18 - 24 febbraio 2023

Settegiorni

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PER NON DIMENTICARE

Al Massimo, per sempre

“Massimo Troisi non è mai andato via da Napoli e molto probabilmente nemmeno dall’Italia”: questa, in sostanza, è l’affermazione, serena e decisa, che lo scrittore e sceneggiatore partenopeo Maurizio De Giovanni fa all’inizio e ripete alla fine di “Buon compleanno Massimo” (Rai 3 venerdì 17 febbraio ore 21.20, disponibile su RaiPlay), un documentario realizzato da Samarcanda Film in collaborazione con Rai Documentari, scritto da Leonardo Barrile, Francesco Favale e Marco Spagnoli, i primi due anche produttori, l’ultimo anche regista.

La messa in onda del lavoro di Spagnoli irride, seppur casualmente, la nota scaramanzia napoletana per quel 17 che cade di venerdì e per gli auguri anticipati per i 70 anni che Troisi avrebbe compiuto domenica 19. Con le musiche di Eugenio Bennato, il documentario di Spagnoli è dedicato a Daniele Troisi, nipote di Massimo, scomparso qualche mese fa. La storia di Massimo Troisi è quella di un ragazzo nato a San Giorgio a Cremano, non lontano da Napoli, in una famiglia numerosa, con un padre ferroviere e una madre casalinga che perderà poco prima di compiere venti anni. Appassionato di calcio, Troisi è costretto ad abbandonare la sua passione per i problemi di salute che lo affliggeranno per tutta la vita, ma che non gli impediscono di possedere una vitalità emotiva e un humor che torneranno utili per la sua breve ma luminosa carriera. Troisi, Enzo Decaro e Lello Arena fondano il gruppo I Saraceni che presto diventerà La Smorfia; decisivo è l’invito di Marcello Casco, autore televisivo, a esibirsi al Teatro Tenda di Roma che regala ai tre la notorietà necessaria per il grande salto che faranno di lì a poco su Rai 1. La Smorfia si trasferisce infatti a Torino, dove ad attenderli nella sede Rai c’è Enzo Trapani e il suo Non stop che sarà il trampolino di lancio di molti dei comici protagonisti del piccolo e grande schermo, dagli anni Ottanta in poi. Divertente, a questo proposito, il racconto dei Gatti di Vicolo Miracoli sul loro primo incontro con La Smorfia, con quest’ultimi intenti a preparare uno sketch utilizzando una canzone proprio del gruppo veronese.

Con De Giovanni narratore e filo conduttore, sono ben venticinque i personaggi che Spagnoli ha intervistato per “Buon compleanno Massimo”: fra loro citiamo la sorella Rosaria Troisi che racconta il fratello nel privato e Renzo Arbore, che rievoca la serata trascorsa nella sala proiezioni dell’Anica, quando assistette a “Ricomincio da tre”, l’esordio dietro la macchina da presa di Troisi, timoroso che il suo film non fosse compreso al di fuori dei confini campani e che diventerà invece uno dei maggiori e clamorosi successi degli anni Ottanta. Interessante la dichiarazione di Francesco Frigeri quando afferma che, grazie al diploma in geometra, Troisi era l’unico regista italiano a saper leggere le piantine che gli scenografi disegnavano prima di realizzare il loro costruzioni. Esilarante invece il ricordo di Roberto Perpignani, uno dei più importanti montatori del cinema italiano, scelto per fare quello di “Il postino”, ultimo film di Troisi. Infortunatosi alla mano destra poco prima di iniziare il lavoro, con l’esigenza di portare a termine l’edizione del film al più presto, Perpignani si fa trovare comunque alla moviola; arriva Troisi ed esclama: “Ma allora monterai il film con la mano sinistra”.

Decaro identifica nelle donne uno dei motivi della scelta che Troisi fece nel lasciare La Smorfia: egli amava la figura femminile dentro e fuori il set e nei suoi film - come dichiara Francesca Neri - era difficile che un’attrice ci lavorasse due volte.

Per alcuni, poi, sarà sorprendente la presenza di Ferzan Ozpetek, il regista di origine turca che ha iniziato la sua carriera come assistente volontario sui set. Ozpetek racconta che erano tempi in cui quella figura professionale, oltre a non essere pagata, difficilmente riusciva a fare davvero assistenza alla regia; nel caso di “Scusate il ritardo” del 1983, per esempio, il ruolo di Ozpetek era quello di portare a Troisi i suoi amati tè e pasticcini. Nel racconto di Ozpetek c’è un aneddoto e una curiosa coincidenza: al termine della lavorazione di “Scusate il ritardo” Troisi avvisò il giovane aspirante regista che in ufficio c’era una busta che lo attendeva, e Ozpetek comprese che si trattava di denaro, una piccola ricompensa che lui non ebbe il coraggio di ritirare per l’imbarazzo di prendere soldi per quel poco che aveva fatto. Durante le riprese Troisi chiese a Ozpetek di poterlo chiamare Verza al posto di Ferzan, pensando a Vinicio Verza, il calciatore in quel momento in forza al Milan che lo aveva acquistato dal Cesena. E fra le tante celebri sequenze di “Scusate il ritardo” c’è quella in cui Vincenzo Rocco/Troisi è a letto con la sua fidanzata Anna/Giuliana De Sio, disperata per la fine del loro amore, con lui che invece crede sia preoccupata per le sorti del Napoli in trasferta a Cesena.

Sono molti, in effetti, i riferimenti alla squadra del Napoli che, nella sua breve vita, Troisi ha avuto la fortuna di veder trionfare in Europa con la Coppa UEFA e due volte in Italia con altrettanti scudetti. A proposito del primo, indimenticabile tricolore, molti striscioni biancoazzurri che ornavano le strade della città riportavano la scritta “Scusate il ritardo”, un omaggio che in un’intervista Troisi mostrò di apprezzare e, trattenendo un filo di commozione, si augurava che presto anche il precedente “Ricomincio da tre” potesse essere utilizzato dai tifosi partenopei. Tempo qualche settimana e pare proprio che quel desiderio si avvererà, giusto nell’anno del suo 70° compleanno.

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