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25 novembre 2017 "Finzione"

  • Andato in onda:25/11/2017
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      “in ogni esistenza, anche la meno offerta, si nasconde un germe di finzione e d’allegoria” (Bufalino) oggi attraversiamo il germe della “Finzione”.


      25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. In una puntata a larga densità di “finzione: Questa non è “finzione”.


      L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde per la regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia è l’esempio più bello di come Wilde, attraverso l’uso di un’ironia caustica e brillante, sveli la falsa coscienza di una società che mette il denaro e una rigidissima divisione in classi al centro della propria morale. Il rovesciamento paradossale del senso è l’espediente più usato dall’autore che ci appare così, a una prima lettura, come un precursore del teatro dell’assurdo, mentre in realtà è impegnato a “smontare” con sorridente ferocia i luoghi comuni su cui si fonda ogni solida società borghese. Una “commedia frivola per gente seria” carida di un’irriverenza che non è mai fine a se stessa, ma che indossa senza vergogna la maschera dell’umorismo e della farsa; dove Oscar Wilde inventa un linguaggio inedito che pone le basi dell’umorismo queer, un umorismo che, attraverso l’epoca d’oro della commedia hollywoodiana, è arrivato fino a noi, anche attraverso popolari serie televisive, senza perdere in freschezza e causticità.
      Oggi con noi il cast al completo.

       

      Il pianista Pietro Soraci ha avviato un progetto discografico per la registrazione integrale della musica per tastiera di Johann Sebastian Bach, un progetto unico, per i pianisti ma non solo, di poter ascoltare una versione filologicamente corretta ma condotta sul pianoforte, strumento che era ovviamente estraneo a Johann Sebastian Bach ed alla sua musica. Oggi potremo apprezzare dal vivo questo lavoro grazie alle esecuzioni che ci proporrà Pietro Soraci nostro ospite.

       

      Quattro attori mettono in scena una pièce sulle Brigate Rosse. Chiusi in uno spazio sotterraneo, come topi operosi, alle prese con le prove di uno spettacolo, lavorano, si confrontano, litigano, si confidano, sperano e si deprimono. Si scontrano sull’attualità delle “necessarie nuove forme” del teatro, sulla utilità o meno della rappresentazione dell’arte, e si convincono che l’unico sbocco per uscire alla luce del sole è farsi recensire dal critico più potente d’Italia, l’unico che ha davvero il potere di dare senso e consenso al loro lavoro e alle loro vite sommerse. Nonostante il grande successo di pubblico, avendolo invano invitato, il potente critico, divenuto ormai una vera ossessione, non fa fede alla sua promessa di assistere allo spettacolo, gettando nello sconforto la banda dei quattro.
      Accecati dal delirio combattente dei personaggi che interpretano sulla scena, sequestrano l’autorevolissimo personaggio alla maniera dei sequestri lampo delle prime cellule brigatiste degli anni ’70, costringendolo con le cattive a vedere il loro lavoro. Questo è L’operazione, lo spettacolo di e con Rosario Lisma insieme a Ugo Giacomazzi, Fabrizio Lombardo, Andrea Narsi e Gianni Quillico; tutti nostri ospiti.

       

      Paola Piacenza ci porta al cinema con Detroit regia di Katherine Bigelow.

       

      Sempre domenica è un lavoro sul lavoro. È un lavoro sul tempo, l’energia e i sogni che il lavoro quotidianamente mangia, consuma, sottrae. Sul palco sei attori su sei sedie, che tessono insieme una trama di storie, che aprono squarci di esistenze incrociate. Sono vite affancendate nei quotidiani affanni, vite che si arrovellano e intanto si consumano, che a tratti si ribellano eppure poi si arrendono, perché in questo carosello di moti e fallimenti è il lavoro a suonare la melodia più forte, quella dell’ineluttabile, dell’inevitabile, del così è sempre stato e del sempre così sarà. Sempre domenica è un coro di anime, una sinfonia di destini, un canto d’amore per gli esseri umani, per il nostro starcene qui frementi eppure inchiodati, nell’immobilità di una condizione che una tenace ideologia ci fa credere da secoli non tanto la migliore, quanto l’unica – davvero? – possibile.
      Sempre domenica è lo spettacolo vincitore del premio InBox 2017 realizzato da Collettivo Controcanto che oggi saranno nostri graditi ospiti.

       

      La storia di una città raccontata attraverso il suo lato più oscuro. Quarant’anni di vita che tracciano il volto tragico di una metropoli in rapida ascesa economica, in cui i fatti reali sembrano usciti dalla penna di un grande scrittore di gialli.
      Sono queste le suggestioni che s’incontrano nella mostra Milano e la mala. Storia criminale della città, dalla rapina di via Osoppo a Vallanzasca, in programma a Milano presso Palazzo Morando fino all’11 febbraio 2018, a cura di Stefano Galli oggi nostro ospite.

       

      Filippo Cosentino è chitarrista tra i più apprezzati del panorama musicale italiano e internazionale, si contraddistingue per l'uso degli strumenti acustici (chitarra acustica e chitarra acustica baritona) e per la ricerca musicale che caratterizza sia le sue composizioni che il suo fraseggio sempre ricco di melodia e influenzato dalle musiche medio-orientali e più in generale dell'area del Mediterraneo. Raffinato, elegante e al tempo stesso dotato di un linguaggio maturo e ben distinguibile nel panorama musicale attuale.
      Oggi chiude la nostra puntata con l’esecuzione di alcune sue più recenti composizioni.

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