26 giugno - 2 luglio 2021

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copertina La cronaca nera appassionava gia' un secolo fa. Il delitto Murri e lo scontro cattolici-socialisti
Cinema e tv

La cronaca nera appassionava gia' un secolo fa. Il delitto Murri e lo scontro cattolici-socialisti

Il delitto Murri fu il primo caso di cronaca nera del nostro Novecento ad avere risonanza in tutto il Paese: accadde a Bologna fra l’agosto e il settembre 1902 quando fu trovato, in avanzato stato di decomposizione e straziato da varie pugnalate, il cadavere del conte padovano Francesco Bonmartini, marito di Linda Murri e padre di due adolescenti. La donna era figlia di Augusto Murri, stimato medico e professore universitario, avversato dal mondo cattolico per le sue note idee socialiste: un’ideologia abbracciata in pieno anche da suo figlio Tullio, molto legato alla famiglia e - almeno per una corrente di pensiero - fin troppo a Linda, stanca delle troppe angherie che Bonmartini le riservava, per la quale il processo che seguì il delitto sentenziò la complicità nell’assassinio del marito. Durante il dibattimento avvenuto a Torino nel 1905, Tullio Murri si accollò l’intera paternità dell’omicidio, ma le indagini avevano provato che l’uccisione di Bonmartini era stato il frutto di un complotto ordito da Tullio con l’aiuto del suo amico Pio Naldi, di Carlo Secchi amante di Linda e di Rosa Bonetti, governante e amante innamorata, non ricambiata, di Tullio. 

Il delitto Murri è affiorato più volte agli onori della cronaca nei successivi cento anni. Ancora all’inizio del nuovo millennio, quando Gianna Murri, figlia di Tullio, ha dato alle stampe un libro di memorie dove mette in discussione i fatti accertati un secolo prima, ammettendo però di non essere in grado di fornire prove documentate perché vendute da zia Linda: si trattava, secondo Gianna, di alcune lettere scritte da suo padre il quale aveva rivelato che ad uccidere Bonmartini era stato un altro amante della Bonetti e che Tullio, scoperto l’omicidio, aveva scelto di tacerne la notizia; quanto all’ammissione di colpevolezza di Tullio, questa si spiega con il suo infinito, eccessivo amore per la famiglia e per il padre al quale voleva evitare l’insostenibile dolore di avere una figlia mandante di un assassinio. 

Un vero intrigo, ed oggi uno dei pochi a poterlo raccontare nei dettagli è Sergio Bazzini, sceneggiatore e regista, che per Mauro Bolognini scrisse Fatti di gente perbene (Rai Storia sabato 26 giugno ore 21.10, disponibile su RaiPlay fino al 29 dicembre 2021), cioè la storia del caso Murri. Con la collaborazione di Gianfranco Zurlini per le ricerche storiche, Bazzini fu coinvolto da Bolognini nella lettura di una gran quantità di documenti processuali, ma soprattutto della corrispondenza dei Murri che il regista pistoiese, suo concittadino, gli aveva fatto consegnare all’interno di una grande valigia dai produttori Luigi Scattini e Mario Ferrari. Bazzini impiegò un mese a presentare a Bolognini soggetto e sceneggiatura di Fatti di gente perbene, il primo dei tre lungometraggi che Bazzini nella sua carriera ha scritto per il regista. Dopo il folgorante esordio con lo script di Grazie zia di Salvatore Samperi, fra la fine dei Sessanta e il decennio successivo Bazzini fu autore delle sceneggiature di alcuni film dei più importanti registi del tempo come Jean-Luc Godard, Marco Ferreri, Franco Brusati, Marco Bellocchio

Di Fatti di gente perbene oggi Bazzini ridacchia nel ricordare il compenso che gli fu proposto da Scattini e Ferrari (quest’ultimo deceduto durante il montaggio del film): una Vespa Piaggio della quale Bazzini non sapeva che fare, tanto da controproporre di avere il corrispettivo in denaro. Bazzini non era nuovo a questo tipo di ricerca storica: una simile l’aveva dedicata allo smemorato di Collegno, per un progetto che poi non andò in porto. Bazzini ricorda Bolognini come un maestro del primo piano: “i volti, specie quelli femminili, ripresi da lui sembravano dei dipinti”. La villa di Castel Gandolfo del regista era spesso ritrovo di amici e compagni di lavoro: specie i costumisti, i direttori della fotografia e gli scenografi, con i quali Bolognini stabiliva i colori dei costumi che dovevano risaltare rispetto a mobili e pareti e viceversa. 

