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NOTIZIE

Riceviamo e pubblichiamo

La lettera di Marcello Immordino, figlio di Vincenzo Immordino

Riceviamo e pubblichiamo


Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Marcello Immordino, Dirigente della polizia di Stato, anche a nome dei cinque fratelli e dei numerosi nipoti:

 

"Sono fortemente indignato  per quanto asserito ,nel corso della trasmissione Anno Zero del 13 maggio, da tale Sottile(che non ricordo  particolarmente brillante nel prendere posizione contro la mafia quando scriveva per il Giornale di Sicilia di Palermo).    

Devo puntualizzare, preliminarmente, che il Dr Vincenzo Immordino -Ispettore Generale Capo della P.S.(il grado più alto in Polizia allora riservato solo ai quattro funzionari più prestigiosi dell'amministrazione dell'Interno)- ricoprì la carica di Questore a Trapani, Reggio Calabria e Palermo.in ciascuna di queste sedi riscosse l'unanime e sentito consenso da parte della Società civile, di quei magistrati e operatori di polizia che avevano a cuore il prestigio dello Stato e che,nonostante le difficoltà, facevano con decoro il loro lavoro.

Il dott. Vincenzo Immordino era stato  dirigente della Polizia giudiziaria di Palermo negli anni sessanta (il sacco di Palermo!) e ivi ha svolto un'indagine a tutto campo sulla mafia (mafia delle acque,dei cimiteri, dei mercati generali e mafia dell'edilizia) denunciando le collusioni dei politici più influenti dell'epoca: Lima Ciancimino ed altri.

Naturalmente, per l'epoca , venne destinato a più prestigioso incarico in altra sede (promoveatur ut amoveatur) e i mafiosi e i politici mafiosi tornarono a dormire sogni tranquilli.

Negli ultimi sei mesi della sua vita professionale fu nominato Questore a Palermo , in una città  devastata da violenze d'ogni genere e profondamente sfigurata da una lunga serie di omicidi politico-mafiosi.

Da uomo coraggioso e fornito di caparbio orgoglio professionale volle dare un forte segnale di riscossa dello Stato, pur essendo circondato da un mondo istituzionale per lo più impaurito e chiuso in difesa, quando non colluso.

Da questa nobile esigenza -e non certo per interessati suggerimenti di un mascalzone- ebbe origine l'operazione del 5 maggio 1980, culminata con l'esecuzione dei mandati di cattura firmati dal procuratore Costa (mandati che gli altri sostituti-orribile spettacolo di pavidità!- si rifiutarono di firmare ,isolando il loro capo).

I mandati di cattura furono eseguiti nella quasi totalità, rompendo una tradizione di fughe di notizie che consentiva spessissimo ai mafiosi di sfuggire all'arresto.

Pertanto giudichiamo vigliaccamente offensivo alla memoria di nostro padre sentirlo definire,in crescendo, "tale Immordino", "il povero Immordino", "il muzzunaro " da un Sottile esperto di mafia, ma vago e, non so quanto involontariamente, impreciso studente dell'Antimafia.

Le notizie di quanto riportato nel rapporto di Polizia e che diedero origine ai mandati di cattura (la cosa venne giudiziariamente accertata anche dal giudice istruttore dott. Falcone),non provenivano dal mafioso Ciancimino,ma erano frutto di investigazioni.

E' pertanto subdolo e calunnioso dare ad intendere che il questore Vincenzo Immordino si possa essere prestato, anche inconsciamente -ne aveva da vendere di esperienza e di correttezza-, a fare un favore ai corleonesi, alla cattura del cui capo -Liggio_- aveva negli anni sessanta ampiamente contribuito.

Facendo appello non alla legge sulla stampa ma alla Sua sensibilità La prego di volere in qualche modo dare pubblicità alla presente

Marcello Immordino, Dirigente della polizia di Stato, anche a nome dei cinque fratelli e dei numerosi nipoti."

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