“Ispirato alla storia di Ida Nudel, film dedicato a quanti ancora oggi nel mondo sono costretti a lottare per poter disporre liberamente della propria vita”. È la didascalia che introduce “
Mosca addio” (
Rai Movie sabato 15 aprile ore 7.05), film del 1987 diretto da
Mauro Bolognini, una dedica purtroppo anche attuale fino a quando una dittatura sarà ancora in piedi. Nudel era una scienziata russa di origini ebraiche che, fra gli anni Settanta e la prima metà degli Ottanta, fu perseguitata dal regime sovietico a causa della sua richiesta di un visto d’uscita che le avrebbe consentito di raggiungere i suoi cari in Israele. Eppure Nudel non era un’attivista politica, ma voleva lasciare l’URSS perché stanca e disgustata dalle discriminazioni alle quali la comunità ebraica era sottoposta dalle autorità di Mosca, un trattamento insopportabile anche dal punto di vista psicologico avendo Nudel perso un padre nella difesa di Stalingrado e vari amici di famiglia nei campi di sterminio di
Iosif Stalin. Nudel era impiegata presso l’Istituto di Pianificazione e Produzione della capitale russa, un’occupazione strumentalizzata come motivazione del rifiuto alla concessione del passaporto in quanto, secondo il regime, la donna era in possesso di segreti di stato. Il dramma di Nudel si è sviluppato lungo un arco temporale di quasi vent’anni, un periodo che ha visto la donna essere reclusa prima in una clinica per alcolisti - lei totalmente astemia - poi nell’immancabile gulag siberiano di Krivosheino. Per lei ci furono manifestazioni internazionali di solidarietà con vari testimonial nel campo della politica, della cultura e del cinema; per la settima arte si mossero fra gli altri
Jane Fonda, che riuscì a farle visita a Mosca nel 1984 e
Liv Ullmann, promotrice di un comitato di sostegno per l’UNICEF. È proprio l’attrice norvegese che Bolognini sceglie per il ruolo di Nudel in “Mosca addio”, una decisione, quella del regista pistoiese, presa senza un provino né colloqui preliminari, tanto era il desiderio di Ullmann di ottenere quella parte: i caratteri simili che univano attrice e regista fecero il resto. Soggetto di
Marcello Andrei ed
Enrico Roseo, quest’ultimo anche produttore, la sceneggiatura è firmata da
Nicola Badalucco,
Lucia Drudi Demby,
Robert Balchus,
Eric Bercovici e lo stesso Bolognini; con le musiche di
Ennio Morricone, “Mosca addio” è una coproduzione di
Rai1 in quel momento diretta da
Emmanuele Milano con
Ludovico Alessandrini capo struttura cinema e fiction: i due batterono sul tempo
Francis Ford Coppola che aveva mostrato interesse per lo
script. A seguire le riprese per la rete ammiraglia c’è
Ippolita Tescari, la quale ancora oggi ricorda la particolare e inusuale atmosfera di silenzio che avvolse il set, sia quello di Cinecittà che il grande palazzo che Bolognini aveva individuato sul Lungotevere dei Mellini: “Erano tutti molto silenziosi, eccellenti professionisti, mi sembra ancora di vedere Ullmann seduta in un angolo da sola a ripetere le battute”.
Se Tescari rappresenta ufficialmente Rai1, curiosamente nel cast c’è un attore che, indirettamente, fa la stessa cosa: è
Nino Fuscagni, attore e presentatore tv, fratello minore di
Carlo Fuscagni in quel momento vice direttore di Rai1; la presenza di Nino non è casuale, visto che l’attore tifernate ha alle spalle quasi trent’anni di cinema dove è stato diretto fra gli altri da
Valerio Zurlini,
Camillo Mastrocinque,
Mario Mattoli,
Carlo Ludovico Bragaglia,
Bruno Corbucci e lo stesso Bolognini che lo aveva chiamato nel 1966 per il suo “Madamigella di Maupin”.
Girato in inglese, insieme a Ullmann e Fuscagni, in “Mosca addio” ci sono anche
Daniel Olbrychski nel ruolo di Yuli, il compagno di Nudel, mentre
Aurore Clément è Elena, sorella della protagonista e
Anna Galiena è un’ufficiale in servizio nel gulag. Nel finale c’è la breve ma importante sequenza dell’intervista che Nudel concede a un giornalista inglese accompagnato da un cameramen francese, con il
reporter interpretato da
Saverio Vallone: l’attore aveva conosciuto Bolognini grazie a un provino sostenuto nel 1982 per la miniserie prodotta da Rai1 “La certosa di Parma”, per la quale il regista inizialmente aveva pensato a Vallone per il ruolo di Fabrizio Del Dongo, poi andato ad
Andrea Occhipinti.
