“Cerca sempre di essere veloce; pagamento anticipato 20.000 Lire; non far spogliare troppo i clienti; togliti solo le mutandine; non farti mai, ripeto, mai toccare il petto; guai se ti innamori; il trucco deve essere leggero per il giorno, un pochino di più la sera ma poco, devi sempre dimostrare meno anni di quelli che hai”. Sono gli ordini, spacciati per consigli, che Salvadore, dagli amici chiamato Velluto per i modi affabili che usa nel sedurre giovani donne, impartisce a Rosina, una sarda da poco emigrata a Milano. La storia fra Velluto e Rosina è una di quelle che
Carlo Lizzani racconta nel suo “
Storie di
vita e
malavita”
(Rai Movie sabato 4 marzo ore 2.50,
disponibile su RaiPlay), film del
1975 di cui la produzione ha sentito la necessità di aggiungere fra parentesi il sottotitolo “
Racket della prostituzione minorile” che chiarisce fin da subito di quale genere di criminalità si racconta.
“Storie di vita e malavita” è tratto da un’inchiesta giornalistica di
Marisa Rusconi che è anche autrice del soggetto insieme a
Mino Giarda, con quest’ultimo che firma la sceneggiatura con Lizzani; produttori
Carlo Maietto e
Adelina Tattilo, in quel momento uniti in una relazione sentimentale, con la seconda da tempo alla guida dell’omonima casa editrice specializzata nella pubblicazione di riviste erotiche, la più celebre delle quali è
Playmen. Lizzani ha da poco terminato “
Mussolini ultimo atto” e nel recarsi negli Stati Uniti per curarne l’edizione americana, affida a Giarda l’incarico di visionare i verbali di polizia che Rusconi aveva raccolto per la sua inchiesta; Giarda, che in “Storia di vita e malavita” è pronto ad assumere anche il ruolo di collaboratore alla regia, nel leggere quei verbali rimane impressionato dalle storie drammatiche di giovani donne di Milano e dintorni, come quella di una ragazza che si prostituiva all’interno di una cabina telefonica. “Dell’inchiesta di Rusconi, Lizzani volle farne un film per portare all’attenzione dell’opinione pubblica il fenomeno della prostituzione minorile che a Milano era trasversale a tutti i ceti sociali”: è l’affermazione di
Gilberto Squizzato, giornalista, autore e regista televisivo, in quel momento alla sua seconda esperienza di assistente di Lizzani dopo “Mussolini ultimo atto” (ne farà una terza nel successivo “
San Babila ore 20: un delitto inutile”).
Lizzani vuole ripetere l’operazione fatta nel
1968 con “
Banditi a Milano”, un cosiddetto
instant movie che racconta un fatto da poco accaduto e nel caso di “Storie di vita e malavita” intende farlo anche alla svelta, tre settimane per scrivere la sceneggiatura e un mese di riprese, con non più di due
ciak per scena. Gli attori sono presi dalla strada, Squizzato ha l’incarico di scovarli in giro per la città meneghina privilegiando naturalmente scuole, università, agenzie, ritrovi giovanili; sono circa duecento le candidate, primo requisito è quello di essere maggiorenni con l’aspetto di chi non lo è, per evitare noie e inutili scandali. Ad aiutare il gruppo delle debuttanti, nei ruoli secondari Lizzani chiama alcuni attori professionisti del circuito milanese: fra loro si distinguono
Walter Valdi e
Mimmo Craig, quest’ultimo nei titoli di coda col nome di battesimo di Guglielmo. Squizzato rivendica il primato di aver fatto esordire sul grande schermo Elena Mercury, che di lì a poco sarebbe diventata
Ilona Staller, per tutti Cicciolina: in “Storie di vita e malavita” l’attrice ungherese, infatti, si intravede nella sequenza in cui un fotografo seleziona le giovani prostitute. “Fui io a suggerirla a Lizzani, l’intera troupe era abbagliata dalla sua bellezza”, rammenta Squizzato.
Direttore della fotografia è
Lamberto Caimi, noto per aver prestato la sua opera a
Ermanno Olmi in gran parte dei lavori realizzati dal regista bergamasco negli anni Sessanta. Milanese doc, nome imprescindibile per i produttori di spot pubblicitari, Caimi ha sempre rifiutato l’ipotesi di trasferirsi a Roma, sufficientemente appagato dalle chiamate dei registi che sceglievano la sua Milano per ambientare le loro storie. Dell’esperienza con Lizzani, Caimi conserva un bel ricordo con l’unico rammarico che è stata l’unica; durante le riprese del successivo “San Babila ore 20: un delitto inutile”, infatti, Caimi si divideva fra le province di Cremona, Bergamo e la stessa Milano al seguito di
Alberto Lattuada che stava girando “
Oh, Serafina!”. Lizzani chiede a Caimi una fotografia più realistica possibile. In “Storie di vita e malavita” il capoluogo lombardo è quello che si era abituati a conoscere, con la famigerata nebbia a caratterizzarne le vie e le strade: “Era una cosa bella di Milano, oggi non esiste più; quell’atmosfera grigia mi manca molto”, afferma uno sconsolato Caimi.
