“Si muore di eroina, si muore di lavoro, che cazzo ce ne frega se muore
Aldo Moro”: è, questo, uno dei tanti
slogan urlati durante i cortei politici della primavera del
1978, non di rado poi trascritti sui muri delle città che vedevano scorrere quei cortei. A
Sergio Pelone quello
slogan deve essere rimasto impresso se un quarto di secolo dopo, in qualità di produttore di “
Buongiorno, notte” (
Rai Storia sabato 11 marzo ore 21.10, disponibile su RaiPlay), ha suggerito al regista
Marco Bellocchio di inserire in una sequenza quella scritta che i brigatisti notano sul muro, di fronte al covo dove tengono prigioniero il Presidente della DC.
Scritto da Bellocchio con la collaborazione di
Daniela Ceselli che ha anche il ruolo di aiuto regista, “Buongiorno, notte” è frutto della coproduzione fra
Filmalbatros e
Rai Cinema. Grazie a Pelone si chiarisce quella che è una sciocca insinuazione che si legge spesso, ossia che il film è il primo capitolo di un’ossessione che il regista di Bobbio avrebbe maturato verso Moro, confermata poi dalla recente serie tv “
Esterno notte”: l’idea di realizzare un lungometraggio sul sequestro Moro (c’era comunque stato il precedente “
Il caso Moro” di
Giuseppe Ferrara del 1986) è invece di
Giancarlo Leone e
Carlo Macchitella, nel
2003 rispettivamente Amministratore Delegato e Direttore Generale di Rai Cinema, entrambi d’accordo sul fatto Bellocchio fosse il regista più indicato al quale affidare il compito. Con la consulenza storica di
Tatti Sanguineti, “Buongiorno, notte” è liberamente ispirato al racconto “
Il prigioniero” che
Anna Laura Braghetti e
Paola Tavella avevano pubblicato nel
1998: la Braghetti, tra l’altro, ebbe un passato di militante proprio nelle
Brigate Rosse durante il rapimento del Presidente della Democrazia Cristiana, per poi far parte del gruppo di fuoco che nel
1980 uccide il Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Vittorio Bachelet di fronte a una terrorizzata
Rosy Bindi, sua assistente universitaria. Pelone racconta che del libro di Braghetti e Tavella, Bellocchio ne aveva tratto il punto di vista dell’ex brigatista; per il resto c’era un’enorme e pubblica documentazione alla quale il regista era stato libero di attingere. Per questo, da produttore, Pelone era restio a intavolare una trattativa con
Marco Vigevani, agente letterario di Braghetti, che lo avrebbe portato a sborsare una cifra considerata eccessiva. Per dare prova della buona fede e allo stesso tempo della veridicità della sua posizione, a Vigevani il produttore romano consegnò la sceneggiatura, sicuro che il buon senso avrebbe prevalso; ma Pelone si sbagliava, poiché per l’agente di Braghetti lo
script era chiaramente tratto dal libro e, pur abbassando l’entità della richiesta, questa apparve a Pelone comunque sproporzionata. Le pressioni di Rai Cinema e l’atteggiamento conciliante di Bellocchio costrinsero Pelone a mandare giù un boccone amaro. “Parlando di Moro mi resi conto che Bellocchio conosceva la vicenda avendola però seguita da lontano, come quasi tutti gli italiani”, afferma Pelone che in quegli anni Settanta era un militante del Partito Comunista Unificato d’Italia, uno dei tanti della galassia comunista, e grazie al quale conosceva parte del sottobosco della sinistra extraparlamentare romana. Di professione operaio in una litografia, Pelone si trovava spesso a partecipare a manifestazioni in strada e in riunioni di militanti, specie nel quartiere storico di San Lorenzo, celebre da un lato per essere sede di alcuni covi scoperti poi dal Nucleo Antiterrorismo, dall’altro per essere stato nel
1922 l’unico a tentare di contrastare l’arrivo delle camicie nere. Grazie a quello che oggi chiameremmo
know how, Pelone dette un secondo suggerimento a Bellocchio, purtroppo non accolto: doveva essere una sequenza ambientata nella giornata del
5 marzo 1978, undici giorni prima dell’agguato di via Fani, e nella quale un brigatista, in incognito e in disparte, partecipa a San Lorenzo alle celebrazioni dedicate alla scomparsa di
Iosif Stalin, un appuntamento annuale che, come ricorda Pelone, era un classico per il mondo extraparlamentare di sinistra.
