Fuori orario

Dal 1 al 7 ottobre 2017

In onda dal 1 al 7 ottobre 2017

Domenica  1  ottobre  2017                                 RAI3                 dalle  01.50 alle 06.00   (250')  

 

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto

 

presenta

 

 

Stelle stalle tango fango: noli me tangere

TUTTO IL CINEMA DI BÉLA TARR

(1)

 

con i film 

 

HOTEL MAGNEZIT                                

(id., Ungheria, 1978, b/n, 12', v.o. sott. it.)

Regia: Béla Tarr

Primo cortometraggio girato da Béla Tarr, allora ventitreenne, realizzato con la tecnica del falso documentario, ambientato in una residenza per operai. Uno di questi, accusato di aver rubato un motore, è stato licenziato dalla fabbrica e deve quindi lasciare l’alloggio. Lui prova a difendersi, ma la titolare della struttura gli intima di andarsene. Così l’uomo, dopo aver invano sperato di trovare solidarietà presso i suoi compagni di stanza, prende ad aggredirli verbalmente, poi scoppia a piangere rievocando il suo passato da pilota durante la seconda guerra mondiale e rivendicando, quindi, la propria dignità di combattente.

 

 

NIDO FAMILIARE
(Családi tüzfészek, Ungheria 1979, b/n, 110’, v.o. sottotitoli italiani)
Regia: Béla Tarr
Con: Laszlone Horvath, Làszlò Horvath, Krisztina Horvath, Adrienne Kàdàr.
La storia di una giovane coppia che vive in casa dei genitori del marito; lo spazio è talmente angusto che i componenti della famiglia si urtano a ogni movimento. Le liti e le incomprensioni si succedono e il dramma familiare diventa una sorta di satírica tragédia esistenziale nell’Ungheria alla fine degli anni ’70.

 

 

SATANTANGO   (PARTE 1 e 2)    durata: 72’ ca.

CAPITOLO 1: A hír, hogy jönnek (La notizia che stanno arrivando)

CAPITOLO 2: Feltámadunk (Resuscitati dai morti)

 (Id., Ungheria, 1993,b/n, v.o. sott.it.)

Regia: Béla Tarr

Interpreti: Miklos B. Szekely, Janos Derzsi, Putyi Horvath, Mihaly Vig

 

Dal romanzo omonimo dello scrittore ungherese László Krasznahorkai, lo stesso autore di Kharozat (1988), Sátántangó è la storia del collasso di una fattoria collettiva al tramonto del comunismo gelido sovietico, del desiderio di abbandonare quel luogo e la propria condizione, dell’attesa di un futuro migliore. La danza di questa umanità disperata si avvita intorno alla figura di Irimias, figuro sparito da due anni il cui ritorno, all’inizio solo vociferato, segna il ripetersi degli inganni e dello sfruttamento ai danni della comunità.

 

 

 

Venerdì  6  ottobre  2017                                 RAI3                 dalle  01.50 alle 06.00   (250')  

 

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto

 

 

presenta

 

Stelle stalle tango fango: noli me tangere

TUTTO IL CINEMA DI BÉLA TARR

(2)

 

 

 

 

L’OUTSIDER                                                    

(Szabadgyalog, Ungheria, 1981, colore, durata 122’)

Regia: Béla Tarr

Interpreti: Andràs Szabò, Imre Donkò, Iolan Fodòr

 

Il film segue le giornate del giovane “Beethoven” che nel suo piccolo paese si sforza a costruire dei rapporti umani con i familiari, gli amici le donne. Gli unici che capiscono Beethoven sono i degenti dell’ospedale dove lavora e da cui viene allontanato perché beve troppo.

Il secondo film di Bela Tarr approfondisce i temi e lo stile già presenti in Nido Familiare e anticipa molti aspetti del successivo Rapporti prefabbricati.

 

 

 

SATANTANGO   (PARTE 3 e 4)    durata: 84’ ca.

CAPITOLO 3: Valamit tudni (Si viene a sapere qualcosa)

CAPITOLO 4: A pók dolga I. (Il lavoro del ragno I.) 

(Id., Ungheria, 1993,b/n, v.o. sott.it.)

Regia: Béla Tarr

Interpreti: Miklos B. Szekely, Janos Derzsi, Putyi Horvath, Mihaly Vig

 

Dal romanzo omonimo dello scrittore ungherese László Krasznahorkai, lo stesso autore di Kharozat (1988), Sátántangó è la storia del collasso di una fattoria collettiva al tramonto del comunismo gelido sovietico, del desiderio di abbandonare quel luogo e la propria condizione, dell’attesa di un futuro migliore. La danza di questa umanità disperata si avvita intorno alla figura di Irimias, figuro sparito da due anni il cui ritorno, all’inizio solo vociferato, segna il ripetersi degli inganni e dello sfruttamento ai danni della comunità.

 

 

 

 

Sabato  7 ottobre  2017                                 RAI3                 dalle  02.15 alle 06.00   (225')  

 

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Fumarola Giorgini Luciani Melani Turigliatto

 

 

presenta

 

Stelle stalle tango fango: noli me tangere

TUTTO IL CINEMA DI BÉLA TARR

(3)

 

 

RAPPORTI PREFABBRICATI     77’

(Panelkapcsolat, Ungheria, 1982, b/n, v.o.it., )

Regia: Béla Tarr

Con: Judit Pogàny (Feleség), Ròbert Koltai (Férj), Kyri Ambrus, Jànosné Bràda, Janos Fàbiàn, Péter Gellért.

Terzo lungometraggio del grande cineasta ungherese. Qui Tarr si avvale per la prima volta di un

cast composto da attori professionisti. Marito, moglie e figli: un ritratto colto nella quotidianità e

nell'alienità dell'esistenza. Attriti e crisi minano l'unità familiare, ne mettono in discussione la sua

natura.

 

 

MACBETH                                                      

(Id, Ungheria, 1982, col. dur. 63’)

Regia: Béla Tarr

Interpreti: Gyorgy Cserhalmi; Erzsébet Kutvolgyi; Ferenc Bencze

Girato per la televisione pubblica ungherese l’adattamento della tragedia di Sheakspeare fatto da Bela Tarr si snoda in due sequenze, di cinque minuti la prima e di ben 67 la seconda. La telecamera si muove nello studio soffermandosi sui volti degli attori. È l’inizio della sperimentazione del regista ungherese sulla forma del piano sequenza.

 

SATANTANGO   (PARTE 5)    durata: 52’ ca.

CAPITOLO 5: Felfeslik (Arriva scucito)

 (Id., Ungheria, 1993,b/n, v.o. sott.it.)

Regia: Béla Tarr

Interpreti: Miklos B. Szekely, Janos Derzsi, Putyi Horvath, Mihaly Vig

 

Dal romanzo omonimo dello scrittore ungherese László Krasznahorkai, lo stesso autore di Kharozat (1988), Sátántangó è la storia del collasso di una fattoria collettiva al tramonto del comunismo gelido sovietico, del desiderio di abbandonare quel luogo e la propria condizione, dell’attesa di un futuro migliore. La danza di questa umanità disperata si avvita intorno alla figura di Irimias, figuro sparito da due anni il cui ritorno, all’inizio solo vociferato, segna il ripetersi degli inganni e dello sfruttamento ai danni della comunità.

 

 

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