10-16 giugno 2023

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CINEMA E TV

Rambo? No, Indio

Ci sono tutti gli indizi per pensare che “Indio 2-La rivolta” (Rai Movie venerdì 9 giugno ore 19.20, disponibile su RaiPlay), film del 1990, secondo capitolo di un dittico iniziato l’anno prima con “Indio”, sia ispirato alla saga di Rambo, il reduce dal Vietnam interpretato da Sylvester Stallone in cinque film, realizzati fra il 1982 e il 2019. Diretto da Anthony M. Dawson, al secolo Antonio Margheriti, nel cast di “Indio 2-La rivolta” spicca il cameo di Charles Napier nel ruolo del presidente senza scrupoli di una multinazionale; attore feticcio di Jonathan Demme, di Napier il celebre critico cinematografico Roger Ebert ha più volte sostenuto che aveva un sorriso come quello di uno squalo; in “Rambo 2-La vendetta” Napier è Murdock, un funzionario che subisce, appunto, la vendetta da parte di Rambo. In “Indio” c’è Brian Dennehy nella parte del colonnello Sam Whitaker, cinico capo di una grande compagnia di costruzioni che non esita a distruggere la foresta pluviale; in “Rambo”, Dennehy è lo sceriffo Teasle che per tutto il film dà la caccia al veterano del Vietnam. A conferma di tali indizi, in “Indio 2-La rivolta” Margheriti ha chiesto a Elena Poccetto Ricci di appendere sul muro del locale della terribile maitresse Mama Lou una foto di Stallone (c’è pure quella di Madonna): curioso che la scelta della scenografa si sia indirizzata verso un primo piano dell’attore italoamericano tratto da “Taverna Paradiso”, film drammatico diretto da lui stesso, una storia che nulla ha in comune con Rambo. “In realtà la nostra idea era quella di realizzare un film d’azione che contenesse un messaggio ecologico, in questo caso contro il disboscamento della Foresta Amazzonica”: pur convenendo sui riferimenti alla saga di Rambo, Enrico Coletti tiene a sottolineare qual è il vero messaggio del film di Margheriti. Figlio di Duilio Coletti, uno dei registi italiani più apprezzati dai cinefili, in “Indio 2-La rivolta” Enrico è il produttore esecutivo, dopo essere stato direttore di produzione nel primo capitolo. È grazie a Coletti se veniamo a sapere che le sequenze degli indios che tagliano gli enormi alberi sono scene vere, che Coletti ha rubato rischiando grosso “ero in un’isola del Borneo con una troupe ridotta, c’era una società privata cinese, con tanto di sorveglianza armata, che dirigeva i lavori di disboscamento”. Oltre al Borneo, il set di Margheriti ha viaggiato fra Brasile, Argentina e soprattutto nelle Filippine, a ridosso del lago di Tagaytay a sud di Manila, stesso posto dove Francis Ford Coppola aveva girato alcune scene di “Apocalypse now”. Una produzione come quella di “Indio 2-La rivolta” non poteva essere low budget, basterebbero pochi dettagli per capirne l’imponenza come, ad esempio, le 200 persone circa che componevano la troupe o i 34 grandi camion che ogni giorno dovevano macinare chilometri per i cambi di set; a tutto questo si aggiungeva il pericolo per l’incolumità di tutti a causa della sanguinosa guerriglia che caratterizzava lo scontro fra i ribelli di Mindanao, di estrazione islamica, e le istituzioni filippine, per cui la scorta armata era un male necessario. Soggetto di Filiberto Bandini, sceneggiatura di Gianfranco Bucceri e dello stesso Bandini che è anche il produttore, protagonista assoluto è Marvin “Marvelous” Hagler nel ruolo del sergente dei Marines Jake Iron (la voce è quella di Mario Cordova, ascoltarlo oggi ci si potrebbe confondere con Luca Ward), molto somigliante a un altro sergente, quel Louis Gossett Jr. di “Ufficiale e gentiluomo”.