“Ullmann è un’attrice straordinaria, ero impressionato dalla sua recitazione, fa un monologo in campo e controcampo, Bolognini prima riprese lei, poi passò a me consentendo all’attrice di andare dove voleva, ma lei rimase sul posto, è lei che mi dà le battute”, ricorda un ancora meravigliato Vallone quando rievoca quei momenti. Protagonista di varie commedie, Vallone vanta nel suo curriculum autori come
Ettore Scola e
Georges Lautner; figlio di
Raf Vallone ed
Elena Varzi, è impossibile non chiedere a Saverio l’opinione di suo padre (uno dei pochi attori italiani a vantare nel proprio curriculum una maggioranza di registi stranieri) sul film di Bolognini: “Gli piacque molto, era un grande ammiratore di Ullmann”.
Girato nell’autunno del 1986, la location romana venne preferita a quella reale non soltanto per le difficoltà ad avere i necessari permessi da parte delle autorità sovietiche, ma anche per il pericolo di avvicinarsi troppo alle zone colpite qualche mese prima dalla tragedia di Chernobyl. A Vallone brillano gli occhi ripensando a quei giorni in cui si è trovato a lavorare nel leggendario Teatro 5 di Cinecittà, celebre per essere il set preferito da
Federico Fellini, un’esperienza che per l’attore romano resta indelebile, inclusa quella più sofferta di dover indossare un pesante giaccone per ripararsi dal finto freddo e dalla finta neve siberiana creati dallo scenografo
Francesco Frigeri: “Faceva un caldo infernale, per fortuna c’erano dei grandi ventilatori e il lavoro di
Enrico Iacoponi che impediva al sudore di sciogliere il make-up che avevo in viso”, racconta Vallone ridendo di gusto. L’attore si fa serio, invece, quando traccia il suo personale ricordo di Bolognini:“Per me è stato il regista italiano che più si è avvicinato alla nostra letteratura, un gran signore, uno dei pochi registi che ti regalava tranquillità e sicurezza”.
“Mosca addio” esce nelle sale italiane nel febbraio 1987, la critica nostrana mostra freddezza se non indifferenza, Tescari rammenta l’assordante silenzio calato sul film, con le uniche eccezioni costituite dai commenti lusinghieri per la performance di Ullmann che verrà premiata con il David di Donatello. All’estero “Mosca addio” si trova al centro di una polemica fra Roseo e Ullmann, con l’attrice che accusa il produttore di aver presentato a un festival canadese una versione del film diversa da quella voluta da Bolognini. Ma il premio più bello che ottiene “Mosca addio” è quello di vedere finalmente Nudel atterrare all’aeroporto di Tel Aviv pochi mesi dopo l’uscita del film; nella capitale israeliana, la scienziata russa viene accolta dal Premier Yitzhak Shamir, dal Ministro degli Esteri
Shimon Peres, da sua sorella Elena e da Jane Fonda.
TRAILER
https://www.youtube.com/watch?v=1-lQI_6wbVg
MOSCA ADDIO di Mauro Bolognini – 1987 – 93’
Con Liv Ullmann, Daniel Olbrychski, Aurore Clément, Anna Galiena
Mosca 1970. Ida Nudel (Ullmann), scienziata russa di origine ebraica, è felice per la scarcerazione del suo compagno Yuli (Olbrychski), reduce da un periodo di detenzione dopo una condanna per reati politici. Stanco dell’oppressione che vige in Unione Sovietica, Yuli decide di emigrare in Israele convincendo della stessa cosa sia Ida che Elena (Clément), sorella di Ida. Delle tre domande di espatrio, quelle di Yuli e di Elena vengono accolte, quella di Ida viene respinta a causa di presunti segreti scientifici di cui la donna, secondo le autorità, ne sarebbe in possesso. Dopo le clamorose pubbliche proteste, per Ida inizia un calvario che durerà molti anni e che la vedranno reclusa prima in una clinica per alcolisti, poi in un gulag siberiano dove viene presa in custodia da un’ufficiale dell’Armata Rossa (Galiena). Per acquistare la libertà Ida dovrà attendere l’ottobre 1987, quando lascerà la Russia per trasferirsi in Israele.
Produzione Roseo Film/Rai1, distribuzione Istituto Luce. Uscita cinema 19 febbraio 1987, prima tv Rai1 10 gennaio 1992. David di Donatello 1987 miglior attrice straniera a Liv Ullmann.
FONTI
Il Giorno, 20 febbraio 1987
Los Angeles Times, 9 giugno 2010
Roberto Cadonici (a cura di)
Venticinque soliste per un coro, Gli Ori 2019
Conversazione con Saverio Vallone, Roma 4 aprile 2023
Conversazione con Ippolita Tescari, 5 aprile 2023