7-13 maggio 2022

Settegiorni

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Cinema e TV

Lontano lontano

“Più che un on the road mancato, il film è un on the road della mente”. Marco Pettenello definisce così “Lontano lontano” (Rai Movie lunedì 9 maggio ore 10.35, disponibile su RaiPlay) diretto da Gianni Di Gregorio, col quale Pettenello ha scritto la sceneggiatura tratta da “Poracciamente vivere”, un racconto di Di Gregorio pubblicato nel 2015 nel collettaneo “Storie dalla città eterna”. 

Padovano doc, allo scoccare del nuovo millennio Pettenello fa il suo esordio nella scrittura con Carlo Mazzacurati, suo concittadino e autore di un cinema che ha raccontato spesso storie di viaggi su ruote o semplicemente con il pensiero, un po’ come accade ai tre amici non più giovani protagonisti di “Lontano lontano”. Con uno sceneggiatore come Pettenello è inevitabile parlare di ispirazione, stile, metodo, essendo un professionista che ha prediletto registi che non hanno fatto dell’ammiccamento al grande pubblico la loro cifra stilistica. “Prediligo le storie autentiche, l’originalità fine a se stessa non mi interessa”: potrebbe apparire tetragono, Pettenello, ma lui stesso si affretta a precisare che l’autenticità può essere anche rappresentata in maniera artefatta e per spiegarsi meglio cita “La sedia della felicità”, l’ultimo lavoro di Mazzacurati, dove ci sono elementi di fantasia ma anche autentici sentimenti. Prodotto dalla BiBi Film di Angelo Barbagallo e Rai Cinema, “Lontano lontano” racconta la vicenda di tre settantenni, Giorgetto, Attilio e il Professore, interpretati rispettivamente da Giorgio Colangeli, Ennio Fantastichini (qui alla sua ultima interpretazione) e lo stesso Di Gregorio, che sognano una nuova vita lontana da una Roma che ormai percepiscono non più come mamma ma semmai come matrigna, nemica dell’aspirazione a vivere decorosamente l’ultima fase della loro esistenza. Invece la distanza che separa i tre dai giovani e dal loro linguaggio si somma alla burocrazia sempre più asfissiante che li fa sentire prigionieri in una guerra che subiscono senza averla dichiarata. Ultima ma non ultima la questione economica, la madre di tutti i problemi, la pensione che non permette di arrivare alla fine del mese. Racconta Pettenello che nello scrivere la sceneggiatura di “Lontano lontano”, lui e Di Gregorio si sono trovati a condividere l’amore verso autori del passato come Mario Monicelli e John Huston, a proposito del quale Pettenello segnala la citazione che lui e Di Gregorio hanno voluto inserire nel film, ma che solo attenti ed esperti spettatori sono in grado di cogliere: si tratta della sequenza in cui Attilio esce dal negozio di sua figlia e sta per accendere la moto ma resta per un po’ immobile come se non avesse nulla da fare. E’ un momento preso da “Città amara” che Huston ha diretto nel 1971: “Huston è il cantore dei perdenti, degli sconfitti, uomini che però sono ancora in piedi e hanno qualcosa da raccontare”, spiega Pettenello. In tema di perdenti citiamo anche “L’ultimo buscadero” diretto da Sam Peckinpah nel 1972 il quale, come Huston, ha avuto in Ernest Hemingway uno spirito guida: la scelta che Steve McQueen fa nel finale del film di Peckinpah la intravediamo in quella che prendono i tre protagonisti di “Lontano lontano”. L’amore per il grande cinema americano non finisce qui, perché Di Gregorio e Pettenello si divertono a farci sognare con la Triumph Bonneville degli anni Settanta che Attilio mostra orgoglioso ai suoi amici, una moto posseduta durante quel decennio proprio da McQueen, grato a quel marchio di averlo lanciato, anni prima, nel firmamento hollywoodiano grazie al celebre salto della staccionata fatto in “La grande fuga”. Quanto alla sequenza in cui il Professore si addormenta di fronte alla tv che sta mandando in onda “Il mio corpo ti scalderà” con l’esordiente Jane Russell, Pettenello respinge l’ipotesi che sia una sorta di “stroncatura” del film di Howard Hughes e rivela che Di Gregorio avrebbe voluto inserire un frammento di un vecchio peplum italiano in cui un’imbarcazione prende il largo, una scelta che avrebbe simboleggiato il viaggio dei tre amici: fu un problema di acquisizione dei diritti a spingere Di Gregorio a ripiegare sul film di Hughes. Pettenello confessa che da tempo desiderava lavorare con Di Gregorio, lo sceneggiatore ama incondizionatamente “Pranzo di ferragosto”, debutto del regista romano, e avrebbe voluto lavorare nei successivi “Gianni e le donne” e “Buoni a nulla”; quanto a Di Gregorio, invece, sono i lavori scritti da Pettenello per Mazzacurati e per Daniele Segre ad averlo colpito di più. Sul personaggio chiave del giovane Abu, un immigrato maliano interpretato da Salih Saadin Khalid, Pettenello identifica negli immigrati dal terzo e quarto mondo i nostri nuovi sottoproletari, in confronto ai quali la classe italiana meno abbiente, rappresentata dai tre romani, ha comunque alcuni privilegi fondamentali, a cominciare da un tetto dove dormire. La storia di “Lontano lontano” è sostanzialmente virata al maschile: nel cast c’è anche Roberto Herlitzka, un nome colossale dei nostri cinema e teatro, qui nei panni del professor Federmann che, come sottolinea Pettenello, “Solo un fuoriclasse come lui poteva rendere credibile un personaggio che, sulla carta, lo è poco”. Riguardo il gentil sesso Pettenello invita a tener d’occhio Daphne Scoccia che nel film è Fiorella, la figlia di Attilio; dell’attrice marchigiana, classe 1995, Pettenello è pronto a scommettere sul suo radioso futuro professionale. A proposito del metodo di lavoro, infine, Pettenello ignorava del tutto la velocità e l’essenzialità che Di Gregorio usa nel girare, mettendo a frutto una non comune lucidità nel far seguire l’azione al pensiero: “Gianni finiva sempre in anticipo le sue riprese, questo per la gioia dei produttori”.