In Fatti di gente perbene spicca il lussuoso cast formato anche da star internazionali, a cominciare dalla coppia Fernando Rey/Augusto Murri e Marcel Bozzuffi/giudice Stanzani: qui uno contro l’altro, mentre soltanto tre anni prima erano i malviventi complici nel film premio Oscar Il braccio violento della legge. A proposito di Stanzani, fu un colpo di genio di Bazzini l’idea di ampliare la portata del personaggio rispetto alla realtà dei fatti. Accanto ai due ci sono Catherine Deneuve, Giancarlo Giannini, Paolo Bonacelli, Ettore Manni, Corrado Pani, Lino Troisi, Rina Morelli, Laura Betti, Tina Aumont, verso la quale Bolognini ha sempre avuto un legame di particolare amicizia che lo ha spinto più volte ad aiutare l’attrice franco-americana a superare i momenti di crisi. Nel cast anche Giacomo Rossi Stuart insieme ai figli Kim e Loretta, rispettivamente 5 e 6 anni d’età. Spazio anche per l’esordiente Monica Scattini/Francina, figlia del produttore Luigi e per un inedito Mario Tessuto, il celebre cantante di Lisa dagli occhi blu, nella parte di un commissario. 

Uno dei temi principali dell’affaire Murri fu lo scontro fra il mondo laico radicalsocialista e quello cattolico. All’uscita del film nel 1974 la censura d’oltre Tevere dimostrò di non aver dimenticato la faccenda, definendo il film di Bolognini “moralmente discutibile o ambiguo, in cui l’incontro tra elementi positivi, negativi o di dubbia interpretazione morale, richiede una più consapevole e responsabile capacità di giudizio da parte dello spettatore”.  


Scheda del film 
Fatti di gente perbene di Mauro Bolognini - 1974 - 110’
Con Catherine Deneuve, Giancarlo Giannini, Fernando Rey, Marcel Bozzuffi

Bologna, fine estate del 1902. In un appartamento viene trovato il cadavere di un uomo ucciso con numerose pugnalate: si tratta del marito di Linda Murri (Deneuve), figlia del professor Augusto (Rey), celebre medico, insegnante universitario e patriarca di una famiglia di noti attivisti socialisti fra i quali spicca suo figlio Tullio (Giannini). Tullio, scapolo impenitente con il gusto per la bella vita, non ha mai nascosto il grande affetto per sua sorella che lo spinge spesso a duri scontri con il cognato; dal canto suo Linda, per dimenticare un matrimonio non certo felice, ha iniziato una relazione extraconiugale. A indagare sul delitto c’è il magistrato Stanzani (Bozzuffi), integerrimo e profondamente cattolico: condizione questa che per il professor Augusto è motivo di ingiusto accanimento verso la sua famiglia

Produzione Filmarpa/Lirafilm; distribuzione PAC Cinematografica. Uscita cinema 28 settembre 1974, prima tv TMC 2 dicembre 1987, prima tv Rai Rai2 18 giugno 1990 (primi dati rilevabili). David di Donatello 1975 a Mauro Bolognini e ai produttori Luigi Scattini e Marco Ferrari. Nastro d’Argento 1975 a Gabriella Pescucci per i migliori costumi, nomination per miglior attrice non protagonista a Laura Betti e Rina Morelli, per miglior attore non protagonista Corrado Pani, per fotografia di Ennio Guarnieri e per scenografia di Guido Josia.


Fonti
Rivista del Cinematografo, n. 6 1975
AAVV Nuova Guida Cinematografica, Ente dello Spettacolo 1977
Radio Corriere Tv n. 48 29 novembre-5 dicembre 1987
La Repubblica, 11 marzo 2003
Roberto Cadonici (a cura di) Venticinque soliste per un coro, Gli Ori 2019
Conversazione con Sergio Bazzini, 10 giugno 2021

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