto il secolo scorso e l'inizio di quello attuale e aver calcato da protagonista assoluto la scena politica italiana e internazionale per 60 anni. 

Nato a Roma il 14 gennaio del 1919, si laurea in giurisprudenza nel 1941, specializzandosi in diritto canonico. Giovanissimo, si avvia al giornalismo trovando un ruolo sempre più incisivo nella Federazione degli universitari cattolici italiani (Fuci).

La sua carriera politica inizia già alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando al seguito di Alcide De Gasperi diventa membro della Costituente nel 1946. Ricopre più volte numerosi incarichi di governo: sette volte Presidente del Consiglio (tra cui il governo di "solidarietà nazionale" durante il rapimento di Aldo Moro (1978-1979), con l'astensione del Partito Comunista Italiano, e il governo della "non-sfiducia" (1976-1977), con la prima donna-ministro, Tina Anselmi, al dicastero del Lavoro); otto volte ministro della Difesa; cinque volte ministro degli Esteri; tre volte ministro delle Partecipazioni Statali; due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell'Industria; una volta ministro del Tesoro, ministro dell'Interno (il più giovane della storia repubblicana, a soli trentaquattro anni), ministro dei beni culturali (ad interim) e ministro delle Politiche Comunitarie.

E' sempre presente dal 1945 in poi nelle assemblee legislative italiane: dalla Consulta Nazionale all'Assemblea costituente, e poi nel Parlamento italiano dal 1948, come deputato fino al 1991 e successivamente come senatore a vita. 

Fino a qui la biografia politica, ma non si può dimenticare la lunga vicenda giudiziaria che ha visto protagonista negli ultimi anni. Erano gli anni Novanta quando i magistrati umbri lo accusano di essere il mandante dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli, direttore di 'Op', ucciso nel marzo del 1979. L'11 aprile del 1996 inizia il processo. Dopo 169 udienze, il 24 settembre 1999 viene pronunciato il verdetto di assoluzione 'per non aver commesso il fatto'. Il 30 ottobre 2003 è assolto dalla Cassazione in via definitiva.

Un'altra accusa, però, investe il 'divo Giulio', quella di essere colluso con la mafia. La notizia, insieme a quella del presunto 'bacio' (nel gergo mafioso significa che fra due persone c'è un rapporto di conoscenza e stima reciproca) al boss di Cosa nostra TotòRiina, fa il giro del mondo e per Andreotti inizia un periodo molto difficile. Il 13 maggio 1993 il Senato concede l'autorizzazione a procedere nei confronti del Senatore. Il dibattimento comincia il 26 settembre del 1995. I pm chiedono 15 anni di reclusione. Il processo di primo grado si chiude il 23 ottobre 1999: Andreotti viene assolto perché 'il fatto non sussiste'. La Procura di Palermo decide comunque diricorrere in appello. Il 15 ottobre del 2004 la Cassazione conferma le sentenze di assoluzione, anche se in un caso per prescrizione. "Hanno usato i processi per mettermi fuori gioco politicamente. E' stato un momento di politica molto cattiva", commentò successivamente.

I funerali si svolgeranno domani pomeriggio a Roma. ''Non ci saranno funerali di Stato né camera ardente. Le esequie saranno celebrate nella sua parrocchia con gli stretti familiari'', ha riferito Patrizia Chilelli, storica segretaria del presidente, al suo fianco dal 1989.


La vita di Giulio Andreotti è una lunga sequenza di date che scandiscono prima il suo "cursus honorum", poi la sua odissea giudiziaria. Queste le principali tappe:

1919- Nasce a Roma il 14 gennaio.

1941- Si laurea in Giurisprudenza, specializzandosi in Diritto canonico

1942- Presidente nazionale degli universitari dell'Azione cattolica

1944- Consigliere nazionale della Dc

1945- Si sposa con Livia Danese

1946- Deputato Costituente con oltre 25 mila voti

1947-'54- Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Alcide De Gasperi

1954- Ministro dell'Interno nel primo governo Fanfani

1955-'58- Ministro delle Finanze 1959-'65- Ministro della Difesa

1966-'68- Ministro dell'Industria

1969-'72- Presidente dei deputati della Democrazia cristiana

1972-'73- Presidente del Consiglio nei due governi di centro-destra

1972- Record di preferenze personali alle elezioni politiche: 367mila

1974-'76- Ministro della Difesa e del Bilancio nei governi Rumor e Moro

1976-'79- Presidente del Consiglio nei tre governi di solidarietà nazionale

1979-'83- Presidente della commissione Esteri della Camera

1983-'89- Ministro degli Esteri nei governi Craxi, Fanfani, Goria e De Mita

1989- Record di preferenze alle elezioni Europee: 500 mila nella circoscrizione Nord- est

1989-'92- Presidente del Consiglio per la sesta e settima volta

1991- E' nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga

1993- 27 marzo. Al Senato arriva la richiesta di autorizzazione a procedere per concorso in mafia: e' avanzata dalla Procura di Palermo

1995- 20 luglio. La Procura di Perugia chiede l'autorizzazione a procedere per Andreotti con l'accusa di omicidio nei confronti del giornalista Carmine Pecorelli.

1999- 26 settembre. Comincia nell'aula bunker dell'Ucciardone, a Palermo, il "processo del secolo". L'accusa si è trasformata in associazione mafiosa

1999- 30 aprile. Al processo Pecorelli i Pm chiedono l'ergastolo per tutti gli imputati

1999- 24 settembre. Dopo oltre 100 ore di camera di consiglio arriva il verdetto per lì omicidio Pecorelli: tutti assolti per non aver commesso il fatto

1999- 23 ottobre. Al processo di Palermo Andreotti è assolto con la formula "dubitativa".

2001- 19 aprile. Inizia il processo di appello a Palermo

2002- 17 novembre. La Corte di Assise di appello di Perugia condanna a 24 anni di reclusione Giulio Andreotti e Tano Badalamenti per l'omicidio Pecorelli

2003- 2 maggio. La Corte di appello di Palermo conferma, con alcune modifiche, la sentenza di assoluzione per Giulio Andreotti dall'accusa di associazione mafiosa

2003- 30 ottobre. La Cassazione annulla senza rinvio la sentenza sull'omicidio Pecorelli: di fatto è l'assoluzione piena da qualsiasi responsabilità per Andreotti e Badalamenti che sono estranei alla uccisione del giornalista avvenuto il 20 marzo 1979

2004- 28 dicembre. La Cassazione conferma la sentenza di assoluzione nel processo per mafia : la sentenza di Palermo diviene così definitiva. Prescrizione per il delitto di associazione a delinquere fino alla primavera del 1980 e l'assoluzione per il reato di associazione mafiosa dal 1980 in poi. I magistrati annotano che è dubbio il ruolo di Andreotti per i rapporti con Cosa Nostra prima del 1980, visti anche gli incontri con il boss Stefano Bontade, i legami con Vito Ciancimino e con i cugini Nino e Ignazio Salvo: ma la questione non può essere approfondita dato che i fatti sono coperti da prescrizione

2013 – 6 maggio. Giulio Andreotti muore a 94 anni nella sua casa romana