TRAILER
https://www.youtube.com/watch?v=_FKVk_1jTEs

LONTANO LONTANO di Gianni Di Gregorio – 2019 – 90’
Con Gianni Di Gregorio, Giorgio Colangeli, Ennio Fantastichini, Roberto Herlitzka

Roma, quartiere di Trastevere. Giorgetto (Colangeli) ha circa settant’anni, vive con la scarsa pensione che ritira ogni mese presso l’ufficio postale di zona. Date le difficoltà ad andare avanti, a Giorgetto viene l’idea di lasciare l’Italia per uno dei paradisi fiscali; di questa idea Giorgetto ne fa partecipe il Professore (Di Gregorio), suo vecchio amico, anche lui stanco di stare in una città che non sente più sua. Non sapendo come muoversi, Giorgetto si rivolge ad Attilio (Fantastichini), di pochi anni più giovane ma con le stesse condizioni economiche, che vive a Terracina. Ai tre non resta che decidere dove andare e per questo chiedono aiuto al professor Federmann (Herlitzka), uno che ha tutta l’aria di saperli consigliare per il meglio. Dall’atlante geografico di Federmann esce fuori l’ipotesi delle isole Azzorre: ottimo clima, bella gente e soprattutto un posto dove con pochi euro puoi ancora goderti la vita. Ma a settant’anni ha senso mollare tutto per l’ignoto? 

Produzione BiBi Film/Le Pacte/Rai Cinema; distribuzione Parthénos. Uscita cinema 20 febbraio 2020, prima tv Rai3 14 maggio 2021. Presentato in anteprima al Torino Film Festival 2019. David di Donatello 2021 miglior sceneggiatura adattata.

FONTI
AAVV Storie dalla città eterna, Sellerio 2015
La Repubblica, 23 febbraio 2020
Conversazione con Marco Pettenello, 28 aprile 2022 

 

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