Hagler era stato campione del mondo di boxe, categoria Pesi Medi, la sua stella ha brillato per tutti gli anni Ottanta. Proprio sul finire di quel decennio il pugile del New Jersey si era cimentato in un paio di serie tv in piccoli ruoli, sufficienti però a Margheriti per convincerlo a esordire sul grande schermo, una proposta che Hagler non ci pensò due volte ad accettare memore del buon rapporto avuto con due italoamericani, fondamentali per la sua carriera come i fratelli Pat e Goody Petronelli, rispettivamente manager e allenatore, una scelta quella del boxeur che successivamente lo porterà a risiedere non lontano da Milano con la sua compagna, poi diventata moglie, Kay Guarrera di origini napoletane. Hagler si appassionerà anche al nostro calcio diventando tifoso della Sampdoria. Bello è il ricordo che Coletti ha di Hagler il quale mostrava non solo professionalità “il suo allenamento quotidiano era fatto di boxe e nuoto”, ma era anche attento alle giovani generazioni, a quei bambini e ragazzi che vivevano in zone disagiate e che lui cercava di educare alla disciplina dello sport, da chiedere alla produzione di costruire accanto al suo hotel un ring dove allenava quei giovani a combattere. A differenza di quello che ci si può attendere da un film come “Indio 2-La rivolta”, il grado di violenza è ridotto allo stretto necessario, riservando così maggior visibilità al messaggio ecologico. Di Margheriti, Coletti simpaticamente ricorda l’amore per la buona tavola; il regista romano aveva la maestria di saper scegliere con perfezione assoluta le lenti per le macchine da presa che avrebbero dovuto inquadrare capanne e case destinate a esplodere, tutte costruite in miniatura; quanto al suo nome d’arte, Coletti afferma che Margheriti è una delle vittime della moda nata negli anni Sessanta di affidare ai registi specializzati in western e/o action, pseudonimi anglosassoni “il pubblico era abituato a pensare che un italiano non fosse capace di dirigere grandi film d’azione” ricorda Coletti con una punta di amarezza. In “Indio 2-La rivolta” non mancano i momenti in cui un cinefilo può scatenare tutta la sua conoscenza come, ad esempio, quando Iron racconta al suo amico Ugadi/Frank Cuervo la vicenda di Spartacus, il gladiatore tracio, capo di una clamorosa rivolta contro i Romani, che ha ispirato Stanley Kubrick per l’omonimo film e più recentemente una serie tv; nel postribolo di Mama Lou/Jacqueline Carol, Iron si trova impegnato in un corpo a corpo proprio con la donna, la quale riesce a mordergli il braccio con i suoi terribili denti color oro, un po’ quello che era uso fare Squalo/Richard Kiel in “La spia che mi amava” e “Operazione Moonraker”. “Indio 2-La rivolta” non riuscì a eguagliare gli incassi del capitolo precedente, anche se non dovette essersi comportato male visto il rammarico di Dino De Laurentiis di non averlo prodotto come aveva fatto per “Indio”. Inevitabile chiedere a Coletti cosa pensasse suo padre dei film d’azione “non era un grande appassionato, amava più il neorealismo, basti pensare a Il re di Poggioreale”. Ma il genere che Duilio Coletti detestava con tutte le sue forze era un altro, quello delle commedie scollacciate, il cosiddetto pecoreccio “odiava quei film”.

TRAILER INGLESE
https://www.youtube.com/watch?v=kQ8z-PSBQ8Q

INDIO 2-LA RIVOLTA di Anthony M. Dawson – 1990 – 94’
Con Marvelous Marvin Hagler, Frank Cuervo, Dirk Galuba, Maurizio Fardo

Il sergente dei Marines Jake Iron (Hagler) viene informato da un suo superiore che un suo amico e collega è stato ucciso in Amazzonia da qualcuno della multinazionale IMC che sta costruendo una grande strada proprio nel cuore della foresta. Giunto sul posto Iron scopre che la IMC, per mezzo di Vincent van Eyck (Galuba), uno spietato capo cantiere olandese, è riuscita a porre in stato di schiavitù le popolazioni indigene, obbligate con la forza a lavorare per la compagnia. Iron prende contatto con Ugadi (Cuervo), un capo indigeno che si è messo alla testa di pochi rivoltosi disposti a combattere per la propria terra; chi tenta di portare una giusta pace fra le due fazioni è il missionario italiano Padre Leonardo (Fardo), ma i suoi tentativi risultano vani, il sacerdote viene assassinato dai sicari di van Eyck. Lo scontro diventa inevitabile.

Produzione R.P.A. International, distribuzione UIP. Uscita cinema 18 aprile 1991; prima tv Canale5 9 luglio 1993, prima tv Rai Rai Movie 18 aprile 2023.

FONTI 
imdb.com
Il Tempo, 23 aprile 1991
La Gazzetta Dello Sport, 14 febbraio 2008
Conversazione con Enrico Coletti, 29 maggio 2023

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