23/04/2024
17/10/2019

In aumento le liti per l’eredità. Ecco il decalogo per evitarle.

Solo il 15% delle successioni passa da un testamento. Uno spettacolo teatrale in aiuto degli eredi




Le dispute tra fratelli per l’eredità sono diffusissime, “all’ordine del giorno”.

In Italia solo il 15% delle successioni passa da un testamento, che invece sarebbe uno strumento valido per dividere il proprio patrimonio in vita.

Certo se i genitori, o comunque coloro che se ne vanno, sono molto chiari nelle loro indicazioni e ragionano con anticipo su come intendono amministrare in modo intelligente i tempi che verranno, tutto è molto più semplice. Ma purtroppo non è così nella maggior parte dei casi.

In Italia esistono moltissimi professionisti che si occupano proprio di questo, risolvere i dissidi tra parenti. Tutti seguono un decalogo comune.

Vediamo i punti principali.

Ogni figlio ha diritto a una quota minima di eredità stabilita per legge. Nel caso di più figli, al coniuge spetta un terzo del patrimonio, ai figli vanno i restanti due terzi, divisi in parti uguali tra loro. In assenza di coniuge, ai figli spetta l’intero patrimonio equamente ripartito.

Contano anche i beni dati in vita. Nel conteggio dell’eredità valgono anche le donazioni fatte in vita dal genitore. Questo a meno che, nel farlo, il genitore non abbia previsto espressamente la dispensa da collazione, cioè la clausola con cui il genitore decide che il dono fatto in vita al figlio è un extra sull’eredità. Senza questa dispensa, quel ‘regalo’ è considerato come un anticipo dell’eredità. Attenzione pochissime persone lo sanno.

Non contano le spese per il mantenimento e le nozze del figlio.

I figli sono tutti uguali. Non ci sono differenze tra figli nati fuori o dentro il matrimonio.

A volte succede che un figlio abbia prestato del denaro a un genitore, e poi questo muoia senza poterlo restituire. In questo caso il figlio diventa creditore del defunto e bisogna saldare le posizioni prima di passare al conteggio.

Se si è subita un’ingiustizia nella ripartizione dell’eredità, bisogna agire entro i 10 anni dalla morte del defunto.

Si eredita sempre da entrambi i genitori. Se ad esempio ci sono 3 figli e il padre ha già donato la maggior parte del patrimonio a 2 di loro, la madre non può nominare erede soltanto il terzo figlio.

Certo tutto non si esaurisce in questi pochi punti, ma a volte può essere utile seguire qualche fatto di cronaca e non mancano film e spettacoli che ne parlano. Chi ricorda “Vecchio zio Joe”, in cui Kirk Douglas interpreta un ricco anziano circondato da nipoti avidi e in competizione per la successione?

A Roma da venerdì 25 a domenica 27 in scena “Le Sorellastre” che inaugura la Stagione di prosa 2019/2020 dell’Altrove Teatro Studio, un luogo che negli anni è diventato un polo culturale di riferimento per la città.

Le Sorellastre di e con Ottavia Bianchi, accompagnata sul palco da Patrizia Ciabatta, Flaminia Cuzzoli e Giulia Santilli ha la regia di Giorgio Latini.


La dinamiche familiari sono al centro dello spettacolo, con un intreccio che affronta temi, spesso irrisolti, comuni a tanti nuclei affettivi.

Quattro sorelle ormai adulte e lontane da molti anni, si ritrovano bloccate nella stessa stanza per 24 ore. In ballo c’è un’eredità che diventa l’innesco di un vero e proprio gioco al massacro fatto di rappresaglie, antichi rancori e desideri di vendetta mai sopiti.

Le quattro protagoniste del testo hanno perso lo status di sorelle e sono ora divise da un muro invisibile fatto di silenzi, non detto, imbarazzi.

I genitori, solitamente perno fondante dell’unione familiare, sono invece diventati motivo di zizzania e discordia. La forzatura del doversi ritrovare per 24 ore nella stessa stanza senza poter mentire o barare, pena la perdita della possibilità di avere un futuro, innesca un meccanismo per cui temi come la morte e la menzogna vengono trattati con l’ironia feroce con cui solo la vita sa colpirci. Inevitabilmente anche l’occhio dello spettatore, voyeur dei drammi talvolta ridicoli delle quattro “Sorellastre”,non può fare a meno di immedesimarsi e commuoversi per poi realizzare che può solo riderci sopra.