Chi quell’area politica conosce bene, come del resto anche la storia del terrorismo “rosso”, è
Giovanni Bianconi, giornalista del Corriere Della Sera, nome imprescindibile fra quelli dei più importanti saggisti che hanno dedicato i loro studi al fenomeno brigatista, non a caso voluto da Bellocchio a scrivere il soggetto di “Esterno notte”. Bianconi non ha difficoltà a sottolineare che nel film e nella serie ci sono alcune descrizioni vicine allo stereotipo del brigatista: “Gli
slogan urlati di fronte al tg nel film, gli spari in aria in segno di giubilo nella serie tv, sono cose mai avvenute” dice il giornalista romano, che fornisce, sul metodo di lavoro di Bellocchio, una chiave di lettura che non può che essere confortante per chi conosce i nefasti effetti di teoremi e ipotesi complottiste e che sciaguratamente creano numerosi proseliti. Secondo Bianconi infatti “Buongiorno, notte” aiuta chi lo guarda a farsi un’idea di chi e soprattutto cosa fossero i brigatisti: “Bellocchio mostra di credere ai loro racconti e sceglie di indagare l’aspetto psicologico che, nel caso dei terroristi in generale e, forse, quello dei “rossi” in particolare, non è cosa facile vista l’opera di rimozione che in questi anni di fine della lotta armata, costoro hanno fatto sulle azioni personali, con la convinzione di essere stati il braccio armato di una rivoluzione che andava fatta; per loro i nomi contano poco, nel teatro di un assassinio poteva esserci chiunque, non importa chi c’è stato veramente. Invece per la Storia e la Giustizia sì”.
“Buongiorno, notte” entra nella lista dei film in concorso alla
Mostra del Cinema di Venezia del 2003; la concorrenza è agguerrita, con Bellocchio ci sono autori come
Manuel de Oliveira,
Takeshi Kitano,
Margarethe von Trotta,
Amos Gitai,
Alejandro González Iñárritu. Le speranze di Rai Cinema e di Pelone sono rivolte verso il Presidente della Giuria
Mario Monicelli, mentre
Stefano Accorsi è uno dei giurati. L’esito non è quello sperato, a vincere è il film russo “
Il ritorno”, Bellocchio si deve “accontentare” dell’investitura di vincitore morale che la critica nazionale e internazionale gli riserva. Su questa vicenda anni dopo Pelone verrà a sapere di un chiarimento fra Monicelli e Bellocchio, con il primo che aveva spiegato al secondo che nulla aveva potuto contro il parere di almeno cinque dei sei giurati i quali, probabilmente perché non italiani e non a conoscenza della vicenda Moro, non avevano compreso il senso del film.
Bellocchio dedica “Buongiorno, notte” al padre scomparso troppo presto e lo stesso regista in un’intervista si mostra quasi stupito di non aver trovato in uno dei suoi tanti precedenti film una giusta motivazione per farlo: in “Buongiorno, notte”, invece, la trova con
Roberto Herlitzka, straordinario attore, eccellenza del nostro cinema, qui interprete di Moro. Nel momento più lirico del film, Bellocchio ebbe la sensazione di “rivedere” suo padre quando, la mattina prima di uscire di casa, dava un ultimo sguardo ai suoi figli ancora a letto; nel film è la scena in cui Moro esce dallo sgabuzzino dove è tenuto prigioniero, guarda i brigatisti che stanno dormendo e va in strada libero. Un finale che tutti avremmo voluto fosse vero.
CLIP
https://www.youtube.com/watch?v=1bYRG2st67Q
BUONGIORNO, NOTTE di Marco Bellocchio – 2003 – 102’
Con Maya Sansa, Roberto Herlitzka, Luigi Lo Cascio, Paolo Briguglia
Roma 1978. Chiara (Sansa) è impiegata nella biblioteca di un ente pubblico e svolge il suo lavoro come fanno tutti i suoi colleghi compreso Enzo (Briguglia) il quale, con tutto il tatto possibile, ogni giorno la corteggia. Quello che Enzo ignora è la doppia vita che da qualche tempo Chiara conduce in gran segreto, la donna infatti è parte di una cellula delle Brigate Rosse guidata da Mariano (Lo Cascio) che sta per mettere in atto un’azione terroristica che non ha precedenti: sequestrare il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro (Herlitzka).
Produzione FIlmalbatros/Rai Cinema in collaborazione con Sky Italia, distribuzione 01 Distribution. Uscita cinema 5 settembre 2003, prima tv Rai3 7 giugno 2006. In concorso al Festival del Cinema di Venezia. Premio Pasinetti (Herlitzka e Sansa); David di Donatello 2004 e Nastro d’Argento 2004 miglior attore non protagonista (Herlitzka) Globo d’Oro 2004 miglior attrice (Sansa)
FONTI
Quotidiano Nazionale, 5 settembre 2003
Corriere Della Sera, 5 settembre 2003
Il Manifesto, 5 settembre 2003
Giovanni Bianconi
Mi dichiaro prigioniero politico, Einaudi 2003
Giovanni Bianconi
16 marzo 1978, Laterza 2019
Conversazione con Giovanni Bianconi, 13 febbraio 2023
Conversazione con Sergio Pelone, Roma 16 febbraio 2023