Nel film sono vari i momenti drammatici che Lizzani non risparmia allo spettatore a cominciare da una madre che, per sole 3.000 Lire, lascia che la propria figlia tredicenne si accompagni con camionisti che viaggiano in tangenziale; Antonietta è una ragazza di campagna che rimane incinta senza sapere chi sia il padre e poi c’è la storia di Rosina, accennata all’inizio. Ma non sono solo le classi meno abbienti a entrare nel mirino del regista romano, ci sono anche le storie di Gisella e Daniela, appartenenti alla media e alta borghesia milanese, che vendono il proprio corpo per ribellione o anche per noia. In un dramma come questo non può mancare la tragedia di una morte, quella che si dà la povera Laura la quale, dopo essere stata raggirata dal direttore di un’agenzia di collocamento (Craig), è costretta a ricevere nella propria casa i suoi clienti, pronti a pagare 30.000 Lire. Stanca di farlo, Laura decide di ribellarsi, un atto che costerà caro al suo adorato Argo, il cane sul quale si avventano quattro loschi individui, e la cui soppressione spinge la ragazza al suicidio.
Terminata l’edizione, “Storie di vita e malavita” deve sottostare alle usuali procedure per ottenere il visto censura che, come era prevedibile, ne decreta il divieto ai minori di anni 18, con l’obbligo del taglio di una breve sequenza. Soltanto nel
novembre del 2009 si avrà la derubricazione del divieto che scende ai minori di anni 14 a prezzo di quasi quattro minuti di tagli. La prima proiezione è prevista a Sesto San Giovanni, scelta perché, in caso di sequestro del film, il tribunale di competenza sarebbe stato quello di Milano, più flessibile rispetto a quello temibile di Roma, probabilmente influenzato dalle porpore d’oltre Tevere.
Per il mercato estero Maietto e Tattilo ritengono che una versione più
hard del loro film ne agevoli le vendite; con Lizzani occupato con “San Babila ore 20: un delitto inutile” è Giarda a girare alcune sequenze che allungano di quasi mezzora il film. Scene, però, che né Caimi, né Squizzato hanno mai visto.
CLIP
https://www.youtube.com/watch?v=t6Q81P_yz-k
STORIE DI VITA E MALAVITA di Carlo Lizzani – 1975 – 115’
Con Lidia Di Corato, Mimmo Craig, Annarita Grapputo, Walter Valdi
Milano. Laura (Di Corato) è una giovane e sensibile ragazza che ha nel proprio cane l’unico vero affetto; dopo aver risposto a un annuncio pubblicitario, Laura si trova invischiata in un giro di prostituzione minorile e a poco valgono le sue proteste contro il titolare dell’agenzia (Craig), responsabile di quella che si è rivelata una trappola. Daniela (Grapputo) è la figlia di una coppia benestante ma insoddisfatta della propria vita, le uniche attenzioni che riceve dai suoi sono quelle materiali; per ribellarsi a questo Daniela decide di diventare una prostituta d’alto bordo, mettendosi nelle mani di un “protettore” (Valdi) che le procura gli appuntamenti. Le storie di Laura e Daniela sono analoghe a quelle di tante altre minorenni che nella Milano degli anni ’70 vendono il proprio corpo, chi per disperazione, chi per protesta.
Produzione Thousand Cinematografica, distribuzione Alpherat. Uscita cinema 22 maggio 1975, prima tv Capodistria 29 ottobre 1979, prima tv italiana La7 28 novembre 2009, prima tv Rai Rai Movie 20 febbraio 2023.
FONTI
italiataglia.it
Radiocorriere Tv n.44, 28 ottobre/3 novembre 1979
Vito Zagarrio (a cura di)
Carlo Lizzani un lungo viaggio nel cinema, Marsilio 2010
AAVV Bianco e Nero, n. 597 Centro Sperimentale di Cinematografia maggio/agosto 2020
Corrispondenza con Gilberto Squizzato, 20 febbraio 2023
Conversazione con Lamberto Caimi, 24 febbraio 2023